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Con l’impianto di riscaldamento ad acqua, quando si è nella situazione di poter (o dover) scegliere la modalità di diffusione del calore negli ambienti, la domanda da porsi è la seguente: meglio un impianto a vista con i nuovi, efficienti e scenografici radiatori, oppure nascosto sotto il pavimento o nei muri o nel soffitto, con i sistemi radianti, oggi particolarmente performanti.
Se invece si deve scegliere come produrre il calore per scaldare l’acqua che scorre nel circuito di riscaldamento ed entrano in gioco argomenti quali le fonti da utilizzare, le performance della macchina e il costo di gestione, le alternative più alla portata sono tre: caldaia, pompa di calore, camino o stufa.
Non sono decisioni facili, nemmeno se si tratta di una semplice sostituzione e non del rifacimento dell’impianto di riscaldamento ad acqua, perché le soluzioni sono effettivamente tante. Occorre allora fare una valutazione attenta in base alle proprie esigenze, considerando le caratteristiche dell’edificio/casa, la potenza termica necessaria e le fonti energetiche utilizzabili; non ultimo l’aspetto economico che va calcolato a lungo tempo.
Un’analisi energetica mirata, con una progettazione dell’impianto, è indispensabile per le nuove costruzioni e quando si deve rifare totalmente l’impianto. Sono compiti che si devono affidare a un termotecnico oppure direttamente a uno dei produttori del settore che offrono tale servizio.
Dal centralizzato all’autonomo: occhio alle spese
Con la riforma del condominio, dal 2013 è possibile per un condomino staccarsi dall’impianto di riscaldamento centralizzato ad acqua, a condizione che non si provochino «notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri». È necessario darne comunicazione all’amministratore e fare eseguire una perizia da un tecnico abilitato per confermare la fattibilità dell’intervento. Chi sceglie di rendersi autonomo resta tenuto al pagamento delle spese per la manutenzione straordinaria dell’impianto e per la sua messa a norma.
Incentivi statali
Nel quadro generale delle misure volte a ridurre il consumo energetico e le emissioni inquinanti, sono previste una serie di agevolazioni per quanti sostituiscono il vecchio impianto di riscaldamento.
Impianto di riscaldamento ad acqua: diffondere calore con i radiatori
Tradizionale è ormai solo il principio che regola il sistema di cui fanno parte. Del tutto nuove l’estetica e le loro performance tecniche che li hanno trasformati in oggetti d’arredo efficientissimi. Ogni apparecchio riscalda per convezione l’aria con cui viene a contatto; questa, a sua volta, riscalda la stanza. In altre parole, dal radiatore si propaga un flusso di aria calda che, leggera, si muove verso l’alto cedendo calore all’ambiente. Raffreddandosi, l’aria ridiscende. E il moto ricomincia. In genere i radiatori richiedono acqua a una temperatura elevata (circa 70-80° C) ma, molto più efficienti e performanti che in passato, usano meno energia proprio come quelli degli impianti a bassa temperatura. Certamente il loro rendimento dipende anche dal materiale con cui sono realizzati.
Vantaggi
Sicuramente la facile gestione e la possibilità di intervenire sul singolo corpo scaldante. L’altissima efficienza acquisita nel tempo rende i nuovi radiatori affidabili e a risparmio. Mentre il design e le finiture di qualità permettono al contempo di decorare la casa.
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Come è fatto l’impianto di riscaldamento ad acqua con i radiatori
È costituito da tubi incassati a pavimento e a parete nei quali circola l’acqua riscaldata dal generatore e due sono le tipologie di impianto e la differenza sta nel collegamento tra generatore e corpi scaldanti: circuito a collettori (“a ragno”, verticale) e circuito monotubo (“ad anello”, orizzontale).
- 1. A collettori
Un condotto (di mandata) porta l’acqua calda dal generatore ai collettori e da qui, grazie a un circuito interno di collegamento diretto, il fluido caldo raggiunge ogni radiatore. Un altro condotto, di ritorno, riporta l’acqua diventata fredda al generatore.
