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Gli impianti termici a radiatori sono ancora oggi, in Italia, i più diffusi. Se è vero, da una parte, che la loro sostituzione con sistemi alternativi comporta lavori invasivi, l’utilizzo di nuovi materiali e tecnologie li ha resi più performanti e in grado di convivere in modo ottimale anche in abitazioni di nuova concezione. Negli ultimi anni, inoltre, il design sempre più curato, lineare o dalle forme scultoree, ne ha ridefinito l’estetica. Al punto che, i radiatori sono oggi sempre più integrati anche nei progetti d’arredo.
Radiatori con descrizioni e prezzi
Quali materiali per i radiatori
Il punto di partenza consiste nella scelta del materiale e della finitura: il primo, in particolare, incide sulla seconda, ma anche su performance e costi. Inoltre, occorre tener conto dell’uso che si farà del radiatore e delle nostre abitudini, per esempio se passiamo tanto tempo fuori casa durante il giorno oppure no.
Usciamo di casa di prima mattina e vi ritorniamo solo tardi, la sera? Avremo bisogno di termosifoni che si scaldino velocemente. Se invece l’abitazione è “vissuta” durante il giorno, saranno preferibili prodotti che mantengano il calore più a lungo. Alcuni materiali, come l’alluminio, saranno più indicati nel primo caso altri; come la ghisa e l’acciaio, nel secondo. Lo stesso vale per le finiture.
1. Alluminio: pratico e confortevole
È un metallo che permette di realizzare radiatori di peso più contenuto rispetto a quelli in altri materiali. Sono spesso formati da elementi modulari e quindi componibili, adatti per ambienti di ogni volumetria, oppure più compatti e lineari, detti anche “a piastra”. Essendo leggeri, i corpi scaldanti possono essere fissati anche a pareti di basso spessore. La principale caratteristica dei radiatori in alluminio – un vantaggio, ma anche un limite – è la bassa inerzia termica: in pratica, si scaldano in modo rapido e ciò permette di modulare e tarare l’impianto per avere calore solo quando serve, consentendo un notevole risparmio energetico. L’ideale per le seconde abitazioni e quando si passa molto tempo fuori casa. Per contro, i caloriferi realizzati in questo materiale si raffreddano altrettanto rapidamente. L’alluminio – ricavato in genere dalla bauxite (roccia sedimentaria) – è resistente alla corrosione e duraturo, quindi adatto anche in ambienti umidi come bagno e cucina. È inoltre riciclabile al 100% e infinite volte, senza che le sue qualità vengano meno (molti radiatori sono oggi realizzati con materiale riciclato).
Elementi verticali composti in una sorta di parallelismo compongono Groove® di Cordivari Design, essenziale nelle linee. È in alluminio, disponibile in oltre 80 finiture. Quattro i modelli a 5 o 7 elementi, con dimensioni di L 28,4-41,6 x P 16 x H 180-200 cm e potenze a partire da 939 Watt. Prezzo da 752 euro + Iva. http://www.cordivaridesign.it
Byobu di Antrax IT è costituito da due componenti sottili di forma squadrata, che si muovono ruotando attorno a un perno centrale. Realizzato in alluminio riciclabile, in diverse finiture,
è disponibile in versione idraulica o elettrica. Misura L 38 x H 170 cm. Prezzo da 1.563 euro + Iva. http://www.antrax.it
Adatto anche per impianti a bassa temperatura, Fino di Ridea è realizzato in estruso di alluminio. Il design ultrasottile (spessore 3,5 cm) ne permette l’installazione anche in spazi contenuti. Potenze da 284 a 1.910 Watt. Nella misura L 39,9 x H 183,1 cm, con finitura bianco sablè, costa 472 euro + Iva. http://www.ridea.it
Blitz Super B4 di Fondital è in alluminio pressofuso con aperture sul retro che aumentano lo scambio termico di tipo convettivo ed è adatto anche per impianti a bassa temperatura. Gli elementi sono componibili, a partire da moduli larghi 8 cm e alti da 40,7 a 85,7 cm, con potenza da 92,4 Watt. http://www.fondital.com
2. Acciaio: duttile e resistente
Questa lega composta principalmente di ferro e carbonio viene molto utilizzata per realizzare termosifoni, poiché permette un’ampia versatilità di forme, originali e scultoree. Si può anche tagliare al laser, in modo preciso, senza imperfezioni. I radiatori in acciaio si scaldano abbastanza velocemente, ma non trattengono a lungo il calore dopo lo spegnimento dell’impianto, anche se si raffreddano meno velocemente dell’alluminio. L’acciaio è inoltre un materiale molto resistente alla corrosione e all’usura.
