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Gli intonaci rivestono e proteggono le pareti, nascondendo i materiali con cui sono realizzate. Definiscono i volumi degli ambienti e costituiscono il supporto per le finiture decorative. Determinante la scelta del prodotto e la mano d’opera. Il termine “intonaco” si usa per indicare la parte più esterna del rivestimento delle strutture: è la finitura delle pareti, dei soffitti, dei pilastri; completa quindi gli elementi architettonici e li protegge igienicamente. Tale strato deve avere una serie di caratteristiche: impermeabilità, resistenza agli agenti esterni, durata nel tempo e possibilità di essere decorato.
Dal rustico al finito
Chi ha avuto l’occasione di andare in un cantiere dopo la costruzione dei muri e prima della stesura degli intonaci, ricorderà degli ambienti poco ospitali, con pareti disomogenee, scabre, solcate da brecce scavate per far passare gli impianti, spesso costituite da materiali diversi: cemento, mattoni pieni o forati, sassi, pietre. La posa dell’intonaco copre e omogeneizza tutte queste diverse situazioni. Dopo la stesura degli intonaci il cantiere passa dalla fase di rustico a quella di finitura: si correggono irregolarità, spiombature, ovvero la mancata perpendicolarità dei muri rispetto ai pavimenti e quant’altro. Una prima stesura di intonaco è chiamata “rustico” (rinzaffo o abbozzo), che può arrivare anche a spessori di qualche centimetro; segue un secondo intonaco chiamato “fine” (arriccio) che porta le pareti alla finitura. Oltre a questo passaggio ve ne può essere anche un terzo (stabilitura) se si desidera finire le pareti a gesso.
Conta il legante
Gli intonaci, pur nelle diverse varianti locali, si distinguono in base al legante usato per miscelarli e storicamente sono sempre stati realizzati a calce, ovvero con un impasto dove l’unico legante è la calce.
- Negli ultimi 50 anni l’industrializzazione edilizia e la nascita di prodotti che richiedono minore abilità d’uso ha portato a sostituire negli intonaci il cemento alla calce.
- L’intonaco di cemento è più facile da gestire ma, dopo la stagionatura, assume durezza e tende a ritirarsi creando cavillature (ragnatele) senza dimenticare che è un prodotto impermeabile e dunque poco traspirante.
- In pochi decenni a seguito di questo cambiamento sono state pressoché abbandonate le tecniche di finitura più diffuse (tinte, affresco, encausto), anche se oggi le maggiori attenzioni rivolte al benessere abitativo stanno favorendo un’inversione di rotta, tornando a utilizzare prodotti più naturali.
Due esempi a confronto
Data la grande varietà di materiali utilizzati tradizionalmente nelle diverse regioni d’Italia, che tra l’altro porta all’uso di metodologie parzialmente differenti, due esempi di intonacatura permettono di semplificare la descrizione delle tre fasi che compongono tale operazione.
Rustico o Rinzaffo – Questo strato, preparato con inerti (pozzolana) a granulometria più grossa e con elevato dosaggio di legante (calce), regolarizza il supporto, in modo da assicurare buona aderenza a quelli successivi. La malta viene gettata a cazzuola, con forza, contro la parete precedentemente bagnata bene. Lo spessore dello strato dipende dagli avvallamenti e dalla disomogeneità della superficie: nei punti dove è particolarmente elevato s’inseriscono frammenti di mattoni.
Fine o Arriccio – Appena il rinzaffo è perfettamente asciutto, si stende lo strato di arriccio, che deve compenetrare nella scabrosità del rinzaffo, in modo che la muratura risulti perfettamente piana ed uniforme, senza ondulazioni. Nell’arricio, con prevalenti funzioni di tenuta e di impermeabilità, il minore dosaggio di legante consente di limitare il ritiro. È costituito da una parte di calcee due-tre parti di sabbia di granulometria media e acqua, mai in eccesso, per evitare ritiro e insorgere di cavillature. Lo spessore dell’arriccio è in relazione alla presenza di sconnettiture del muro di supporto: in genere non deve essere mai inferiore al mezzo centimetro. La superficie dovrà essere finita a frattazzo in legno così che l’intonaco si presenti con grana fissa e senza saldature, sbavature o altro difetto.
