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L’eliminazione delle barriere architettoniche permette certamente di rendere gli spazi – pubblici e privati – accessibili a tutti. Ideale sarebbe poi considerare – già in fase di progetto – non solo le eventuali ridotte capacità motorie degli inquilini, ma anche le disabilità sensoriali, intellettive e cognitive. Solo così il progetto potrebbe essere definito veramente integrato e aperto, pronto ad accogliere le esigenze di tutti, dagli anziani ai bambini più piccoli, ai disabili. Se, infatti, il superamento degli ostacoli architettonici risponde a specifiche normative – come la legge n. 13 del 1989 – per offrire ai condòmini un contesto davvero inclusivo serve un approccio interdisciplinare e sensibile alle differenze, tanto in ambito fisico quanto in ambito sensoriale. Si apre il campo, così, anche alla grafica, perché percorsi chiari e ben segnalati sono più semplici da fruire; al lighting design, perché, allo stesso modo, spazi ben illuminati danno più sicurezza; a piccoli e grandi interventi capaci di agevolare – nell’ottica dell’abbattimento delle barriere architettoniche – l’accesso all’edificio. E questo vale anche per le opere finalizzate a eliminare i problemi negli edifici già esistenti, che sono stati progettati e realizzati nel tempo senza tenere conto delle problematiche legate alla mobilità, e non solo, delle persone che vi abitano. Spesso non sono sempre necessari cantieri onerosi e lunghi per risolvere i problemi; la realizzazione di una rampa o l’inserimento di un montascale sono, sulla carta, operazioni semplici. Vedremo anche, con l’aiuto di un avvocato, gli aspetti burocratici e normativi.
Soluzioni per una casa senza barriere architettoniche
Abbattimento barriere architettoniche: normativa e fattibilità
La legge sull’abbattimento delle barriere architettoniche consente al singolo condomino di chiedere alla comunità che vengano effettuati degli interventi sull’edificio, ma solo se questi non sono in contrasto con i diritti degli altri abitanti di usufruire degli spazi comuni. In Italia, la principale normativa inerente le barriere architettoniche, per gli edifici privati, è composta dalla legge 9 gennaio 1989 n.13 e dal regolamento per la sua attuazione, il D.M. 236/89. Questa legge, che ha colmato un vuoto normativo durato quasi vent’anni, contempla le problematiche della progettazione, senza barriere, nel contesto di edilizia residenziale. Prima del 1989, invece, le prescrizioni normative riguardavano esclusivamente gli edifici pubblici e privati aperti al pubblico. Con la legge n. 13, le disposizioni per agevolare e consentire l’uso degli spazi vengono ampliati a tutti gli edifici privati, residenziali e non, che si riferiscano ad una nuova costruzione o che riguardino una ristrutturazione. Nello stesso anno viene emanato il D.M. 236 che, in sostanza, conferisce attuazione pratica alla legge n. 13; viene specificato il concetto di barriera architettonica e si tracciano tre requisiti fondamentali:
- 1) accessibilità – possibilità anche per persone
con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere l’edificio e le sue singole unità immobiliari e ambientali - 2) visitabilità – possibilità, anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di accedere agli spazi di relazione e ad almeno un servizio igienico di ogni unità immobiliare
- 3) adattabilità – possibilità di modificare, nel tempo, lo spazio costruito a costi limitati, allo scopo di rendere l’ambiente completamente ed agevolmente fruibile anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale.
Barriere architettoniche per disabilità motoria ma anche sensoriale o intellettiva
Parlando di barriere architettoniche, ci teniamo a ribadire in primo luogo che non si tratta esclusivamente di questioni legate all’accessibilità fisica. Nell’ambito del condominio, come in tutti gli altri contesti di vita, è necessario offrire risposte a una molteplicità di esigenze, che possono avere a che fare con le ridotte capacità motorie certamente, ma anche con disabilità sensoriali, intellettive e cognitive.