Pro
L’acqua viene inviata contemporaneamente a tutti i radiatori e il calore si diffonde in modo uniforme.
Contro
Essendo diramato, l’impianto richiede un intervento di posa invasivo, anche se non particolarmente complesso. - 2. Monotubo
Un tubo unico parte dal generatore di calore e raggiunge i radiatori in serie: dal primo procede al secondo e così via per tutti gli altri, per poi ritornare alla fonte.
Pro
La posa è meno invasiva e le singole porzioni di tubo hanno una maggiore tenuta.
Contro
L’ultimo radiatore allacciato è penalizzato, perché l’acqua è meno calda rispetto a quella degli altri apparecchi. Per ottenere una buona resa termica conviene installare un corpo scaldante più grande.
Radiatori potenti quanto?
La quantità di calore “rilasciata” dal radiatore, cioè la sua resa termica o potenza, è espressa in Watt ed è indicata sulla scheda del prodotto (obbligatoria) e sui cataloghi delle aziende produttrici.
• Per stabilire i Watt necessari a riscaldare un ambiente basta fare un calcolo, a partire da larghezza, lunghezza e altezza del locale (quindi dal suo volume espresso in metri cubi). Si moltiplica il volume della stanza per il numero di Watt/mc necessari a garantirle una temperatura ottimale (coefficiente di resa termica volumetrica).
• Nel caso di abitazioni prive di coibentazione termica alle pareti esterne (cappotto) e con serramenti datati (vetri singoli) – come quelle degli anni ’60-’80 – si può tenere conto di 45 W/mc per il bagno e di 38 W/mc per le altre stanze. Il conto è dunque “mc locale x valore W/mc“. Il risultato ottenuto corrisponde ai Watt che il radiatore deve avere.
• Per le abitazioni energeticamente riqualificate, i W/mc si abbassano rispettivamente a 40 e 30.
Qual è il radiatore adatto?
Per questa valutazione, il fattore da considerare è la destinazione d’uso del locale e poi una serie di vincoli: fabbisogno energetico, dimensione della stanza, aperture, posizione dell’arredamento. Come vedremo, conta poi la collocazione del corpo scaldante che deve permettere al calore di diffondersi bene e riscaldare l’intero volume. Se in passato i caloriferi venivano messi esclusivamente sotto le finestre o in nicchie realizzate ad hoc, oggi ai nuovi modelli – che hanno spesso sviluppo verticale, sono ultrasottili e un design da esibire – viene destinato un posto di rilievo.
Tre tipi di radiatore, mille varianti:
- Scaldasalviette Esteticamente diverso dal normale termosifone, ma con identico meccanismo (ad acqua, elettrico o misto), deve il suo nome alla sua funzione secondaria: quella di asciugare e scaldare le spugne. L’impiego è dunque pensato per i bagni e le lavanderie. Esiste in moltissime versioni.
- A piastra Il vantaggio principale è la velocità con cui si scalda e inizia a diffondere calore. Questo lo rende perfetto negli impianti a bassa temperatura: basta, infatti, acqua a 35-42° C per avere la massima efficienza. Ideale l’abbinamento con caldaie a condensazione, solare termico e pompe di calore.
- A colonna Si chiama così perché è composto da varie colonne che distribuiscono il calore radiante in tutta la stanza. È un modello perfetto per spazi ampi e con soffitti alti, in cui è necessario molto calore per avere una temperatura corretta. Si può installare in posizione orizzontale o verticale, anche sotto le finestre.
I materiali giusti per i radiatori
Un altro fattore chiave, che incide sulle performance e sul costo dei radiatori in un impianto di riscaldamento ad acqua, è la materia prima con cui sono realizzati. Quelli di nuova generazione sono molto più leggeri rispetto ai modelli in ghisa, di una volta; oggi sono soprattutto due i materiali impiegati, ciascuno con pro e contro: per scegliere bisogna considerare, di nuovo, la resa termica necessaria a cui, questa volta, va aggiunta la funzione l’estetica.
