È legge il Piano casa 2014, il decreto convertito in legge n. 80 del 2014 che affronta l’emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015 ed entrano in vigore il 18 maggio 2014 tutte le misure ivi contenute. Tra queste novità tante sono quelle che riguardano chi vive in affitto, soprattutto in case popolari.
Chi vive in affitto in alloggi popolari quest’anno vedrà molte novità, a partire dagli sconti fiscali previsti per legge sui canoni di locazione. Gli inquilini di case in locazione scontano nella denuncia dei redditi gli affitti pagati al proprietario dell’immobile, in misura diversa a seconda del reddito che percepiscono. Ebbene gli inquilini di case popolari, con il Piano casa possono fruire di sconti più alti rispetto agli altri inquilini, ossia di 900 euro per redditi fino a 15.493,71 euro e 450 se il reddito è compreso fra 15.493,71 e 30.987,41 euro.
Sempre chi vive in case popolari ha anche la possibilità di riscattare l’immobile in cui vive dopo un periodo minimo di sette anni dalla stipula del contratto di locazione. La particolarità del riscatto è che l’inquilino può imputare parte dei corrispettivi pagati al locatore, in conto del prezzo di acquisto dell’abitazione e parte in conto del prezzo di affitto. Ai fini delle imposte sui redditi e Irap, sono considerati canoni di locazione (sui quali è applicabile la riduzione forfetaria del 40%), anche se conteggiati nel prezzo di alloggio.
Il Piano casa 2014 prevede inoltre un progetto di recupero di immobili e alloggi di Edilizia residenziale pubblica, ex Iacp, con uno stanziamento di 400 milioni di euro da destinare alla ristrutturazione con adeguamento energetico, impiantistico e antisismico di 12.000 alloggi popolari. Altri 67,9 milioni di euro saranno invece destinati al recupero di 2.300 alloggi destinati alle categorie sociali disagiate. In queste categorie vi rientrano le famiglie con reddito annuo lordo complessivo familiare inferiore a 27.000 euro, nucleo familiare con persone ultrasessantacinquenni, malati terminali o portatori di handicap con invalidità superiore al 66%, figli fiscalmente a carico e che risultino soggetti a procedure esecutive di rilascio per finita locazione.
Sempre in tema di fondi, viene rifinanziato il Fondo affitti che prevede contributi a favore di famiglie che hanno un canone di affitto registrato ma che si trovano in difficoltà a pagare, nonché il Fondo per la morosità incolpevole destinato agli inquilini morosi incolpevoli, ovvero a quelle persone che hanno sempre pagato l’affitto ma che nell’ultimo periodo non riescono più a farvi fronte perché senza lavoro o affetti da grave malattia.
Anche gli affitti in nero sono un capitolo importante trattato nel nuovo Piano casa 2014. Una sentenza della Corte costituzionale molto recente, la n. 50 del 14 marzo 2014, aveva dichiarato illegittimi quei contratti di locazione stipulati in seguito alla denuncia da parte dell’inquilino dell’affitto in nero. Quando il conduttore denunciava al Fisco che il contratto di locazione non era stato registrato oppure in esso era indicato un affitto inferiore a quello effettivo o, ancora, era registrato un contratto di comodato fittizio, venivano applicate al proprietario dell’immobile in locazione sanzioni particolari: obbligo di stipulare un contratto di affitto a favore del conduttore con la formula 4+4, e applicazione di un canone di locazione molto basso, ossia pari al triplo della rendita catastale. La Corte costituzionale ha indicato come illegittimi tali contratti ma il Piano casa introduce una clausola di salvaguardia e fino al 31 dicembre 2015 i contratti sono salvi, dando così tempo per trovare un’altra soluzione.
Le altre misure contenute nel Piano prevedono anche da una parte il potenziamento delle misure contro chi occupa abusivamente (non si può chiedere l’allaccio alle utenze domestiche quali luce e acqua né la residenza) e dall’altra il taglio della cedolare secca sulle locazioni. Quest’ultima in particolare passa dall’attuale 15 al 10% relativamente ai contratti di locazione abitativa a canone concordato, stipulati nei maggiori comuni italiani (Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino e Venezia) e in quelli confinanti, in tutti gli altri capoluoghi di provincia e nei comuni ad alta tensione abitativa, individuati dal Cipe e ai contratti di locazione stipulati nei comuni per i quali, negli ultimi cinque anni, è stato deliberato lo stato di emergenza a seguito di eventi calamitosi.