Se pensiamo alle persone anziane, per esempio, le criticità nella fruizione autonoma degli spazi possono riguardare, oltre le limitazioni fisiche, anche la difficoltà nell’orientamento, eventuali stati confusionali (spesso momentanei), la distrazione. A queste considerazioni occorre aggiungere che uno spazio deve essere anche in grado di garantire ai suoi fruitori la sicurezza nell’uso, sia in condizioni ordinarie sia, non dimentichiamolo, nelle emergenze.
Quali sono da considerare barriere architettoniche
Per fare alcuni esempi concreti, fra le barriere di tipo fisico più frequenti possiamo annoverare, negli spazi esterni, la presenza di soglie o di gradini (e la contestuale assenza di scivoli o rampe), pavimentazioni fessurate o non coese, asfalto disgregato.
- Per quanto riguarda l’accesso ai piani, le criticità possono riguardare l’assenza dell’ascensore o le ridotte dimensioni della cabina. E ancora: i corrimano delle scale collocati in posizione non idonea a rispondere alle esigenze di tutti, o non solidamente ancorati e suscettibili di manutenzione.
- I pianerottoli possono presentare dimensioni inadeguate o comunque insufficienti a garantire una sosta durante il percorso o le manovre con carrozzine e passeggini.
- Infine i portoni d’accesso e le porte interne possono risultare difficilmente manovrabili per via del peso eccessivo o del sistema di chiusura, o possono avere ampiezza insufficiente a un comodo passaggio.
Barriere architettoniche sensoriali: luci e segnaletiche. Problemi e soluzioni
Relativamente alle questioni percettive, sensoriali e cognitive, le criticità possono riguardare la mancanza di differenziazione nei canali di comunicazione e orientamento, come l’assenza del videocitofono o di dispositivi per la comunicazione sonora e visiva all’interno dell’ascensore, sia per l’uso ordinario sia nel caso di guasti.
L’illuminazione naturale e artificiale gioca un ruolo importante nell’offrire un soddisfacente livello di sicurezza percepita da parte dei condomini, negli spazi comuni interni come in quelli esterni; luci inadeguate, forti abbagliamenti, superfici particolarmente riflettenti o passaggi bruschi fra zone in luce e in ombra possono invece destabilizzare e rendere la fruizione degli spazi condominiali meno confortevole. Anche la mancanza di riferimenti per l’orientamento, soprattutto in presenza di più corpi scala e di edifici su molti livelli, o la difficoltà nell’individuare i percorsi pedonali esterni e comuni può costituire una barriera per alcune persone. Un esempio è quello
di come arrivare al contatore se manca la luce…
(In collaborazione con: Studio Architutti, http://www.architutti.it, facebook.com/architutti.it)
Barriere architettoniche in condominio: parla l’esperto
Intervista all’avvocato Flavia Severino http://www.avvocatoseverino.it, http://www.avvocatocondominio.it
- Quali sono le migliorie più frequenti?
L’abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici privati, nella maggior parte dei casi, si riferisce all’installazione dell’ascensore, che si è attuato, fino alla riforma del condominio (L 11 dicembre 2012 n. 220) sia in prima che in seconda convocazione, con l’approvazione da parte di 1/3 dei condomini che rappresentassero 333 millesimi. Con la legge di Riforma del Condominio, si è verificato un concreto passo indietro. Considerando che il legislatore ha ritenuto di alzare il quorum necessario, ora per assumere le delibere relative a interventi di abbattimento delle barriere architettoniche è previsto, sia in prima che in seconda convocazione, il voto favorevole della maggioranza degli intervenuti in assemblea che rappresentino almeno 500 millesimi. - E se il condominio respinge la richiesta?