Alluminio
Più costoso della lamiera d’acciaio, ma decisamente più rapido a riscaldarsi (e anche a diventare freddo, quando l’impianto viene spento). Resiste alla corrosione ed è quindi adatto in stanze umide, come bagni e cucine. I radiatori in alluminio sono ideali quando c’è bisogno di un rilascio quasi istantaneo di calore. Leggeri, si installano facilmente al muro, anche quando la parete ha poco spessore e non richiede un fissaggio in profondità.
Acciaio
Si scalda altrettanto velocemente, ma si raffredda più lentamente. È necessario però valutarne lo spessore impiegato: generalmente i radiatori di qualità sono realizzati con acciaio di 1,5 millimetri; spessori inferiori potrebbero creare problemi a seguito della pressione esercitata all’interno dell’impianto.
Impianto di riscaldamento ad acqua: diffondere calore con i sistemi radianti
Oggi sono un’alternativa confortevole, che lascia libere le pareti. Facile l’installazione nelle case nuove, meno la sostituzione di un impianto tradizionale. Si posano soprattutto a pavimento, ma anche a parete e a soffitto. Il calore viene fornito all’ambiente per irraggiamento e si propaga in modo uniforme, soprattutto entro i due metri.
Se correttamente dimensionati e utilizzati, nonché collegati a un generatore idoneo (caldaia a condensazione o un sistema termico solare), permettono di contenere i consumi (anche del 30%), poiché richiedono acqua a bassa temperatura (max 40° C). Se, invece, questa è fredda (circa 10° C), possono raffrescare gli ambienti. La posa è spesso meno invasiva di quanto si pensi. Esistono anche in versione a infrarossi, elettrici, con un utilizzo però molto limitato. La norma UNI EN 1264-4:2009 è il riferimento per la corretta installazione delle superfici radianti: requisiti dei materiali e prescrizioni per la posa.
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Come è fatto l’impianto di riscaldamento ad acqua con i sistemi radianti
È composto da tubazioni – serpentine – di andata e ritorno, di piccolo diametro (variabile secondo i tipi, ce ne sono di pochissimi mm), all’interno delle quali circola l’acqua.
• I condotti vengono posizionati (in opera o in fabbrica) su supporti (talvolta isolanti, di materiale e spessore differenti in base alla tipologia e all’applicazione), seguendo un andamento a spirale, che garantisce la diffusione omogenea del calore. I supporti possono essere semirigidi o a tappeto (spessore sottilissimo).
• Lo spessore totale dell’impianto è variabile, come detto, e può comportare un aumento dell’altezza del pavimento complessivamente di circa 4-5 cm, tranne nei sistemi a spessore minimo adatti anche a essere sovrapposti a rivestimenti esistenti. In alternativa all’installazione a pavimento, che resta quello più diffuso, i pannelli radianti possono essere posati anche a parete o a soffitto. Quelli a terra sono però i modelli che permettono di sfruttare al meglio le potenzialità del sistema a basse temperature, evitando accumulo di calore verso l’alto, dove non serve.
Le applicazioni
- A pavimento – di norma i supporti con (o per) le serpentine vengono applicati sopra il massetto degli impianti elettrico e idraulico, interponendo materiale isolante, se occorre; successivamente vengono ricoperti da un ulteriore strato cementizio specifico. Sopra questo viene poi posato il rivestimento.
- A parete – in base al tipo di supporto delle serpentine, si posano in maniera differente: pannelli già predisposti (in cartongesso oppure nello stesso materiale di quelli per il pavimento); elementi prefabbricati con le tubazioni preinserite e con i pannelli di finitura; sistemi da realizzare in opera.
- A soffitto – moduli preassemblati si installano in aderenza al plafone o a un controsoffitto.
