Tasse sulla casa
Sul patrimonio immobiliare gravano una serie di imposte il cui presupposto riguarda sia la proprietà, che la semplice occupazione dell’immobile come nel caso dell’inquilino.
Storia delle tasse sulla casa
Ripercorrendo la storia delle tasse sulla casa, in origine nel 1992 fu istituita l’ISI, Imposta Straordinaria sugli Immobili con aliquota del 2 per mille per l’abitazione principale e del 3 per mille per gli altri immobili sulle rendite catastali rivalutate con moltiplicatore pari a 100 per le abitazioni (prima e seconda casa) e le loro pertinenze. Esenti erano gli edifici di culto, i fabbricati di proprietà delle Santa Sede e gli immobili utilizzati per scopi socio assistenziali. Secondo l’Osservatorio UIL Servizio Politiche Territoriali, il costo medio dell’ISI, calcolato in euro, era di 91 euro, con punte di 214 euro Roma e di 200 euro a Milano.
Successivamente, sempre nel 1992 il decreto legislativo n. 504 istituì l’ICI, Imposta Comunale sugli Immobili, il cui gettito era di esclusiva competenza dei Comuni. Le aliquote potevano variare dal 3 al 7 per mille (a facoltà del Comune), con aliquote anche al 9 per mille per particolari tipologie di immobili come ad esempio gli appartamenti sfitti da oltre 3 anni. La base imponibile per le abitazioni era: rendita catastale moltiplicata 100 e rivalutata del 5%.
In seguito la Legge di Stabilità 2014 ha introdotto la IUC, articolata in tre distinti tributi, con differenti presupposti impositivi: la TARI, la TASI, l’IMU.
La Legge di Bilancio 2020 ha abolito dal 1° gennaio 2020 la IUC (ad eccezione della TARI) sostituita dalla nuova imposta che unifica IMU e TASI, la nuova IMU che accorpa Imu e Tasi. Dal 2020 quindi non si pagheranno due rate diverse per l’IMU e per la Tasi ma una unica. Come prima l’IMU e la Tasi, anche la nuova IMU si versa in due rate, una in scadenza il 16 giugno e una appunto il 16 dicembre.