Nella situazione in cui il condominio rifiuti di deliberare entro tre mesi dalla richiesta espressa per iscritto, i portatori di handicap, ovvero chi ne esercita la tutela, possono installare, facendosene carico economicamente, servoscala, nonché strutture mobili e facilmente rimovibili, e possono anche modificare l’ampiezza delle porte d’accesso, allo scopo di rendere più facile l’accesso agli edifici, agli ascensori e ai garage. Ovviamente ciò non è sempre possibile e, spesso, l’eliminazione delle barriere architettoniche che si concretizzano, generalmente, con un’installazione dell’ascensore, non è libero da contenziosi e da opposizioni da parte di altri condomini. - Che cosa può vincolare un lavoro?
L’eliminazione della barriera potrebbe creare pregiudizio o danneggiare uno o più condomini, andando a incidere sui diritti altrui di godimento delle parti comuni. In particolare, la Cassazione ha più volte stabilito come sia illegittima per esempio l’installazione dell’ascensore se preclude il godimento dei beni comuni da parte degli altri condomini, reca pregiudizio alla stabilità o alla sicurezza del fabbricato, altera il decoro architettonico o rende talune parti comuni dell’edificio inservibili all’uso. Una sentenza della Cassazione del 2016 (Cassazione Civile – Sezione II del 29.11.2016n. 24235) ha statuito come, nell’ipotesi dell’installazione di un ascensore volto a favorire le esigenze di condomini portatori di handicap, se tale innovazione risulti lesiva dei diritti di altro condomino sulla porzione di sua proprietà esclusiva, indipendentemente da qualsiasi considerazione di utilità compensative ed ove l’installazione renda talune parti comuni dell’edificio inservibili all’uso o al godimento anche di un solo condomino, l’innovazione è da considerarsi illegittima.
Intervista a Anna Viganò, Chiara Dellaserra, Francesca Bulletti e Livia Porro – Studio Architutti, http://www.architutti.it, facebook.com/architutti.it
- Quali sono le opere edili per abbattere le barriere?
Tenendo in considerazione un ampio spettro di esigenze, che comprende anche le difficoltà sensoriali e cognitive, sono molteplici gli impedimenti a una fruibilità totale. Di conseguenza, altrettanto varie e specifiche possono essere le soluzioni. Elenchiamo di seguito una selezione di esempi, fra i più diffusi e comuni, che certamente non può essere considerata esaustiva. Come collettivo Architutti ci teniamo a sottolineare che il primo passo per una progettazione universale è proprio l’ascolto, per poter identificare, direttamente con il committente e i fruitori, le possibili modalità d’uso degli spazi e condurre un’approfondita ricognizione delle esigenze dell’utenza. Ad ogni modo le soluzioni che più frequentemente si mettono in campo per eliminare i fattori ostacolanti sono la livellazione di soglie, l’ampliamento dei vani porte, l’installazione di rampe (anche leggere in metallo) nel caso di dislivelli contenuti, di montascale e di ascensori interni o esterni per il superamento di dislivelli maggiori. Si possono effettuare interventi di sostituzione e rifacimento di elementi di finitura e pavimentazione e, contestualmente, lungo i percorsi esterni e interni, si possono installare vari tipi di segnaletica di orientamento, anche integrata al rivestimento stesso, individuando percorsi preferenziali e punti di attenzione. A questo scopo un accurato uso del colore può rivelarsi strategico. Gli impianti, da quello citofonico a quello luminoso, possono essere ammodernati o rinnovati. In particolare l’illuminazione può essere migliorata aumentando i punti luce per risolvere coni d’ombra e angoli bui. Una considerazione di metodo, che va oltre le soluzioni tecniche, riguarda la predisposizione di piani condivisi di controllo e gestione condominiale, quale possibilità per garantire un’adeguata e costante manutenzione e migliorare sensibilmente la qualità di vita degli abitanti, soprattutto negli stabili dove risiedono persone con disabilità e fragilità. - Si tratta di operazioni invasive?
