Casa domotica: criticità e consigli utili. La parola all’esperto

La domotica è sempre più diffusa, ma come rendere smart la propria casa, con un occhio attento all'estetica e l'altro alla protezione da eventuali rischi? La parola all'esperto, Dario Maggiorini che ci svela qualche piccolo consiglio per integrare tecnologia e comfort senza trascurare eventuali rischi.

Monica Mattiacci
A cura di Monica Mattiacci
Pubblicato il 20/01/2025Aggiornato il 20/01/2025
Domotica realizzare una smart home

Assistenti vocali e dispositivi intelligenti stanno rivoluzionando le nostre abitazioni, rendendole più comode e connesse. Ma in che modo questi strumenti impattano sulla vita quotidiana? Dario Maggiorini, esperto di tecnologia, ci spiega le basi per progettare una casa domotica, affrontando questioni pratiche come cavi, rete e sicurezza, senza dimenticare i rischi e le soluzioni per proteggere i dati personali. Un viaggio tra opportunità, limiti e futuro della casa intelligente.

Dotare le abitazioni di dispositivi come assistenti vocali o oggetti smart per la casa, che aiutano a svolgere compiti più o meno importanti o a intrattenere sta diventando sempre più comune. Ma, se si scava sotto la superficie, che effetti hanno questi dispositivi smart sull’ambiente domestico?

Ne parliamo con Dario Maggiorini, professore associato Dipartimento Informatica dell’Università degli Studi di Milano, giornalista e direttore di TechBusiness.it, che ci ha così raccontato l’ABC della casa domotica, quello che serve per rendere la propria abitazione smart e gli eventuali problemi pratici da considerare e risolvere.

Casa domotica: che cosa serve e come utilizzarlo?

Cavi e prese

Innanzitutto, ci sono gli aspetti logistici. Alcuni li notiamo subito, mentre altri li scopriamo con il tempo, usandoli. Non si tratta di soprammobili: questi dispositivi hanno bisogno di essere alimentati. Di conseguenza, abbiamo iniziato a installare (o desiderare) prese elettriche in posti dove prima erano inutili, come dietro i mobili, e a praticare passaggi negli schienali delle librerie. Ammettiamolo: poche cose sono più antiestetiche di un cavo elettrico che scende bello in vista da una mensola. A chi ha questo tipo di problema mi sento di dare due consigli. Il primo è scegliere (o sostituire) l’alimentatore in modo da avere un cavo di un colore che si confonda con il mobile o la parete. Il secondo è munirsi di passacavi flessibili con un lato adesivo, per far passare tutto in maniera discreta nell’angolo tra il muro e il mobile.

Collegamento alla rete

Il secondo aspetto è un po’ meno appariscente, perché questi dispositivi per la domotica hanno anche bisogno di essere collegati alla rete. Il loro corretto funzionamento dipende dalla distanza che hanno dal router. Se viviamo in una casa di nuova costruzione, spesso l’elettricista propone di posizionare il punto di accesso a Internet più o meno al centro dell’appartamento. Se, invece, abitiamo in un alloggio più datato, siamo vincolati alla posizione della presa telefonica, dato che è solo lì che può arrivare Internet e a volte può essere posizionata in un angolo della casa. Ed ecco che la nostra assistente virtuale nuova fiammante funziona perfettamente in camera da letto ma in salotto non capisce più quello che gli diciamo.

La strategia è quindi collocare il router in una posizione centrale in modo da ridurre le distanze con tutta la domotica. A volte, però, potrebbe non essere possibile, più che per la presa telefonica, per motivi estetici. Perché, inutile negarlo, pochi router hanno un design tale da meritarsi di stare in bella vista. Potete chiuderlo in un mobile a patto che abbia dei fori per l’aerazione: non è necessario che siano enormi, ma devono esserci. In alternativa, non sottovalutate l’idea di appenderlo alla parete come un quadro o di metterlo in basso, magari nascosto dietro un vaso, potrebbe essere una valida soluzione.

Che cosa succede in casa (e fuori)

Alla fine, tutti i problemi pratici si risolvono, sia che siamo degli appassionati e vogliamo una casa domotica, sia che dobbiamo trovare lo spazio per un regalo di Natale che non ci aspettavamo. Ma cosa succede dopo, dietro le quinte? Che cosa fanno questi dispositivi intelligenti per interagire con noi? La risposta è semplice: per qualunque interazione, ogni dispositivo ha bisogno di collegarsi all’esterno per consultare un server (un altro computer) su Internet. Molto spesso anziché “server” si preferisce usare la parola “cloud”. Però, alla fine, il risultato è lo stesso.

Come mai un assistente vocale deve chiedere all’esterno per accendere una lampadina che si trova anch’essa dentro casa nostra? Ci sono due ottimi motivi per cui è necessario farlo.
Il primo motivo è una questione di pura comodità. Immaginate di essere in ufficio e di voler accendere la caldaia per arrivare a casa e trovarla già calda. L’unico modo semplice per farlo è che la vostra caldaia smart sia collegata a un cloud attraverso il quale riceve i comandi. Sarebbe poco pratico (e anche antieconomico) creare due modi per accendere la caldaia: uno da dentro casa e l’altro da fuori. Pertanto, a meno che non si voglia rinunciare al controllo remoto, la domotica necessita di appoggiarsi a una struttura esterna.
Il secondo motivo per accedere a Internet è per una questione di compatibilità. Purtroppo, ogni brand progetta il sistema con cui i suoi dispositivi dialogano con la rete a modo suo. Quindi, quando chiediamo al nostro assistente vocale di accendere la luce, lui non è in grado di farlo direttamente; potrà però collegarsi al suo cloud tramite Internet e chiedere, da lì, di accendere le lampadine giuste indipendentemente da chi le ha costruite. Questo, ovviamente, a patto che i dispositivi siano stati registrati sul cloud del nostro assistente vocale, non importa se Amazon o Google.

Domotica senza assistente vocale

Qualcuno potrebbe obiettare che non vuole assistenti vocali in casa; cosa più che legittima. Deve rinunciare alla domotica? Assolutamente no. Lo schema rimane esattamente lo stesso, ma si dovrà utilizzare l’app di Amazon o di Google anche senza assistente vocale per unificare l’uso di tutti i dispositivi.

Due aspetti negativi: il rovescio della medaglia

Possiamo individuare due aspetti negativi di una domotica fatta come abbiamo appena descritto: il primo è che, se per caso siamo temporaneamente senza connessione a Internet, per accendere le luci e anche utilizzare tutto il resto dobbiamo necessariamente usare gli interruttori fisici. Il secondo è che il cloud (o i cloud) sa cosa stiamo facendo in casa nostra e che raccoglie dati statistici sul nostro comportamento per profilarci come consumatori e proporci offerte commerciali mirate. A qualcuno può stare bene, ad altri no.

Però, se ci pensiamo, non è diverso da quello che succede quando usiamo un qualunque social network. L’unica cosa di cui dovremmo davvero preoccuparci è se un hacker dovesse penetrare nel cloud del costruttore, perché da lì potrebbe davvero controllare la nostra domotica, telecamere incluse. Un aspetto che è al di fuori del nostro controllo. P

Come proteggersi allora?

Una cosa possiamo farla: selezionare, per la domotica della nostra abitazione, brand noti e ben consolidati, evitando quelli sconosciuti anche se più economici. Questo perché, tipicamente, i primi investono molto di più nella protezione del loro cloud.

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