Architettura industriale in transizione, due progetti di riqualificazione per la sostenibilità

La sostenibilità ambientale spinge a trasformare l’architettura industriale, con progetti di transizione e di rigenerazione.

Architetto Marcella Ottolenghi
A cura di Architetto Marcella Ottolenghi
Pubblicato il 15/08/2021Aggiornato il 15/08/2021
Daste Bergamo foto Matteo Bonaldi

La questione ambientale, sempre più pressante, sta trasformando la nostra vita e di conseguenza i luoghi che abitiamo: a maggior ragione l’architettura industriale delle centrali energetiche in via dismissione, oggi in fase di transizione verso la riqualificazione. Così siti considerati fino a poco tempo fa come veri e propri paradigmi del consumo di risorse diventano occasione per un ripensamento funzionale in vista del futuro e di conseguenza per nuove scelte progettuali.

Esemplare in tal senso l’ex centrale termoelettrica del quartiere Celadina a Bergamo, progetto di rigenerazione urbana di tremila metri quadrati di superficie ad opera di una associazione temporanea di imprese in convenzione con il Comune per un polo socio-culturale. Dalla produzione di energia elettrica a quella di creatività, il luogo restituito ai cittadini oggi vanta uno spazio interno per manifestazioni artistiche, una grande piazza coperta, un cinema, un bistro, oltre alle sedi di diversi enti. Il fascino industriale dell’insieme, intoccato, è il trait d’union del progetto, in cui le diverse nuove funzioni si intersecano fluidamente, e nel contempo la memoria di ciò che lì fu.

Stesso obiettivo di Enel, che si propone di riconvertire tutti i suoi impianti italiani a carbone entro il 2025 e che per la centrale Andrea Palladio a Fusina, vicino a Venezia, ha bandito il concorso “I nuovi spazi dell’energia”. Il progetto vincitore, Resilience Lab Grid a firma Frigerio Design Group, si ispira ai frattali – forme geometriche presenti in natura invarianti rispetto ai cambi di scala della lunghezza – per ripensare sia le preesistenze di architettura industriale sia i nuovi edifici. Il sistema modulare individuato dagli architetti determina le dimensioni volumetriche delle costruzioni, differenziando le funzioni ma tenendo fisse alcune caratteristiche formali. Come ad esempio i rivestimenti dell’architettura, reinterpretazioni astratte della natura circostante – laguna e campagna, acqua e terra – che diventano matrice espressiva dell’intero sistema.

Nucleo centrale del sito è l’Enel Pavilion, luogo di accoglienza, di informazione e di promozione del concept e dei relativi valori di sostenibilità ambientale, di economia circolare, di innovazione.

“I nuovi spazi dell’energia”, spiega l’architetto Enrico Frigerio, “sono pensati per rigenerare l’ambiente, valorizzare l’identità e l’immagine dell’azienda, ma al tempo stesso per generare un maggior senso di appartenenza della comunità. Coniugare natura e persone, industria e ambiente, innovazione e tecnologia, espressione di una nuova cultura imprenditoriale. Condividere valori per generare valore!”

  • Progetto Resilience Lab Grid di Frigerio Design Group per la ex centrale Enel a Fusina
  • progetto FDG ENEL a Fusina
  • ex centrale Enel a Fusina
  • Lo spazio esterno della ex centrale Daste è arredato con la serie di tavoli e di sedute Summer di SCAB (design Roberto Semprini, foto Matteo Bonaldi)
  • Daste Bergamo foto Luca Argenton
  • Il bistrot della ex centrale Daste è arredato con la serie di sedute Lisa di SCAB (design Marcello Ziliani, foto Luca Argenton)
  • interno Daste Bergamo foto Luca Argenton
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