La maggior parte degli interventi per il miglioramento del benessere ambientale in ambito condominiale non richiede cantieri complessi. Spesso si tratta infatti di sostituzioni, manutenzioni o restyling, operazioni queste che, soprattutto in complessi realizzati prima degli anni Ottanta e Novanta, risultano necessarie indipendentemente dalla presenza contingente delle persone con disabilità o fragilità. Questo è un aspetto molto importante poiché attraverso la manutenzione è possibile adottare soluzioni di ammodernamento funzionale ed estetico che contemporaneamente potenziano il grado di accessibilità. Chiaramente la complessità aumenta se si deve realizzare un ascensore o fare demolizioni modificando le strutture esistenti. - Quali sono gli ostacoli che si incontrano maggiormente?
Alcune delle difficoltà che si incontrano nell’eliminazione delle barriere architettoniche hanno origini strettamente tecniche: talvolta è fisicamente impossibile l’installazione di dispositivi per il superamento dei dislivelli (come rampe e ascensori) a causa delle dimensioni insufficienti degli spazi che dovrebbero accoglierli; in alcuni casi gli interventi comportano la necessità di operare significativamente sulla struttura portante, diventando eccessivamente onerosi. Per gli edifici costruiti dopo il 1989 questo deriva purtroppo da una cattiva e leggera interpretazione delle indicazioni normative, secondo le quali tutti gli edifici di edilizia privata dovrebbero almeno rispondere al criterio dell’adattabilità, ossia “la possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito a costi limitati, allo scopo di renderlo completamente ed agevolmente fruibile anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale” (Art. 2 – DM 236/89). Un’altra questione che ha senz’altro a che fare con l’età degli immobili riguarda i conflitti normativi esistenti nel caso di beni sottoposti a tutela. In questi casi diviene ancora più essenziale la qualità funzionale ed estetica del progetto di superamento del dislivello, poiché ci si relaziona con la sensibilità delle Soprintendenze, tenute a valutare che le opere non comportino un serio pregiudizio del bene tutelato. Ci sono poi delle questioni rispetto alla forma comunitaria del condominio, che richiede di affrontare le scelte riguardanti gli spazi e la proprietà comune in maniera collegiale. Dividendo gli oneri e i costi derivanti dalle scelte di ristrutturazione o restyling è fondamentale che tutti i proprietari agiscano con sensibilità e responsabilità, oltre che con lungimiranza (anche in considerazione del modificarsi degli stati di salute, oltre che dell’età) per consentire a tutti i residenti una fruizione sicura e autonoma della propria abitazione. Indubbiamente un clima condominiale sereno, agevolato anche da forme consolidate di condivisione e socializzazione fra i condomini, facilita il superamento di questo ostacolo.
Eliminare subito le barriere architettoniche
Le barriere architettoniche non sono aspetti indipendenti e scollegati dai progetti e dagli spazi: per non averle non bisogna progettarle. Per questo molto spesso si parla di “responsabilità” degli architetti, non con un’accezione giuridica e accusatoria, bensì come riconoscimento del potere e della capacità del professionista di pensare ad ambienti che facilitino
la vita delle persone. Un progettista è chiamato ad analizzare le possibili esigenze degli abitanti, anche futuri, del condominio in questione e porsi le domande sulle modalità con cui essi fruiranno dello spazio che sta progettando: come raggiungeranno i diversi punti dell’edificio, di cosa avranno bisogno per spostarsi in autonomia e sicurezza, cosa potrebbe succedere nel caso di emergenze, dove e come potranno stare con piacere: non è possibile prescindere dalla flessibilità, dalla resilienza e dalla previsione dei molteplici scenari d’uso dell’edificio da parte di tutti i fruitori e di tutte le fruitrici. La scelta, ad esempio, dell’altezza e del modello di un citofono, in modo che anche bambini o persone sedute su una sedia possano suonare il campanello ed essere inquadrate dalla telecamera, è semplice e non costosa, basta pensarci. Ma se si operano scelte superficiali, per queste persone tutto ciò costituirà un ostacolo: alla fruizione autonoma di uno spazio, ma anche all’intimità delle loro relazioni. Di conseguenza, prevedere spazi e percorsi con dimensioni “corrette” e predisporre impianti tecnici adeguati e flessibili diventano questioni importanti fin dalle prime fasi progettuali e l’usabilità deve diventare uno degli obiettivi, al pari della qualità e dell’estetica. L’accessibilità è una delle sfide del processo creativo del progetto che sa dare grandi soddisfazioni.