Veletta di Brem è dotato di una barra per gli asciugamani mentre, sul retro, prevede un pomolo magnetico su cui appendere l’accappatoio. In acciaio inox, è proposto in varie finiture, nelle dimensioni L 42-50 x H 135-175 cm. In versione beige sablé, nella misura da L 50 x H 175 cm, costa 1.357 euro. http://www.brem.it
Arpa 12 di Irsap è disponibile sia in versione verticale che orizzontale ed è composto da collettori a sezione circolare ed elementi in lamiera d’acciaio in un’ampia gamma cromatica e versatile nelle misure. Bianco, nella misura L 202 x H 54,4 cm, costa 617 euro + Iva; marrone costa +15%. http://www.irsap.com/it
Design senza tempo per Zana di Vasco, realizzato in acciaio, con tubi piatti disposti in verticale, disponibile in diverse finiture e in un’ampia gamma di misure, con larghezza da 30,4 a 102,4 cm e altezza da 140 a 300 cm. Le potenze sono comprese tra 359 e 4.634 Watt. http://www.vasco.eu
Cube della linea Ideas di Deltacalor accoglie asciugamani e oggetti e ha una cornice in acciaio che nasconde gli elementi riscaldanti. In base al modello, può avere 2 o 3 mensole dotate di punto luce per un’illuminazione soffusa. Esiste con potenze da 465 Watt e dimensioni di L 68 x P 5,7 x H 68-122-176 cm. Nella misura L 68 x P 5,7 x H 176 cm, con finitura nei colori Pastels, costa da 2.767 euro + Iva. http://www.deltacalor.com
Chime di Zehnder ha grandi tubi tondi, utili anche come appoggio per i teli da bagno. Realizzato in acciaio inox lucidato a mano, è disponibile in versione idraulica, elettrica o mista, con potenze a partire da 276 Watt. Larghezza 50 cm e altezza 100, 138 o 176 cm. Costa da 1.297,72 euro. http://www.zehnder.it
3. Materiali compositi
In alcuni casi il vero e proprio corpo scaldante risulta inglobato all’interno di un blocco in materiale lapideo o composito. Si tratta per lo più di radiatori “a piastra” realizzati con prodotti brevettati, a base di miscele di polveri di marmo o silice e quarzo, agglomerate con un polimero oppure resina acrilica. Il risultato è un composto duttile, ottenuto a freddo, che viene colato in uno stampo siliconico, che si solidifica poi a temperatura ambiente, senza bisogno di ulteriori fonti energetiche. Il corpo scaldante inglobato in questi materiali può essere di tipo elettrico, quindi dotato di una resistenza interna, oppure idraulico, con le classiche tubature per l’acqua calda. Il materiale ottenuto offre diversi pregi: è idrorepellente, antimuffa e antibatterico e in parte ripristinabile in caso di eventuali piccoli danneggiamenti. L’estetica della superficie, oltre a richiamare la pietra, può anche essere personalizzata con un motivo a propria scelta.
Ha uno spessore di soli 13 mm Celsius di Fiora, realizzato in Silexpol® (materiale riciclabile formato da una miscela naturale omogenea a base di silicio e quarzo agglomerati con un polimero). È disponibile nelle texture Concrete, Lastra, Liso, Pizzarra e Oak e in numerosi colori. Largo 54 cm, ha altezza 122, 152 o 182 cm. https://fiorabath.com/it
Ha texture geometrica Aperoso Livingstone® by Arblu, realizzato a base di polvere di marmo. È disponibile in versione elettrica, ad acqua e mista. Diverse le texture e i colori ed è anche possibile stampare un’immagine personalizzata. In versione elettrica con finitura bianca, nella misura L 55 x H 180 cm, costa 1.388 euro + Iva. http://www.arblu.it
4. Ghisa: calore costante
È il materiale dei primi radiatori, realizzati nella seconda metà dell’Ottocento, nati con gli impianti di riscaldamento centralizzato. La ghisa ha elevata inerzia termica, quindi i radiatori si riscaldano lentamente e trattengono a lungo il calore anche dopo lo spegnimento dell’impianto. Vanno bene per un uso continuativo, per contro sono molto pesanti. Oggi sono pochi i modelli presenti sul mercato, anche se negli ultimi anni sono stati proposti modelli in stile vintage, che abbinano un’estetica tradizionale a colori di tendenza.
