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Tutti i tetti sono composti da una parte esterna, il manto, e una parte sottostante, con isolante, impermeabilizzazione e struttura portante. I danni che si riscontrano su un tetto sono in primo luogo legati allo strato esterno – il manto – che è quello più esposto, sottoposto a un lavoro usurante. Non appena cede in qualche punto, negli ambienti sottostanti si manifestano i sintomi del problema con la comparsa d’umidità, muffe o, peggio ancora, con infiltrazioni. Difficilmente i guasti riguardano la struttura, in quanto, se ben protetta, può essere addirittura eterna; tranne i casi in cui un piccolo difetto del manto crea negli anni qualche pregiudizio anche alla struttura.
Primo: controllare tetto
Un’accurata ispezione della copertura, direttamente dal manto e anche dalla parte interna nel sottotetto, permette di controllare lo stato di conservazione degli elementi e di verificare che la superficie esterna sia continua e uniforme. È indispensabile che le tegole siano integre, non fessurate e ben accostate l’una all’altra; che non ci siano depositi o altro che, nel tempo, si inserisca tra i singoli pezzi provocando nel tempo infiltrazioni. Si deve poi controllare l’efficienza dei canali di scolo dell’acqua (gronde e pluviali).
Il tetto poi si ripara
L’operazione di riposizionamento e di sostituzione di singole tegole ammalorate si chiama tecnicamente “ricorsa” ed è un intervento che ha modalità diverse a seconda della copertura. Gli interventi manutentivi normalmente si limitano alla sostituzione delle parti rotte e di quelle adiacenti, in modo da garantirsi la ripresa di un’area più ampia di quella danneggiata. Questo vale però solo per i tetti realizzati con elementi piccoli, come per esempio tegole e coppi; discorso diverso si dovrà fare per quelli realizzati con pannelli metallici, che invece possono richiedere la sostituzione di porzioni più ampie. Per le riparazioni in genere non servono assensi o pratiche edilizie; fermo restando però che la classificazione delle opere edilizie è stabilita dal Comuni. Può essere necessario seguire l’iter burocratico previsto dalla normativa sulla sicurezza. Poiché occorre permettere di operare in assenza di rischi, se non sono già presenti, si predispongono le “linee vita”, ovvero quei cavi tesi sui colmi dei tetti che permettono l’ancoraggio degli operai.
Se si deve sostituire il tetto
Grazie ai moderni sistemi di costruzione e agli attuali strumenti, sulla copertura si può intervenire in ogni momento dell’anno. Infatti, qualsiasi evento meteorologico viene superato eseguendo i lavori per porzioni e utilizzando specifici teli a protezione della parte “aperta”. In situazioni particolari si ricorre invece a una tettoia provvisoria a copertura del cantiere.
Il rifacimento e la sostituzione, totale o parziale del tetto, anche per interventi di consolidamento, sono solitamente classificati come “manutenzione straordinaria”. In questi casi si deve seguire il percorso burocratico previsto dalla normativa locale. Ci si deve necessariamente affidare a un tecnico abilitato per la progettazione, oppure ci si può rivolgere direttamente a un’impresa specializzata che, spesso, fornisce un servizio completo. È bene ricordare che esistono norme a cui attenersi per la corretta esecuzione del “nuovo” tetto e che se lo spazio sotto la copertura è un’abitazione (locali riscaldati) è necessario tenere conto dei parametri previsti dalle leggi in materia di contenimento energetico.
C’è l’amianto? Si chiama il Comune
Non è più commercializzabile, ma è stato usato molto, per cui è frequente trovarne ancora sui tetti. Bisogna verificarne lo stato di conservazione, perché l’amianto (vietato dal 1992) è nocivo quando non è più compatto e si sfalda. Ci si può rivolgere alla Asl del territorio per un sopralluogo; la rimozione deve essere eseguita, per legge, da aziende specializzate.
In collaborazione con arch. Diego Arcari, Milano