Vantaggi
• È un sistema versatile invisibile e non vincolante.
• Si integra perfettamente con i generatori di calore a energia rinnovabile.
• È adattabile a tutti gli edifici e a ogni contesto architettonico; talvolta è una scelta obbligata per evitare di intaccare la muratura.
• In abbinamento a un impianto di ventilazione meccanica controllata, assicura la qualità dell’aria indoor.
• Gestito da un sistema di controllo termico integrato smart, fa risparmiare e garantisce comfort.
Compatibile con tutti i materiali, tranne uno
L’impianto radiante è adatto a tutti i tipi di rivestimenti: parquet, gres, laminato e marmo. Meglio invece evitare la moquette, che ostacola il trasferimento di calore.
• Conviene scegliere prima il materiale da posare, in modo da valutare il sistema di riscaldamento più adatto e la tipologia di massetto idonea. Per esempio, il parquet in legno massello – che è isolante – trasmette meno calore rispetto alle piastrelle in ceramica, che invece rilasciano calore gradualmente.
Sovrapposto al rivestimento esistente
Oggi sono diffusi i sistemi a pavimento che si applicano senza doverlo rimuovere. Quindi è sbagliato pensare che siano da valutare solo in fase di ristrutturazione o prima che l’edificio venga costruito. Non occorre smantellare: si usano supporti extraleggeri di 2 mm. Si applica un profilo termoisolante che delimita l’impianto; si adagiano i “tappeti” con le tubazioni che, grazie alla loro flessibilità, si adattano facilmente; si posa un sottile massetto autolivellante che ricopre tutto e si termina con il rivestimento.
Temperature e consumi nell’impianto di riscaldamento ad acqua
Un sistema di termoregolazione e di contabilizzazione del calore è obbligatorio negli impianti di riscaldamento centralizzati. Uno dei settori su cui intervenire per contenere i consumi energetici è il patrimonio edilizio esistente, responsabile per il 40%. In questo quadro, l’Italia ha reso obbligatoria negli impianti centralizzati l’installazione di dispositivi per la termoregolazione e per la contabilizzazione del calore. Il termine ultimo è ormai scaduto. Impedimenti tecnici all’adeguamento dell’impianto devono essere certificati da un tecnico, con una dettagliata relazione. Con il riscaldamento in modalità On, la legge indica in 20 °C, con una tolleranza di 2 gradi, la temperatura massima ammessa negli ambienti.
I vantaggi
Ogni condomino può decidere se e quali caloriferi fare funzionare, a quale temperatura e in quali momenti nell’arco della giornata.
• La contabilizzazione dei consumi individuali consente di pagare per i consumi reali (più una percentuale delle spese di manutenzione). Una conoscenza puntuale dei propri consumi di calore permette di controllarli e ottimizzarli.
• Un comportamento più virtuoso e sostenibile non può che avvantaggiare il bilancio economico familiare e anche l’ambiente, grazie alle minori emissioni.
Il quadro legislativo
Il 25 ottobre 2012 il Parlamento europeo ha approvato la Direttiva 27 sull’efficienza energetica. L’Italia ha inizialmente recepito la Direttiva Europea nel mese di luglio del 2014, mediante il Decreto Legislativo n. 102, integrato poi dal Decreto Legislativo n. 141/2016. Il termine ultimo per l’installazione dei dispositivi di regolazione e contabilizzazione del calore è stato più volte posticipato. Ultima data: 30/6/2017.
Sui radiatori: due piccoli dispositivi
L’applicazione dei dispositivi va eseguita da personale specializzato: è necessario infatti che questi vengano tarati con i dati di ogni radiatore. Il 17% delle famiglie italiane vive in edifici costruiti nella prima metà del ‘900, mentre il 60% abita in immobili edificati tra il 1950 e il 1989. Nella maggior parte di questi ultimi non c’è un circuito separato per ogni unità immobiliare e la rete di distribuzione del calore è verticale: le abitazioni ricevono il fluido termovettore dai montanti verticali che servono i locali di ogni piano dell’edificio posti in colonna. Questo tipo di impianto, presente nelle case della quasi totalità dei condomini, richiede la contabilizzazione indiretta. Quando invece l’impianto è orizzontale, la contabilizzazione è diretta (come nei sistemi radianti).
