Mentre l’IMU è dovuta solo dai proprietari degli immobili, la tasi, il nuovo tributo comunale sui servizi indivisibili, deve essere pagata anche da chi vive in affitto. Gli inquilini di immobili adibiti ad abitazione principale devono quindi partecipare, pagando la Tasi, al finanziamento di servizi quali la manutenzione delle strade e del verde pubblico ad esempio. Il prossimo 16 ottobre devono pagare l’acconto gli inquilini residenti nei Comuni che hanno adottato le delibere entro settembre. Ma non è una regola fissa. Un Comune infatti può aver deciso di non assoggettare alla Tasi gli inquilini oppure di fargli pagare una quota che per legge deve essere compresa tra il 10 e il 30%, chiedendo il restante 90 o 70% al proprietario. Può esserci anche il caso del Comune che abbia emesso delibera entro il 10 settembre ma senza specificare la quota a carico dell’inquilino. In questa ipotesi si applica automaticamente il 10% e il versamento va effettuato entro il 16 ottobre.
A Roma, si è deciso di far pagare la Tasi nella misura del 20% agli inquilini, a Milano del 10%, mentre a L’Aquila la quota a carico di chi vive in affitto è del 30%. Chi è in affitto, come fa a sapere se deve pagare e quanto? In tal caso occorre leggere la delibera comunale che si trova sul sito del Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia. Se la delibera non c’è, la Tasi si paga a saldo direttamente a dicembre e sarà interamente a carico dei proprietari.
Ovviamente si paga il tributo, solo se la locazione è superiore a 6 mesi nel corso dell’anno. I passaggi da seguire per fare il calcolo di quanto pagare sono quelli previsti per tutti gli altri, ma per i dati catastali bisogna rivolgersi direttamente al proprietario. E se l’inquilino non paga? La legge ha escluso che il proprietario di casa sia il responsabile e come tale non sarà chiamato a rispondere dell’inadempienza del suo affittuario.