Design industrial per il radiatore in ghisa Brera di Scirocco H, composto da elementi larghi 7,6 cm, modulabili in varie misure. La profondità è 18,6 cm e l’altezza di 51-66-75-95,5 cm (compresi piedini). Numerose le finiture, sia opache che lucide, metalliche o speciali. Nella misura L 45,6 x P 18,6 x H 75 cm, come in foto, costa 1.850 euro. http://www.sciroccoh.it
FORME E DESIGN
Le declinazioni offerte dai radiatori sono infinite, ma si possono catalogare in tre tipologie principali.
- Componibili. Sono costituiti da elementi modulari, di forma tubolare oppure piatta, da assemblare in base alle proprie esigenze di spazio, per avere un radiatore quasi su misura, sia in larghezza sia in altezza. Sono infatti disponibili sia in versione orizzontale sia verticale.
- A piastra. Si tratta di corpi radiatori monolitici, piatti e in genere piuttosto sottili. L’estetica è lineare ed essenziale. Grazie a questo tipo di design, il radiatore offre una superficie frontale maggiore, aumentando così lo scambio termico con l’ambiente. Scaldano in parte anche per irraggiamento (propagando il calore come fanno i raggi solari), con minor sollevamento di polvere.
- Scaldasalviette. Pensati principalmente per il bagno, sono formati da elementi orizzontali, talvolta ribaltabili, che accolgono asciugamani e biancheria.
- Altri, a piastra, dispongono invece di barre e ganci. Hanno spesso funzionamento anche elettrico, per un utilizzo in tutte le stagioni.
Le finiture dei caloriferi
La superficie del radiatore, indipendentemente dal materiale, è liscia e omogenea, ottenuta tramite un processo di lavorazione in diverse fasi. Quella finale consiste in genere nella verniciatura epossidica a base di polveri, fissate alla superficie con un trattamento ad alta temperatura che ne evita la corrosione e la rende molto resistente e bella nel tempo. Ampia è la gamma di colori e finiture, dal classico bianco, alle tonalità Ral, fino a quelle cromate, sabbiate o lucide. Occorre considerare però che non tutte offrono la stessa resa termica. In particolare, le superfici cromate riducono l’emissione di calore per irraggiamento del 30% circa rispetto a uno stesso modello colorato o bianco.
Radiatori ad acqua, elettrici o a funzionamento misto
La maggior parte dei radiatori presenti nelle nostre case è collegata all’impianto di riscaldamento. Ma ci sono delle situazioni in cui può essere utile avere uno o più apparecchi indipendenti, per un utilizzo più flessibile in tutte le stagioni. In molti casi lo stesso prodotto a catalogo è disponibile in più versioni.
Non dobbiamo pensare ai radiatori come a elementi isolati, ma parti terminali di un sistema, l’impianto termico, con al centro il generatore di calore (caldaia o altro). Esistono poi prodotti che possono funzionare anche in mancanza o con l’impianto di riscaldamento spento. Eccoli.
Ad acqua: il più diffuso
Detto anche “idraulico”, è il sistema più utilizzato e consiste nel collegamento dei radiatori alle tubature dell’impianto di riscaldamento – autonomo o centralizzato (in condominio) – alimentato dalla caldaia oppure da altri apparecchi, come una pompa di calore o una termostufa (a legna, pellet, cippato…). Il radiatore potrà scaldare solo quando il riscaldamento è acceso.
Elettrico: per un utilizzo occasionale
Questi radiatori scaldano grazie alla presenza di una resistenza interna (in genere una serpentina in rame) comandata da un termostato. Il consumo energetico è però più elevato. Sono quindi pensati per un uso saltuario, per esempio per riscaldare il bagno nelle mezze stagioni o per una seconda casa sprovvista di riscaldamento.
Ibridi: i vantaggi raddoppiano
Si tratta di radiatori a funzionamento misto, cioè idraulico ed elettrico, con il vantaggio che si possono accendere anche quando il riscaldamento è spento. Particolarità che si ritrova in molti scaldasalviette, pensati soprattutto per essere utilizzati in bagno.
La diffusione del calore avviene principalmente per convezione, cioè generando i moti d’aria: quella calda sale, mentre quella fredda scende, per poi scaldarsi e risalire di nuovo.