- 1) La valvola termostatica
Sostituisce la vecchia valvola fissa presente sul radiatore e permette di regolare la temperatura di ogni ambiente, entro i limiti di legge, adeguando il consumo di energia. È consentito quindi un utilizzo autonomo dell’impianto: la valvola regola l’afflusso dell’acqua calda nel radiatore in modo da raggiungere la temperatura ambiente impostata attraverso la testina girevole, rispetto a quella che via via registra.
• La valvola è composta da due parti: il sensore (termostato) e l’attuatore (valvola), che lavorano in sinergia. Il sensore è un contenitore metallico con cera, liquido o gas: al variare della temperatura ambiente, il volume di questa sostanza cambia, andando ad azionare l’attuatore. Se la temperatura ambiente aumenta, la pressione del sensore sale, spingendo l’otturatore in posizione di chiusura. Quando la temperatura diminuisce, la pressione del fluido si riduce e l’otturatore va in direzione d’apertura. In pratica: quando nell’ambiente si raggiunge la temperatura impostata, l’attuatore impedisce all’acqua calda di circolare nel radiatore e a questo di fornire altro calore. Quando invece la temperatura nell’ambiente si abbassa, l’attuatore ripristina la circolazione dell’acqua calda nel radiatore. - 2) Il ripartitore (contabilizzatore)
È uno strumento che misura in maniera proporzionale la quantità di calore emessa da ogni radiatore e consente di conoscere i consumi di questo (e quindi di ogni unità immobiliare), permettendo al condomino di pagare in relazione a essi. In realtà rileva dei dati che saranno confrontati con quelli complessivi del condominio e che consentiranno di ripartire tra i vari radiatori il totale dell’energia termica usata. Il funzionamento si basa su due sensori: uno installato a contatto col radiatore, che ne registra la temperatura media, mentre l’altro rileva quella ambiente. Dalla differenza tra le due si ottiene il “consumo di calore”.
• Nei nuovi ripartitori è presente un modulo radio per la lettura dei dati dall’esterno della casa. Diversi sono i metodi di raccolta dei dati: sistemi drive-by (un tecnico dotato di dispositivo ricevente si reca periodicamente presso il condominio per scaricare i dati) e altri dove i dispositivi di ricezione vengono installati nei vani scala e trasmettono le letture quotidianamente via rete GSM/GPRS.
Sempre in coppia
• La legge non permette dubbi: sui radiatori è necessario applicare sia la valvola con testa termostatica sia il ripartitore.
• È vietata ogni manomissione (tranne la regolazione della valvola entro gli step previsti).
Sul sistema radiante
Regolando la temperatura ambiente della casa, l’impianto si autocalibra per mantenere costante il comfort richiesto. E intanto se ne calcola il consumo.
Recuperare le dispersioni
Gli impianti termici a distribuzione orizzontale dell’acqua, tra i quali quelli radianti, sono la tipologia più recente: l’utilizzo di pompe di circolazione molto silenziose, negli ultimi anni, ha soppiantato, nelle nuove costruzioni, la distribuzione verticale dove il fluido circola per gravità, anche laddove si realizzano sistemi di riscaldamento con i radiatori.
• La pompa di circolazione ha il vantaggio ulteriore di aumentare considerevolmente la portata del fluido termovettore (cioè l’acqua calda), con una rete di distribuzione più snella, con tubazioni di diametro minore (meno invasivi). E di consentire un’agevole contabilizzazione del calore.
• Un vantaggio dei sistemi orizzontale è che generalmente l’intera rete di distribuzione è interna all’involucro riscaldato (cioè l’abitazione), cosicché le dispersioni di calore delle tubazioni sono in gran parte recuperate, perché il caldo resta comunque negli ambienti.
