Il redditometro 2013, in funzione da lunedì 19 agosto – superate la fase di rodaggio e i freni legali, grazie anche alla sentenza del Tribunale di Napoli che ha sentenziato che non c’è violazione della privacy – è il nuovo sistema di accertamento sintentico con cui si stima di effettuare 35mila controlli l’anno e di ricavare 800-850milioni di euro.
I redditi del 2009, dichiarati nel 2010 in particolare dai contribuenti a maggior rischio di evasione, saranno i primi a essere messi sotto esame dall’Agenzia delle Entrate, che già il primo agosto scorso aveva emesso una circolare con le istruzioni che disciplinano l’accertamento presuntivo dei redditi. Accertamento che scatterà qualora la differenza tra il reddito dichiarato e tutte le spese rilevanti effettuate dai contribuenti e rintracciabili dall’Agenzia delle Entrate, in collegamento con 128 banche dati, superi il 20%. Verrà tenuto in considerazione anche il reddito familiare complessivo, che gli ispettori del Fisco dovranno verificare prima di aprire la pratica. Ciò significa che giustificare acquisti rilevanti, come per esempio quelli di una casa o di un’automobile nuova, con risparmi degli anni passati, soldi già tassati o donazioni da parte dei genitori, dovrà essere provato con atti, bonifici o fatture.
Al primo accertamento ne seguirà un secondo, qualora le prove apportate non venissero ritenute sufficienti a dimostrare la correttezza dell’operato del contribuente. Si tratta di un contradditorio più approfondito che valuta anche le spese minori calcolate in base agli indici Istat. In questo caso, il contribuente può argomentare con prove non soltanto documentali, ma anche logiche. Se non si superasse anche questa fase, si aprirebbe l’accertamento formale e al contribuente non resterebbe che pagare entro 15 giorni per avere sanzioni ridotte, o avviare un contenzioso, ricorrendo alla giustizia tributaria.