Step-by-Step della collezione Elements di Tubes Radiatori è realizzato in alluminio, con la superficie costituita da elementi ellittici plissettati, inclinati verso destra o verso sinistra. È a basso contenuto d’acqua, disponibile con modulo singolo (lungo 31,7 m e alto da 120 a 200 cm) o doppio (lungo 55,6 cm); la sporgenza dalla parete è 7,8 cm. Oltre che idraulico è anche elettrico. Costa da 834 euro + Iva. http://www.tubesradiatori.com
Lo scaldasalviette Leone di Tonon Evolution è interamente realizzato in acciaio inox AISI 304, con collettori laterali di forma cilindrica. Diverse le finiture, sia Ral sia in tinte speciali (qui nel color corallo). È proposto nelle dimensioni L 50 x H 75-120-150 cm, con 11-18-21 tubi a sezione tonda e potenze da 180 Watt. http://www.tonon.it
Lo scaldalviette Zoe di Toso Radiatori è realizzato in acciaio al carbonio, con elementi orizzontali squadrati, può essere richiesto a funzionamento idraulico, elettrico o misto ed è personalizzabile in varie finiture. Disponibile con larghezze da 40 a 100 cm e altezze da 149,8 a 180,8 cm. http://www.tosoradiatori.com
È composto da tubazioni incassate a pavimento o a parete, che trasportano l’acqua riscaldata dalla caldaia (o da un altro tipo di generatore) ai radiatori. Due sono le principali tipologie di collegamento: monotubo o a collettori.
Monotubo
Tipico delle abitazioni anni ’70-’80, è così chiamato perché vi è un’unica tubazione di mandata che raggiunge singoli radiatori collegati “ad anello”, per poi tornare al generatore. L’ultimo radiatore rimane però penalizzato, perché si scalda di meno. Va quindi previsto di maggiori dimensioni.
A collettori
In questo caso vi è un condotto di mandata che porta l’acqua calda dal generatore ai collettori e da qui, grazie a un circuito interno di collegamento diretto, l’acqua calda raggiunge ogni radiatore. Un condotto di ritorno riporta l’acqua diventata fredda al generatore. Il calore si diffonde in modo uniforme perché l’acqua calda arriva a tutti i radiatori insieme. Nel caso si voglia trasformare un impianto monotubo in quello a collettori è necessario rifare tutto, con necessità di opere murarie.
A BASSA TEMPERATURA
L’acqua che, riscaldata dalla caldaia o da un altro generatore di calore, passa ai radiatori può avere una temperatura di mandata alta oppure bassa. Il primo caso è quello degli impianti termici tradizionali (circa 70/80 °C), il secondo riguarda le nuove realizzazioni, in cui la temperatura può essere inferiore a 40 °C. Meno calore equivale a minori sprechi e a un risparmio in bolletta. Anche se, in teoria, qualsiasi modello può funzionare a bassa temperatura, è consigliabile prevedere radiatori appositamente progettati per questo tipo di impianti. Altrimenti bisogna considerare che si riduce l’efficienza, perché lo scambio di calore con l’ambiente è inferiore. Per ovviare a questo inconveniente occorrerà acquistare un calorifero di dimensioni maggiori.
Il risparmio si ottiene poi con generatori di calore ad alta efficienza, come le caldaie a condensazione, che recuperano i fumi della combustione e ottengono rendimenti elevati a temperatura più bassa rispetto ai modelli tradizionali.
Il generatore di calore
Oltre alla scelta dei radiatori, in caso di rifacimento dell’impianto, occorrerà valutare anche l’apparecchio cui collegarli. •Uno dei generatori di calore a maggiore efficienza è la caldaia a condensazione, l’unica a poter essere prodotta e immessa sul mercato (in base alla direttiva ErP o “Ecodesign”, operativa dal 26/09/2015). Il vantaggio è il rendimento elevato, che può superare il 100%. Il tutto, grazie alla caratteristica di recuperare, invece di disperdere come nei modelli tradizionali, gran parte del calore contenuto nei fumi di combustione. Inoltre emettono una quantità di gas inquinanti decisamente inferiore rispetto ai modelli normali.
Le alternative per riscaldare
Efficienti sono anche le pompe di calore, apparecchi che prelevano il calore presente nell’aria esterna, nell’acqua di falda o nel terreno e lo sfruttano per riscaldare l’acqua dell’impianto di riscaldamento. Vi sono poi le termostufe, che utilizzano, invece, questo combustibile ad alto rendimento. A differenza dei camini e delle stufe tradizionali, questi generatori di calore sono programmabili e possono essere collegati all’impianto di riscaldamento a termosifoni (o a pannelli radianti).