(In collaborazione con: Studio Architutti, http://www.architutti.it, facebook.com/architutti.it)
A Bolzano, un esempio virtuoso
Il quartiere sostenibile CasaNova, a Bolzano, firmato da Fritz van Dongen, fa parte delle iniziative attuate da IPES Bolzano (Istituto per l’Edilizia Sociale della Provincia di Bolzano). È diventato un esempio da seguire in diversi ambiti, dal contenimento dei consumi energetici all’abbattimento delle barriere architettoniche, alla progettazione inclusiva
Social Housing CasaNova, Bolzano, 2011 Progetto di: CDM Architetti Associati, Edoardo Cappuccio, Giuseppe Donato, Tomaso Macchi Cassia.
Il complesso residenziale del quartiere CasaNova conta otto corti, 941 alloggi e uno spazio pubblico centrale.
Come diminuire le barriere architettoniche sensoriali con facilitazioni visive. Due esempi efficaci
Mini ascensori domestici
In caso di ristrutturazioni e di inserimento successivo alla conclusione originaria del progetto, si possono adattare alle misure disponibili e alla geometria della superficie, grazie alla possibilità di definirli su misura; nel caso, invece, di inserimento integrato in fase di realizzazione, i mini ascensori, grazie alla possibilità di ospitare diverse finiture e di essere rivestiti con numerose tipologie di materiali, diventano parte integrata dell’edificio. Permettono di superare i dislivelli con la massima comodità, per arrivare al piano di ingresso del condominio o per collegare i diversi livelli di un edificio.
Montascale
I condomini hanno spesso dei gradini di accesso che collegano il piano stradale a quello di ingresso dell’edificio: un ostacolo vero e proprio, che si può superare attraverso l’installazione di un montascale. Disponibili come piattaforme su cui poggiare la propria sedia o come vera e propria poltroncina su cui accomodarsi, sono studiate per evitare movimenti bruschi e garantire un accompagnamento fluido anche in caso di rampe non rettilinee. Funzionano a batteria o comunque ne sono dotati, così non temono l’assenza di elettricità.
Rampe
Tra gli accessori utili e più facili da aggiungere per abbattere le barriere architettoniche nel condominio. Si tratta di strutture modulari progettate per agevolare il transito da parte di persone diversamente abili a piani posti a differenti quote altimetriche, attraverso un’apposita superficie con piano leggermente inclinato e pianerottoli intermedi di stazionamento e/o movimentazione.
Caratteristiche per una scala agibile e sicura
A seconda del collocamento della rampa e della sua posizione rispetto al contesto in cui è inserita, è sempre possibile prevedere pianerottoli all’inizio, alla fine e in posizione intermedia. Inoltre si può variare la posizione delle rampe tra loro e rispetto ai pianerottoli. Altri elementi costituitivi fondamentali di una rampa efficiente sono i parapetti lungo la rampa e in corrispondenza dei pianerottoli, per proteggere le persone da cadute accidentali, generalmente con corrimano posto a 1 m rispetto al piano di camminamento. In più, in fase di progettazione della rampa bisogna prevedere la presenza di alcuni “battitacco” posti alla base dei parapetti per il contenimento dei mezzi di passaggio (carrozzine) e delle persone. L’aggiunta di una rampa rientra in regime di edilizia libera (d.P.R. n. 380/2001, art. 6, comma 1, lett. b), quindi basta la pratica detta C.I.L.A.
