Esenzione Imu solo per un’abitazione (sempre non di lusso) a famiglia, anche qualora una delle due case si trovi in un altro Comune. Così un emendamento al Dl Fisco che ha ottenuto il via libera della Commissioni Finanze e lavoro al Senato prevede un’importante novità riguardante la tassa sulla casa per eccellenza, l’IMU.
Dal 2020 è entrata in vigore la nuova IMU, accorpando l’Imu e la Tasi, il tributo comunale sui servizi indivisibili comunali il cui saldo per l’anno in corso è in scadenza il prossimo 16dicembre.
Imu: la possibile stretta sull’abitazione principale
Le regole per la nuova Imu sono sempre le stesse, valendo quindi l’esenzione dal pagamento della tassa per abitazione principale a meno che non sia appartenente ad una categoria catastale cosiddetta di lusso/pregio, ossia rientrante nelle categorie A1, A8 e A9.
Spesso per evitare il pagamento per chi possiede due abitazioni, capita la situazione in cui due coniugi possono scegliere di risiedere in due case in comuni differenti e non pagare così l’Imu. Si tratta – viene spiegato – di una norma che risponde a una sentenza della Cassazione ancora più restrittiva che stabiliva il pagamento dell’Imu per entrambe le abitazioni qualora i coniugi fossero residenti in due immobili diversi. Per Confedilizia non è una soluzione soddisfacente. “È vero che la Cassazione aveva dato una interpretazione ancora più restrittiva della norma sull’esenzione Imu per l’abitazione principale, ma la via più corretta era quella che era stata indicata dal Dipartimento delle finanze del Mef, che consentiva di applicare l’esenzione nei casi in cui i coniugi risiedono per motivi lavorativi in comuni diversi”, ha spiegato il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa.
Il termine per la conversione in legge del decreto e quindi per l’introduzione delle misure è il 20 dicembre.
Nuova IMU: tutti i casi in cui non si paga o si paga in misura ridotta
Rimarrebbero in vigore le altre fattispecie di esenzione/riduzione previste dalla legge. In particolare l’imposta non è dovuta sulla casa coniugale assegnata al coniuge, a seguito di provvedimento di separazione legale, annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio. L’esenzione è prevista anche per gli alloggi assegnati dagli Istituti autonomi per le case popolari (IACP) e per le unità immobiliari appartenenti a cooperative edilizie a proprietà indivisa, se adibiti a casa di abitazione.
Vi sono anche ipotesi in cui si paga un’imposta ridotta. E’ il caso degli immobili concessi in uso gratuito a parenti in linea retta entro il primo grado – ossia il genitore che concede la casa al figlio – scontano l’imposta al 50%. In sostanza viene ridotta la base imponibile su cui si calcola l’imposta. Occorre però che siano rispettati precisi requisiti:
- il comodante, cioè il proprietario dell’immobile, deve possedere un solo immobile in Italia e risieda o dimori abitualmente nel comune in cui si trova l’immobile oggetto di comodato
- in alternativa, il comodante deve possedere nel medesimo comune soltanto un altro immobile e vi risieda;
- l’immobile deve costituire abitazione principale per il comodatario e non deve essere né di lusso, né di pregio
- il contratto di comodato deve essere regolarmente registrato presso l’Agenzia delle Entrate entro 20 giorni dalla data di stipula.
La nuova Imu è ridotta del 25% (si paga, cioè, il 75%) in caso di fabbricato locato a canone concordato.