Stabilitura – La stesura dello strato finale ha una funzione prevalentemente estetica. È costituito da una malta ottenutacon sabbia a grana fine. Lo spessore può raggiungereil mezzo centimetro, anche se in genere è inferiore, soprattutto se la malta è ricca di calce. La finitura deve essere data possibilmente sul corpo dell’arriccio ancora piuttosto fresco, così da creare un collegamento stabile. Dopo alcuni giorni si potranno applicare le finiture superficiali, stucchi, vernici o pitture.
Alte prestazioni con i premiscelati
La realtà odierna è ormai legata a prodotti premiscelati e pronti all’uso che offrono alte prestazioni.
- Costituiscono anche un buon compromesso tra prezzo, qualità e risultati. Infatti, produrre un intonaco con tecniche tradizionali d’impasto, volendo scegliere inerti e leganti, non è semplice senza fare lievitare i costi (e con essi i tempi), perché in molti casi il mercato offre materie prime non propriamente eccellenti.
- Il costo dei prodotti premiscelati è un po’ più alto rispetto agli intonaci tradizionali e la differenza diventa più sensibile se si richiedono all’intonaco prestazioni particolari, come la protezione da umidità e la resistenza al fuoco o al rumore.
Specifici per risolvere esigenze diverse
- Intonaci tradizionali: a base di calce idraulica naturale, selezionati e additivi.
- Maggior protezione dal fuoco: a base di gesso e vermiculite.
- Prestazioni acustiche: a base di vermiculite e leganti inorganici, resine e additivi specifici per realizzare intonaci a gesso.
- Contrastare l’umidità sui muri: intonaci con leganti idraulici resistenti ai solfati.
Talvolta poi vengono utilizzati altri ingredienti per migliorare o dotare l’impasto di alcune caratteristiche.
- Aumentare il volume nella presa: additivi espansivi.
- Effetti particolari: cocci sbriciolati.
- Colorare direttamente la parete: ossidi.
Il risultato dipende dagli strumenti
Gli effetti diversi dal punto di vista estetico dipendono anche dagli attrezzi che vengono utilizzati, oltre che dal tipo di impasto. Per esempio si ricorre a:
- un frattazzo metallico per ottenere una superficie levigata e traslucida;
- un frattazzo di spugna per evidenziare in superficie i granelli di sabbia che danno un effetto opaco e ruvido;
- un frattazzo chiodato o sagomato per ottenere scalfiture nella superficie;
- se si utilizzano intonaci preconfezionati si possono usare anche delle spatole.
- Negli ultimi anni è entrata comunemente nell’uso di cantiere anche la rete da intonaco: si tratta di una sottile rete plastica a maglie molto fini, che si dispone sulla muratura prima di applicare la stabilitura; in questo modo l’intonaco rimane solidale con la rete, che ha il compito specifico di ammortizzare eventuali movimenti o piccoli assestamenti della muratura, ritardando la formazione di crepe.
La rasatura a gesso, tocco finale
Non si può terminare un discorso sugli intonaci senza parlare di rasatura a gesso, la tecnica che permette di rendere liscia una superficie. Allo scopo si possono usare diversi materiali, quali:
- stucco in gesso;
- scagliola (costituita da solfato di calcio emidrato ed anidride con additivi chimici);
- stucco francese (quello in pasta);
- materiali a base cementizia.
Per ottenere un lavoro a regola d’arte, prima di intervenire con la rasatura a gesso, è consigliabile preparare le superfici con l’intonaco a civile (intonaco fine o arriccio) per creare spessore e recuperare eventuali dislivelli e difetti; anche se in un ambiente nuovo normalmente si interviene direttamente sulle superfici “a rustico”, cioè grezze, dopo che sui muri in laterizio viene applicato il primo strato di intonaco. I vantaggi della rasatura a gesso sono naturalmente estetici: la superficie diventa più elegante e permette di finire le pareti con le pitture più belle o di poter eseguire gli effetti decorativi più elaborati e pregiati, come lo stucco veneziano, che necessita appunto di un sottofondo perfettamente liscio e regolare.
In collaborazione con l’architetto Diego Arcari, arch.ari@millimetro.it