Nata da una analisi sulle nuove modalità dell’abitare durante il periodo del lockdown, POSThome è un progetto di abitazione ideale, luogo per rifugiarsi e nel contempo lavorare e restare connessi con il mondo.
Uno spazio ibrido trasformato in realtà in un appartamento di una palazzina degli anni Trenta nel quartiere di Città Studi a Milano, in via Teodosio 15: cinquanta metri quadrati di superficie in cui Claudia Campone, fondatrice dello studio di progettazione ThirtyOne Design, e una serie di partner aziendali hanno dato vita a un concept originale. La casa infatti può essere abitata in modo tradizionale o trasformarsi di volta in volta in ufficio, showroom, luogo di riunione. Tutte le funzioni, così come i processi di eventuale prenotazione dei locali per il coworking, vengono gestite da remoto mediante un sistema domotico intelligente ma semplice da utilizzare, che integra applicazioni per mobile e tecnologia smart-living.
Gli ambienti sono totalmente ripensati, a partire dall’ingresso, che diventa un vestibolo-filtro. Un volume di sanificazione personale, in tempi di pandemia, e nel contempo locker, in cui lasciare e ricevere consegne in tutta sicurezza, senza alcuna interazione con il resto dell’abitazione. Il resto dell’appartamento è organizzato attorno a un nucleo centrale che funge da cardine per tutte le funzioni, più che per delle vere e proprie stanze. Cucina, bagno, camera da letto e studio vengono così ridefiniti in base alle abitudini di vita. Ogni angolo di questa casa ideale è abitabile a piacimento, ogni porzione portatrice di esperienze immersive, ma anche guscio dove sentirsi protetti e al sicuro.
L’illuminazione naturale è anch’essa progettata come fosse un componente architettonico e modulata in fasci che rendono la casa luminosa e confortevole. La selezione cromatica di parti fisse e arredi è declinata sui toni ispirati al mondo naturale, in modo da ulteriormente infondere un senso di quiete e di benessere.
Inaugurata entro la fine di quest’anno, POSThome intende diventare un possibile modello ripetibile in altre città europee e non, adattandone tuttavia spazi e funzioni in un’ottica glocale. Ovvero mix armonico tra esigenze locali e peculiarità internazionali.