Jazz Hydromatic 30 di MCZ è una termostufa a pellet adatta per abitazioni fino a 325 mq, con 31 kW di potenza, che riscalda l’acqua per usi sanitari. L’accensione è rapida. In classe A+, ha Wi-Fi di serie che ne permette la gestione anche a distanza da smartphone. Misura L 61 x P 68,8 x H 133,7 cm. Costa 6.100 euro + Iva. http://www.mcz.it
La caldaia murale a condensazione Vitodens 222-W di Viessmann integra un bollitore in acciaio inox da 46 litri per l’accumulo dell’acqua calda. Ha interfaccia Wi-Fi e software per il monitoraggio dei consumi. Potenza utile da 1,9 a 32 kW. Rendimento massimo 109%. Classe A, che diventa A+ in abbinamento al telecomando Vitotrol 300. Misura L 60 x P 48 x H 90 cm. http://www.viessmann.it
Calcolare il fabbisogno termico
Nel caso della sostituzione di un radiatore esistente, è sufficiente installare un modello di pari potenza. Diverso, invece, il caso di una nuova installazione o di una modifica all’impianto, per i quali occorre calcolare il fabbisogno termico del locale da riscaldare o dell’intera abitazione. Tutto ciò che c’è da sapere.
Se, come nella maggior parte dei casi, i radiatori sono collegati al circuito termosanitario, è importante che questo venga correttamente dimensionato. Occorre, cioè, valutare la quantità di calore necessaria per riscaldare i locali e la potenza che serve per ottenere questo risultato.
Questione di potenza
Chiamata anche resa termica, è la capacità di un corpo scaldante di scambiare calore con l’ambiente, quindi la quantità di calore che il radiatore riesce a trasmettere all’ambiente nell’unità di tempo e a determinate condizioni di temperatura. Si misura in Kcal/h o, più spesso, in Watt (1 kW=kcal/h / 862 ) e viene calcolata in base alla norma europea EN442 e certificata da appositi istituti e laboratori con specifiche prove in condizioni standard. Il valore della potenza termica deve sempre essere indicata sulla scheda prodotto. Ma quanta potenza serve per riscaldare un ambiente? La risposta precisa la dà il termotecnico calcolando il fabbisogno termico, ovvero la quantità di calore che il radiatore deve fornire all’ambiente per mantenerlo a una temperatura confortevole.
Come stimare il fabbisogno termico
Il fabbisogno termico dipende da dimensioni del locale, esposizione, tipo di isolamento presente, materiali costruttivi, finestre e tipi di vetri. Non meno importante sono la zona geografica in cui si trova l’abitazione e le temperature medie esterne. Detto questo, per avere una stima del fabbisogno termico invernale di un’abitazione occorre moltiplicare il volume da riscaldare (può essere anche un solo locale) per un coefficiente termico, che indica le calorie necessarie per metro cubo.
Tale parametro oscilla tra le 30 e le 45 Kcal/mc, in base alle tipologia di edificio e alla posizione geografica: più basso, se l’abitazione è situata nel Sud Italia e in località costiere, più alto dove il clima è più rigido.
Nella tabella riportata in seguito abbiamo considerato un coefficiente termico di 35 Kcal/h per ogni metro cubo, per riscaldare abitazioni di diversa metratura, con soffitti di 270 e di 290 cm. I calcoli possono essere effettuati anche per singoli locali.
Tradotto in pratica
Dopo aver compiuto queste operazioni, rimarrà da calcolare il numero di termosifoni che occorre acquistare. Anche in questo caso possiamo fare una stima. Ipotizziamo di aver individuato un classico modello modulare con potenza di 1.500 Watt, nel caso di una casa di 60 mq con fabbisogno termico di 6.600 W, serviranno circa 4 radiatori, se di 71 ne serviranno 5. Lo stesso calcolo può essere eseguito anche per singolo locale. Nel caso di radiatori a funzionamento misto o solo elettrico, è importante considerare la potenza termica necessaria anche in queste modalità. Il dato, anche in questo caso, è riportato sulla scheda tecnica del prodotto.
NON SCALDA ABBASTANZA?
Può essere a causa di una bolla d’aria, che impedisce la circolazione dell’acqua nel radiatore. In genere, basta aprire la valvola di sfiato, facendo uscire un po’ d’acqua
Che cos’è il delta T
Sulle schede tecniche dei radiatori, accanto a quello della potenza si trova anche il valore Δt. Per esempio Δt=50 °C oppure Δt=30 °C; Δt indica la differenza tra la temperatura media dell’acqua contenuta nel termosifone e quella ambiente, cioè la temperatura dell’aria di quel locale.
