Partiranno i primi di aprile le 20mila lettere dell’Agenzia delle entrate, indirizzate a quei contribuenti sottoposti al redditometro, per cui risulta un’incongruenza del 20% dall’incrocio tra le spese effettuate per sé e famiglia e il reddito dichiarato. Il decreto n. 122 del 2010 ha introdotto infatti importanti novità per quando riguarda il redditometro, lo strumento di accertamento sintetico reddituale del contribuente che si fonda sulla capacità di spesa mostrata e il reddito dichiarato, sulla base delle informazioni disponibili nell’Anagrafe tributaria, ossia l’archivio a disposizione del Fisco in cui i dati inseriti sono quelli provenienti dalla Pubblica amministrazione che ne entra in possesso in seguito ad un adempimento che per legge esegue il contribuente (si pensi alla registrazione di un contratto di locazione ad esempio) o quelli provenienti da soggetti esterni tenuti per legge a comunicare tali elementi al Fisco (si pensi alle banche che hanno l’obbligo di comunicare tutti i movimenti dei conti correnti).
Dopo il primo stop alla partenza ufficiale, in seguito alla richiesta di parere da parte del Garante della privacy sulla possibile violazione della riservatezza del soggetto da parte del redditometro, ora l’Agenzia delle entrate scalda i motori per il gran debutto del redditometro e prepara le prime lettere. Il redditometro è un importante strumento di lotta all’evasione fiscale poiché “scova” alcune situazioni grazie alla verifica della capacità di spesa di un certo soggetto: tanto spendi tanto guadagni. Il redditometro ora in partenza riguarda i redditi dichiarati nel 2009, quindi si guarda all’Unico 2010.
Ma quali sono le spese che rilevano nel redditometro? E come può difendersi chi riceve questa lettera? Innanzitutto c’è da dire che le spese che rilevano ai fini del redditometro sono solo le spese certe, relative ad elementi certi. Che cosa significa? Spesa per beni alimentari, vestiti, medicinali, di trasporto, spese per libri, apparecchi per telefonia, tasse scolastiche, giocattoli, hi fi, computer, animali domestici, parrucchiere ed istituti di bellezza, gioielleria, accessori e viaggi, non possono essere considerate come spese certe e non si possono neanche utilizzare le spese medie che ricostruisce, sulla base di statistiche, l’ISTAT. Le spese medie ISTAT che possono essere utilizzate ai fini del redditometro sono solo le spese per la manutenzione ordinaria di immobili e per acqua e condominio, nonché le spese per l’uso di auto, moto ecc. Perché possono essere considerate come spese certe e possono in tal caso essere utilizzate le spese medie ISTAT per ricostruire tali voci di spesa? Fondamentalmente perché si può fare una stima certa di quanto il contribuente può spendere per la bolletta dell’acqua o per le spese condominiali ad esempio sulla base dei metri quadri della sua abitazione. Così come le spese per mantenere auto e moto possono essere ricostruite in maniera certa grazie alle spese medie ISTAT perché il riferimento è ai chilometri percorsi. Stesso ragionamento non può essere fatto per le spese alimentari, di abbigliamento e calzature, riscaldamento, medicinali… Non si può fare una stima esatta di quanto per tali beni e servizi possono spendere il contribuente e la sua famiglia perché non ci sono, come per le spese relative alla manutenzione di una casa o di un’autovettura, elementi certi a cui riferirsi come i metri quadri o i km trascorsi.
Ciò quindi significa che tali spese non potranno essere utilizzate per individuare liste selettive di contribuenti a cui inviare le lettere, né tantomeno potranno essere oggetto del contraddittorio, il momento cruciale in cui i funzionari del Fisco e il contribuente “attenzionato” si incontreranno e carte alla mano, quest’ultimo dovrà difendersi. Ovviamente ci sono però delle eccezioni. Basti pensare alle spese per l’acquisto di elettrodomestici e arredi per la casa. Se l’importo speso è presente infatti negli archivi del Fisco perché pagato con carte di credito o strumenti tracciabili, tali importi potranno essere utilizzati per ricostruire il reddito del contribuente e verificare l’incongruenza o meno.
Chi riceve la lettera a inizio aprile, secondo quanto dichiarato dall’Agenzia delle entrate, perché sulla base dei dati presenti in Anagrafe tributaria, le spese sostenute nel 2009 risultano apparentemente non compatibili con il reddito dichiarato, è invitato a presentarsi personalmente agli uffici delle Entrate competenti per territorio, per acquisire dati e notizie che possono permettere di chiarire la sua posizione. Durante l’incontro il contribuente potrà documentare l’esistenza di redditi che non era obbligato a dichiarare. Nella lettera viene allegato un prospetto in cui sono riepilogate le spese sostenute, divise in spese certe, presenti in Anagrafe tributaria e quelle basate su dati certi (possesso di abitazione, mezzo di trasporto, ecc..), mentre nella terza colonna lo stesso contribuente può integrare o modificare gli importi indicati.
I casi che possono presentarsi in sede di contraddittorio sono tanti. Si pensi ad esempio al padre proprietario di un immobile dato in comodato d’uso gratuito al figlio che risulta ai fini del redditometro. Come giustificarlo? Il contribuente deve presentare tutta la documentazione che dimostra che quella casa è attualmente nella disponibilità del proprio figlio o parente. O ancora, anche se sembra paradossale, il redditometro può considerare tra le spese quelle relative alla manutenzione di un’auto che può essere stata rivenduta o anche rubata, perché l’Anagrafe tributaria non è stata aggiornata. In sede di contraddittorio, farà fede la denuncia di furto o il passaggio di proprietà. Per evitare problemi, occhio anche alla visura catastale dell’immobile che può dare indicazioni diverse perché non aggiornata. In tal caso una visura catastale aggiornata è utile.