Potrà diventare più conveniente assumere un lavoratore domestico, che sia la tata, una colf o un governante, a patto che l’assunzione avvenga nel pieno rispetto della legge e pagando tutti i contributi dovuti all’Inps. È notizia recente l’impegno del Governo a modificare gli attuali sconti fiscali previsti per chi assume un lavoratore domestico, oggi deducibili dalla denuncia dei redditi fino ad un importo massimo di 1.549,37 euro. Un tetto che potrebbe essere aumentato al fine di rendere più conveniente assumere regolarmente i lavoratori domestici, evitando così il fenomeno del lavoro nero.
Gli ultimi dati parlano di un 8,3 per cento di famiglie italiane che solo quest’anno hanno fatto ricorso al lavoratore, con un calo rispetto a due anni fa dello 0,4%, dovuto per lo più alla crisi per cui non tutti possono “permettersi” un aiuto in casa. Da qui l’ipotesi al vaglio del Governo di aumentare il tetto massimo di spesa scaricabile in modo da incentivare l’assunzione di lavoratori domestici.
Inoltre ci sarebbe allo studio anche un altro intervento che questa volta riguarderebbe solo le badanti. Oggi chi assume una badante può scaricare nella denuncia dei redditi non i contributi che (il datore di lavoro) versa all’Inps bensì una parte dello stipendio pagato. Le condizioni per fruire dell’agevolazione fiscale sono innanzitutto la presenza nel nucleo familiare di una persona non autosufficiente e un reddito lordo annuo sotto i 40mila euro. Il tutto per ottenere un risparmio di circa 399 euro. Si studia ora l’ipotesi di trasformare questa agevolazione fiscale in un voucher e quindi sarebbe lo Stato a pagare direttamente una parte dello stipendio della badante.