Redditometro in arrivo, ecco come funziona

Con il nuovo redditometro il Fisco cercherà di far emergere le false dichiarazioni. Capiamo come funziona.

Redazione
A cura di “La Redazione”
Pubblicato il 23/07/2013Aggiornato il 23/07/2013
Redditometro in arrivo, ecco come funziona

Grazie al recente decreto messo a punto dal ministero dell’Economia – e che trova applicazione quest’anno a partire da marzo – l’Agenzia delle Entrate si propone di combattere l’evasione fiscale attraverso la verifica della sostenibilità finanziaria di ciascun contribuente. Ha cioè studiato un nuovo meccanismo di controllo (chiamato “Redditometro 2.0”) in grado di monitorare la congruità tra quanto si spende e quanto si dichiara come reddito. Le nuove disposizioni tengono conto del contenuto induttivo che deriva dall’applicazione di alcuni elementi indicativi di spesa in relazione alla categoria alla quale si corrisponde e alla zona in cui si vive. Ciò dovrebbe generare l’appartenenza a una tipologia contributiva che, a questo punto, dovrà per forza trovare riscontro in quanto è stato denunciato al Fisco. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 23554/2012) afferma però la natura di presunzione semplice del redditometro, il che potrebbe in molti casi alleggerire l’onere del contribuente quando deve fornire prove per dimostrare che i redditi prodotti sono inferiori a quanto contestato.

55 tipologie familiari

Sono il prodotto di 11 categorie declinate per 5 diverse aree geografiche

Le aree geografiche

1) Nord Ovest – 2) Nord Est – 3) Centro – 4) Isole – 5) Sud

Le categorie

  1. familiari-redditometro-2persona sola con meno di 35 anni
  2. coppia senza figli con meno di 35 anni
  3. persona sola con età compresa tra 35 e 64 anni
  4. coppia senza figli con età compresa tra 35 e 64 anni
  5. persona sola con 65 o più anni
  6. coppia senza figli con 65 anni o più
  7. coppia con 1 figlio
  8. coppia con 2 figli
  9. coppia con 3 o più figli
  10. monogenitore
  11. altre tipologie

100 voci di spesa

Il primo redditometro, che risale al 1992, prendeva in considerazione soprattutto beni di lusso come aerei, imbarcazioni e immobili. Questa volta, invece, sono cento le voci di spesa che concorrono a delineare il profilo del contribuente, suddivise in 7 macro categorie: si va dagli acquisti per alimentari e abbigliamento a mobili ed elettrodomestici, ai mezzi di trasporto, all’iscrizione in palestra, alle spese di manutenzione per la casa, con la possibilità – per il Fisco – di incrociare i dati contenuti nelle dichiarazioni presentate con quelli tratti da utenze e fatture registrate. Le fonti su cui l’amministrazione finanziaria baserà i propri rilievi sono quindi prevalentemente le banche dati – in particolare le dichiarazione dei redditi e le informazioni dell’Anagrafe tributaria – e poi le stime Istat corrispondenti alla tipologia di contribuente.

Le principali voci di spesa che definiscono il nostro profilo

tabella voci di spesa redditometro(1) In assenza, nel comune di residenza, di: abitazione in proprietà, o altro diritto reale; locazione abitazione in uso gratuito da familiare)
(2) 75 metri quadrati: consistenza media delle unità abitative individuata sulla base di dati rilevati dall’Agenzia del Territorio.
(3) Riferimento all’articolo 1,comma 4, del decreto – (4) Riferimento all’articolo 1,comma 4, del decreto – (5) Riferimento all’articolo 1,comma 4, del decreto