La resa calorica o potenza termica, misurata in Watt, viene solitamente valutata sulla differenza (∆) tra una temperatura media dell’acqua di 70 °C e dell’ambiente di 20 °C, cioè ∆t=50 °C. Però, nei nuovi impianti il valore può arrivare a ∆t=30 °C o ∆t=20 °C. Nel primo caso la potenza termica richiesta sarà superiore, nel secondo inferiore.
Dove si devono mettere i caloriferi? In che posizione all’interno della casa
Per tradizione, il radiatore è posto sotto la finestra, poiché in questo modo contrasta gli eventuali spifferi di aria fredda provenienti dal serramento. L’aria calda, che si diffonde prevalentemente per convezione, sale verso il soffitto e si distribuisce in modo più uniforme, garantendo un comfort migliore. Inoltre, questa collocazione è comoda perché il radiatore occupa uno spazio difficilmente utilizzabile. Se però la casa è ben coibentata e i serramenti sono a tenuta, si ha maggiore libertà. Nel caso di un radiatore alto, è comunque necessario trovare una collocazione diversa, in ogni caso lungo una parete perimetrale esterna, e anche in questo caso meglio se in prossimità della finestra, per agevolare la distribuzione del calore. •Bisogna inoltre evitare di inserire il radiatore in una nicchia piccola o dietro una porta, perché la sua resa si riduce. Per lo stesso motivo è sconsigliato anche l’uso di copricaloriferi. Importanti, poi, sono le distanze: la cosa migliore è installare il radiatore a 5 cm dalla parete, 12-15 cm dal pavimento e a circa 10 cm da eventuali mensole.
Sostituire i caloriferi
Per evitare squilibri all’interno dell’impianto, è consigliabile che il nuovo radiatore abbia la stessa potenza del precedente. Lo stesso per quanto riguarda gli interassi, cioè la distanza fra punto di carico e di scarico dell’acqua: anche in questo caso, se non si intende modificare l’impianto, va scelto un radiatore con gli stessi interassi di collegamento, così il lavoro risulta molto più semplice. Alcuni radiatori sono studiati proprio per agevolare la sostituzione di vecchi modelli, grazie a un sistema di collegamento idraulico a tubi flessibili che permette di intervenire in modo non invasivo sugli impianti esistenti, senza ricorrere a opere murarie. Nel caso di ristrutturazione totale, se si vuole cambiare posto al radiatore, è necessario spostare le tubazioni. I lavori vanno eseguiti a impianto spento e vuoto, quindi è necessario far defluire l’acqua che circola nell’impianto che, a lavori terminati, sarà rimessa in circolo. Nel caso di condominio, i lavori vanno eseguiti dopo aver avuto il consenso dell’amministratore.
EVITARE IL FAI DA TE
Per l’installazione, ma non solo. Anche se si tratta di una semplice sostituzione, vale sempre la raccomandazione di affidarsi a un tecnico qualificato
Consigli per contenere i consumi
Il contenimento dei consumi domestici per il riscaldamento non è solo una questione economica, in quanto spesa che grava sul bilancio familiare. È anche una scelta ecologica, perché si traduce in minori emissioni di CO2 nell’atmosfera. Ma come riuscirci senza rinunciare al comfort termico? Ce lo spiega l’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile).
10 regole per riscaldare bene la casa
L’Enea ha stilato lo scorso ottobre le linee guida per riscaldare la casa evitando inutili sprechi, bollette salate e allo stesso tempo sanzioni. Eccole in sintesi.
1 Effettuare la manutenzione degli impianti
Non solo per risparmiare, ma anche per garantire sicurezza. Un impianto correttamente mantenuto, con i filtri puliti, senza incrostazioni di calcare e ben regolato, consuma e inquina meno.
2 Controllare la temperatura degli ambienti
La normativa autorizza a mantenere in casa una temperatura che non superi i 19 °C, ma con due gradi di tolleranza, ritenuti più che sufficienti a garantire il comfort necessario. Ogni grado in più comporta consumi anche notevolmente maggiori, in dipendenza del grado di isolamento delle pareti esterne. Inoltre l’aria calda e secca è anche nociva per le vie respiratorie.
3 Fare attenzione alle ore di accensione
Di notte, quando si dorme, è sufficiente che la temperatura non scenda al di sotto dei 12-13 °C per evitare la formazione di eventuali condense. Inoltre, in una casa ben costruita il calore che le strutture accumulano quando l’impianto termico è acceso garantisce un sufficiente grado di comfort anche nel periodo di spegnimento*.
