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Con umidità di risalita o ascendente si intende quella che risale lungo i muri, impregnandoli: le tracce possono fermarsi a pochi centimetri oppure estendersi a più metri di altezza, a seconda dello spessore e del materiale con cui è fatta la parete (se è più o meno porosa). Le cause del fenomeno sono da attribuire alla risalita capillare dell’acqua proveniente dal terreno, tramite i pori e i minuscoli canali che distinguono i materiali e i leganti da costruzione.
Come si manifesta l’umidità nei muri
Aloni scuri orizzontali, paralleli al terreno, con andamento a onda, all’interno o all’esterno della costruzione sono chiari segni di umidità di risalita capillare. In questi casi la superficie della muratura può presentare anche efflorescenze, sfarinamento o distacco dell’intonaco. Il primo inconveniente è quello del deterioramento: l’acqua assorbita, gelando alle basse temperature aumenta di volume ed esercita una pressione sulla superficie dei pori causando il distacco di parti superficiali che, nel tempo, diventano sempre più profonde.
Come intervenire
Per bloccare il flusso di risalita dell’acqua bisogna mettere un ostacolo orizzontale all’interno della muratura. In più si deve permettere a quest’ultima di asciugarsi perfettamente. Occorre poi trattare in modo opportuno i sali depositati sulle pareti, per impedire loro di sciogliersi in acqua e di ricreare problemi.
I sistemi risolutivi sono tre:
- barriera chimica (con iniezione di prodotti specifici)
- barriera meccanica (con il taglio nel muro)
- elettrosmosi attiva (attraverso l’applicazione di elettrodi)
Differiscono tra loro per principio di funzionamento e per i materiali impiegati nel metodo di risanamento. Solo un tecnico può valutare quale sistema adottare, i fattori che incidono nella scelta sono: entità, posizione del danno e materiale con cui è realizzata la costruzione.
La barriera chimica
È un sistema adatto per murature intonacate in mattoni, in pietra o sassi. Consiste nell’inserimento di miscele particolari all’interno della muratura per formare uno strato consistente che funziona come barriera all’acqua. Si utilizzano specifici trasfusori che, attraverso una serie di fori praticati alla base del muro, rilasciano il prodotto favorendone la diffusione nella sezione di muratura.
A lenta diffusione
La riuscita dipende dai tempi e dalla sostanza utilizzata, che varia a seconda dell’azienda cui ci si rivolge. Per essere efficace deve diffondersi lentamente, in modo da sostituirsi all’umidità, fissandosi chimicamente all’interno dei capillari e formando uno strato idrorepellente stabile nel tempo. L’intervento si esegue su muri intonacati e solo con una fase successiva, l’intonaco viene asportato dalla zona degradata. Questo sistema è alternativo all’elettrosmosi.
Ecco un esempio di come appare una parete a cui viene iniettato il prodotto specifico che penetra nelle capillarità del muro, diffondendosi e distribuendosi in modo uniforme alla sua base.
“Fai da te”
Esistono dei kit completi di prodotto, attrezzatura e istruzioni con cui l’utilizzo della barriera chimica è sicuro e pratico, anche realizzandolo da soli.
La barriera meccanica
Si usa per intervenire su pareti in mattoni e in pietra naturale. La tecnica consiste nel “distacco della muratura umida dalle fondamenta” realizzando un taglio orizzontale nelle pareti portanti (perimetrali e interne) con l’uso di attrezzature speciali.
È un intervento particolare che prevede due alternative: in una si inserisce una guaina isolante (in vetroresina, liscia o bi-sabbiata) che fa da barriera all’umidità ascendente; nell’altra si utilizza una lamina che, oltre a bloccare l’acqua di risalita, ha la funzione di rendere la struttura più stabile. Lo spessore del taglio dipende dal problema e dalla necessità di salvaguardare il rivestimento; in questo caso infatti non viene mai operata una traccia passante. In più, per le murature inconsistenti e di spessore di 50 cm (e oltre) è prevista anche l’iniezione di malta in tutta la sezione del taglio.
Ecco un esempio di come si presenta una parete trattata con taglio nel muro che prevede l’inserimento di una lamina che blocca l’acqua in ascesa e tiene salda la struttura.
Se il supporto è in calcestruzzo, la soluzione può essere impermeabilizzare i muri con una specifica boiacca che, penetrando nel materiale, forma una rete di cristalli insolubili (cioè che non si sciolgono nell’acqua), in grado di sigillare le piccole fessure presenti nello spessore del muro fino a 30 cm.
L’elettrosmosi attiva
Indicata per murature fuori terra e anche interrate. Grazie a un impianto elettrosmotico che usa elettrodi applicati alla muratura (uno negativo posto in basso e uno positivo in alto) l’acqua viene rimandata verso il terreno e qui trattenuta. Il sistema si basa sulla formazione di un campo elettrico, maggiore e opposto a quello naturale presente nel muro umido. Nel caso di pareti fuori terra, l’acqua capillare viene allontanata in verticale, mentre nel caso di pareti interrate avviene in orizzontale. L’elettrodo negativo viene posto in genere ad almeno 20 cm sotto il livello del pavimento. Parte integrante dell’impianto è la centralina elettronica che alimenta il sistema e ne permette il monitoraggio continuo. Gli elettrodi si applicano alla muratura con tecniche diverse a seconda che si realizzino o meno delle tracce. Quando questo non è possibile, i cavi vengono fatti passare lungo i corsi di malta tra i mattoni.