Il fisco procede così

Chi è oggetto di indagine deve dimostrare come ha potuto sostenere le spese documentate (tipo l’acquisto di un’auto, ristrutturazioni, bollette, etc) e avere il tenore di vita che il redditometro per stima gli assegna, pur non avendo dichiarato di guadagnare a sufficienza per farlo. Se le informazioni prodotte non convincono l’amministrazione, il contribuente viene invitato al contraddittorio da accertamento con adesione, nel quale la sua situazione è esaminata in dettaglio e dove potrà spiegare un incremento patrimoniale a cui concorrono i redditi di più anni, gli interessi su conti correnti bancari o postali (che sono già tassati alla fonte) o semplicemente il fatto che alcune spese siano state pagate da un altro soggetto. Accordandosi in occasione del contraddittorio, il contribuente deve versare quanto non dichiarato con una sanzione ridotta a un terzo del minimo. In caso contrario l’Agenzia delle Entrate emette l’atto di accertamento, che può essere eventualmente impugnato di fronte a una Commissione tributaria e che obbliga al saldo di un terzo delle maggiori imposte, a titolo provvisorio prima del giudizio di 1° grado (salvo sospensione da parte del giudice). Scostamenti tra redditi e spese sotto i 12mila euro saranno scartati dal redditometro per dare modo al Fisco di concentrarsi solo sui principali casi di evasione fiscale.

Spese effettive e spese figurative

In pratica ogni anno il Fisco si concentrerà su una particolare tipologia di contribuenti, passando a un attento esame le loro denunce dei redditi. Una volta definito il profilo contributivo e controllato l’ammontare delle uscite, il risultato dovrà essere in linea con i guadagni denunciati; qualora emergano incongruenze, entra in gioco il meccanismo del redditometro che fa una ricostruzione – anche figurativa – delle spese. Secondo quanto comunicato, verranno segnalati per accertamenti i casi in cui la differenza tra le entrate finanziarie stimate e quelle dichiarate è superiore al 20%. E la correttezza della dichiarazione è controllata retroattivamente a partire dall’anno 2010, applicando quindi i parametri del redditometro alle spese effettuate nel corso del 2009 nel caso ci sia incoerenza tra entrate e uscite (presunte ed effettive).

Un software e ordine nell’archivio

Attenzione al fai da te: in caso di verifica da parte dell’Agenzia delle Entrate, quanto documentalmente non prodotto in sede di risposta ai questionari o al successivo contradditorio, non potrà più essere fatto valere in sede di contenzioso tributario. Questo comporta una forte limitazione delle possibili prove a difesa delle proprie ragioni, che rischiano di non essere accolte, per carenza di giustificazioni. È bene ricordare che nel contenzioso tributario la prova testimoniale non è ammessa.

Da fine novembre sul sito dell’Agenzia delle Entrate è a disposizione dei cittadini il Redditest, un software di autoanalisi che consente a ciascuno di misurare la coerenza tra quanto speso e quanto dichiarato: da installare sul proprio computer e compilabile in maniera anonima, il programma non comporta nessuna dichiarazione ufficiale ma serve al contribuente – prima di redigere il Modello 730 o l’Unico – per verificare se il reddito denunciato tiene conto in maniera corretta delle spese sostenute. Per ogni componente del nucleo familiare il test considera le informazioni relative, ad esempio, all’abitazione di residenza (se di proprietà, in affitto o ad altro), alle spese per le unità immobiliari (rate del mutuo, spese di acquisto o locazione ecc.), ai mezzi di trasporto utilizzati nell’anno e alle loro caratteristiche. In linea con le voci previste dal redditometro, raccoglie poi dati su attività ricreative, abbonamento a pay tv, viaggi e iscrizioni a centri benessere, mentre nella sezione “Spese varie sostenute nell’anno” vengono raggruppate spese mediche, restituzioni di prestiti, e anche i costi per il mantenimento di animali domestici. Dal momento che l’amministrazione fiscale potrebbe richiedere al contribuente una giustificazione delle uscite, oppure serve contestare una voce, il consiglio migliore è quello di tenere sempre, d’ora in poi, documentazione di spese sostenute (condominiali, bollette e utenze, multe, rette e tasse scolastiche, viaggi e vacanze, rifornimenti di carburante, premi assicurativi, iscrizioni a corsi, ecc). Inoltre, a partire dal 2009, bisogna produrre giustificazione anche per incrementi patrimoniali dovuti a denaro elargito da altri, ad esempio si è comprata una casa grazie al prestito di un istituto finanziario o a una somma regalata dai genitori (in questo caso sarebbe addirittura opportuno che sia specificato nell’atto di acquisto).

In collaborazione con Davide Maestroni, Studio Maestroni

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