* Il tempo massimo di accensione giornaliero dell’impianto è stabilito dalla legge, ma dipende dalla zona climatica di appartenenza. Così, per esempio, nelle fasce costiere del Sud Italia, classificate come zone climatiche “B”, durante il periodo di accensione del riscaldamento, che va dal 1° dicembre al 31 marzo, l’impianto termico non può stare in funzione per più di 8 ore al giorno. Diversamente, nella zona “E” di gran parte dell’Italia del Centro Nord, l’impianto potrà stare acceso dal 15 ottobre al 15 aprile e per un massimo di 14 ore giornaliere.
4 Schermare le finestre durante la notte
Chiudendo persiane e tapparelle oppure mettendo tende pesanti si riducono le dispersioni di calore verso l’esterno.
5 Lasciare libero lo spazio vicino ai radiatori
Evitare di mettere tende, mobili o schermi davanti ai radiatori e di utilizzare questi ultimi per stendere la biancheria. Tutto ciò impedisce la corretta diffusione del calore ed è quindi fonte di sprechi. Al contrario, è opportuno inserire un pannello riflettente tra la parete e il calorifero, specie nei casi in cui quest’ultimo sia incassato nella parete (riducendone spessore e grado di isolamento). Anche un semplice foglio di carta stagnola contribuisce a ridurre le dispersioni verso l’esterno. Attenzione inoltre a non lasciare troppo a lungo le finestre aperte: per rinnovare l’aria in una stanza bastano pochi minuti e si evitano inutili sprechi.
6 Fare il check-up alla propria casa
Chiedere a un tecnico di valutare il grado di efficienza di un immobile, con l’elaborazione di una diagnosi energetica o di un attestato di prestazione energetica (Ape) è l’unico modo per misurare oggettivamente consumi e costi e, per determinare interventi, per risparmiare energia**.
**La diagnosi energetica e l’attestato di prestazione energetica (APE), se condotte da esperti certificati, sono strumenti indispensabili per ristrutturare casa con un occhio al risparmio (che si somma alle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica o la ristrutturazione e al “Conto termico”). La prima consiste nell’acquisizione di informazioni di natura energetica di un immobile al fine di individuare gli interventi da mettere in atto per ottimizzare i consumi. Il secondo si limita a valutare le prestazioni energetiche in base alle caratteristiche costruttive dell’edificio.
7 Impianti di riscaldamento innovativi
È sempre opportuno valutare se non sia il caso di sostituire la vecchia caldaia. I nuovi generatori di calore oggi in commercio – caldaie a condensazione e pompe di calore – prevedono soluzioni tecniche, accorgimenti costruttivi e sistemi di controllo che assicurano rendimenti molto elevati. ***.
***Per i generatori di calore oggi la legge impone l’installazione di caldaie a condensazione e di pompe di calore ad alta efficienza. Ove possibile si potranno anche installare sistemi ibridi (cioè la caldaia a condensazione abbinata a una pompa di calore), meglio se connessi con collettori solari per la produzione di acqua calda o fotovoltaici per l’energia elettrica. Si potrà anche valutare di installare caldaie alimentate a biomassa (per esempio a pellet), in questo caso facendo molta attenzione ad assicurare la manutenzione e la pulizia del bruciatore, per assicurare una buona combustione e ridurre al massimo le emissioni.
Anche tutti questi interventi risultano molto convenienti, grazie alla possibilità di fruire degli sgravi fiscali dell’ecobonus e, in alcuni casi, del Conto Termico.
8 Regolazione della temperatura e soluzioni tecnologiche innovative.
È indispensabile dotare il proprio impianto di una centralina di regolazione automatica della temperatura ambiente. Tale strumento, rilevando i gradi effettivi all’esterno e all’interno della casa, riesce infatti a ottimizzare i consumi fornendo la quantità di energia necessaria per mantenere la temperatura impostata ed evitando inutili picchi o sbalzi di potenza****.
****La centralina consente la programmazione oraria, giornaliera e settimanale dell’impianto e garantisce inoltre un ulteriore risparmio energetico, permettendo di riscaldare solo nei periodi di tempo in cui l’immobile risulta abitato. Anche la domotica aiuta a risparmiare. Cronotermostati, sensori di presenza e regolatori elettronici consentono di regolare, adesso anche a distanza tramite il cellulare, la temperatura delle singole stanze e il tempo di accensione degli impianti di riscaldamento, in modo da regolarli, mantenerli in funzione o di attivarli preventivamente, quando necessario.