Quanto misura una scala agibile
La larghezza minima di una rampa deve essere:
- di 0,90 m per consentire il transito di una persona su sedia a ruote
- di 1,50 m per consentire l’incrocio di due persone.
Ogni 10 metri di lunghezza e in presenza di interruzioni mediante porte, la rampa deve prevedere un ripiano orizzontale di dimensioni minime pari a 1,50 x 1,50 m, ovvero 1,40 x 1,70 m in senso trasversale e 1,70 m in senso longitudinale al verso di marcia, oltre l’ingombro di apertura di eventuali porte. Qualora al lato della rampa sia presente un parapetto non pieno, la rampa deve avere un cordolo di almeno 10 cm di altezza. La pendenza delle rampe non deve superare l’8%. Sono ammesse pendenze superiori, nei casi di adeguamento, rapportate allo sviluppo lineare effettivo della rampa.
(Fonte: http://www.disabili.com)
Bonus 75% per l’eliminazione delle barriere architettoniche
Per i lavori effettuati dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2025, su edifici già esistenti, è prevista una detrazione Irpef, da ripartire in 5 quote annuali di pari importo. In alternativa alla fruizione della detrazione in dichiarazione, è possibile optare per lo sconto in fattura o la cessione del credito.
Quanto si può scaricare con il bonus eliminazione barriere architettoniche?
Il bonus è pari al 75% delle spese sostenute fino a un importo massimo variabile, da 30mila a 50mila euro, a seconda dell’edificio su cui sono eseguiti i lavori.
Quale maggioranza in condominio per l’eliminazione delle barriere architettoniche?
Nel caso di delibere condominiali, per l’approvazione di questi lavori occorre la maggioranza dei partecipanti all’assemblea che rappresenti 1/3 del valore millesimale dell’edificio.
Altri bonus per i lavori in casa: Superbonus ora 90% e ristrutturazione al 50%
A questa agevolazione si aggiungono la detrazione Irpef per ristrutturazione edilizia dell’immobile e la detrazione del 90% (Superbonus) prevista per gli interventi “trainati”, se eseguiti congiuntamente a determinati interventi “trainanti”.
In particolare, per gli interventi di ristrutturazione edilizia sugli immobili la detrazione è pari al 50%, da calcolare su un importo massimo di 96.000 euro, se la spesa è sostenuta nel periodo compreso tra il 26 giugno 2012 e il 31 dicembre 2024; pari al 36%, da calcolare su un importo massimo di 48.000 euro, per le spese effettuate dal 1° gennaio 2025.
Quali spese sono detraibili con il bonus barriere architettoniche?
Rientrano nell’agevolazione legata alla ristrutturazione edilizia le spese sostenute per ascensori e montacarichi, per elevatori esterni all’abitazione, per la sostituzione di gradini con rampe, sia negli edifici che nelle singole unità immobiliari, e quelle per la realizzazione di strumenti che, attraverso la comunicazione, la robotica e ogni altro mezzo tecnologico, favoriscono la mobilità interna ed esterna delle persone portatrici di handicap grave. La detrazione non si applica, invece, per il semplice acquisto di strumenti o beni mobili, anche se diretti a favorire la comunicazione e la mobilità della persona con disabilità.
Rientrano tra gli interventi agevolati con la detrazione del 75% introdotta dalla legge di Bilancio 2022 quelli che rispettano i requisiti previsti dal decreto del Ministro dei lavori pubblici n. 236 del 14 giugno 1989 (Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche). La detrazione spetta anche per gli interventi di automazione degli impianti degli edifici e delle singole unità immobiliari funzionali ad abbattere le barriere architettoniche nonché, in caso di sostituzione dell’impianto, per le spese relative allo smaltimento e alla bonifica dei materiali e dell’impianto sostituito.