9 Applicare le valvole termostatiche
Come vedremo, queste apparecchiature servono a regolare il flusso dell’acqua calda nei termosifoni, consentendo di non superare, negli ambienti in cui sono installate, la temperatura impostata in media per l’intero appartamento, specie nelle stanze esposte verso sud, spesso riscaldate già dal sole.
10 Contabilizzazione del calore
In condominio rappresenta una concreta possibilità di risparmio, in quanto consente di gestire in autonomia il riscaldamento del proprio appartamento e permette, al singolo utente, di pagare le spese solo in base al proprio consumo. In questo caso è ancora più importante prevedere l’installazione di valvole termostatiche e di sistemi domotici.
VALVOLE TERMOSTATICHE E CONTABILIZZAZIONE
In un’ottica di risparmio energetico, le valvole termostatiche sono diventate obbligatorie (tranne in pochi casi) dal 30 giugno 2017 per gli impianti di riscaldamento centralizzati, ma sono raccomandate anche per quelli autonomi. La loro funzione è quella di regolare la temperatura del singolo radiatore in ogni ambiente, entro i limiti di legge, adeguando il consumo di energia in base alle necessità. È così possibile avere più calore in determinati ambienti (come il bagno) e meno negli altri (camere da letto o cucina). In condominio c’è poi il vantaggio di un utilizzo autonomo dell’impianto. Nella pratica, la valvola termostatica, attraverso la manopola graduata (generalmente a 5 livelli) regola l’afflusso dell’acqua calda nel radiatore, in modo che raggiunga la temperatura ambiente impostata.
Il funzionamento
All’interno, il dispositivo si compone di un motore di comando, collegato a un sensore, e di un attuatore o otturatore. Il primo è un elemento metallico contenente cera, liquido o gas: quando la sonda rileva una variazione della temperatura ambiente, il volume di tale sostanza cambia, andando ad azionare l’attuatore, un corpo cilindrico simile a un tappo. In pratica, se la temperatura ambiente aumenta, la pressione del fluido sale di conseguenza, spingendo l’otturatore in posizione di chiusura. Al contrario, quando la temperatura diminuisce, la pressione del fluido si riduce e l’otturatore va in direzione d’apertura. Nel primo caso, l’attuatore impedisce all’acqua calda di circolare nel radiatore e a questo di cedere calore, nel secondo viene ripristinata.
I modelli smart
Si tratta di testine termostatiche elettroniche, regolabili a distanza, tramite app per smartphone, con collegamento wireless a una centralina. Tra le funzioni, la gestione intelligente dell’erogazione di calore in base alle condizioni dell’ambiente. Adatto anche per ristrutturazioni, il sistema può essere applicato a radiatori esistenti, semplicemente sostituendo le vecchie testine termostatizzabili.
La ripartizione delle spese
Le valvole termostatiche permettono la contabilizzazione del calore e un nuovo tipo di ripartizione delle spese in condominio. In base alla norma tecnica Uni 10200 (che introduce il concetto di “quota per potenza termica impiegata”) ciò avviene secondo un criterio composito. Il consumo totale viene suddiviso in “volontario” (quello effettivo), che ha costi variabili legati all’uso, e “involontario” (indipendente dal consumo), con un costo fisso. I primi si calcolano con la lettura dei contabilizzatori; i secondi in base ai millesimi di riscaldamento.
Quando non c’è l’obbligo
In alcuni casi stabiliti dalla legge si può fare a meno dell’installazione delle valvole termostatiche. Innanzitutto, se l’impianto è autonomo, a meno che quest’ultimo non sia nuovo o oggetto di rifacimento. In questo caso si parla di “sistemi di regolazione automatica della temperatura ambiente nei singoli locali”. Non sono obbligatorie, inoltre, negli edifici sprovvisti di un sistema di contabilizzazione del calore, che non si sono potuti adeguare alla legge, per esempio a causa di impossibilità tecnica oppure per non efficienza in termini di costi.
Tali casi devono essere valutati e certificati da un’apposita relazione tecnica sottoscritta da un professionista abilitato (in base alla norma UNI EN 15459). Nel caso in cui, invece, risulti impossibile l’installazione dei sotto-contatori (posizionati a monte dell’impianto di riscaldamento), i singoli condòmini sono comunque obbligati a installare i ripartitori individuali sugli elementi radianti presenti negli appartamenti.
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