Un solo contatore per ogni appartamento
Le soluzioni tecniche per contabilizzare il calore sui sistemi radianti sono analoghe a quelle previste per i radiatori dei sistemi verticali, ma molto più semplici e snelle.
• In questo caso, non essendoci i radiatori, non servono le valvole: basta un solo dispositivo per impostare la temperatura in tutta l’abitazione.
• Il contatore di calore, dimensionato in base all’impianto, viene posto sulla tubazione a monte del collettore di distribuzione radiante (contabilizzazione diretta). In questo sistema si realizza quindi “un unico tronchetto” di ingresso e uscita per ogni unità immobiliare sul quale viene applicato il contatore.
La regolazione a zone
Il controllo della temperatura nei sistemi radianti avviene a livello generale dell’abitazione ed è affidata a un termostato. Volendo, è possibile prevedere a priori un sistema di regolazione per ogni singolo ambiente. In questo caso si devono utilizzare più termostati che agiscono sulla portata dei singoli circuiti (stanza per stanza), aprendo o chiudendo singolarmente gli attuatori elettrotermici installati sui relativi circuiti di pertinenza del singolo ambiente.
• Una “zonizzazione” dell’impianto è dunque consentita anche quando il sistema di riscaldamento è radiante. Questo permette non solo di variare il comfort termico tra le varie stanze, ma anche di risparmiare ulteriormente, impostando temperature più basse nelle camere da letto, dove risulta più salubre una temperatura inferiore a quella della zona giorno e del bagno.
La contabilizzazione: cosa dice la legge
Entro il 30 Giugno 2017 tutti i condomini e gli edifici polifunzionali con riscaldamento centralizzato avrebbero dovuto dotarsi di un sistema di contabilizzazione del calore. L’obbligo è stato introdotto in Italia dal D. Lgs 102/2014 con l’obiettivo di diminuire i consumi energetici per il riscaldamento degli edifici, attraverso una corretta ripartizione delle spese e una maggiore consapevolezza dei consumatori. Alcune Regioni avevano già legiferato in materia e previsto termini diversi per assolvere l’obbligo; tra queste, la Lombardia e il Lazio avevano poi allineato la scadenza al 31/12/2016, termine previsto dal Dlgs 102/2014 di recepimento della direttiva 2012/27/Ue sull’efficienza energetica. Tale termine è stato infine prorogato, per tutti, al 30/6/2017. Tenendo conto che i lavori si eseguono quando l’impianto è fermo e svuotato (quindi agevolmente in primavera-estate, con maggiori difficoltà e conseguenze per i condomini in altre stagioni), l’ultimo periodo utile e comodo era l’estate scorsa. La corsa all’adeguamento è ormai scattata. Anche perché le sanzioni per gli inadempienti sono “salate”.
I vantaggi
I dispositivi per la termoregolazione e la contabilizzazione permettono un uso personalizzato dell’impianto centralizzato
Chi deve farsene carico
L’onere dell’installazione dei sistemi di contabilizzazione e le relative sanzioni sono indirizzate ai proprietari delle unità immobiliari. Quindi tutti i condomini di un edificio in cui l’assemblea non deliberi e faccia eseguire l’installazione dei dispositivi di contabilizzazione sono esposti a sanzione. Se, invece, è il singolo proprietario che si oppone all’installazione dei dispositivi nella sua unità immobiliare, si esporrà in prima persona alla sanzione.
Come e che cosa si paga ora
Con la contabilizzazione del calore, la suddivisione delle spese per il riscaldamento tra i condomini non avviene più con le tradizionali tabelle millesimali, ma con la nuova norma UNI 10200 che suddivide i consumi in volontari (misurati dai contabilizzatori) e involontari, secondo la “nuova tabella millesimale del riscaldamento”. I consumi involontari sono:
✔ perdite della rete di distribuzione, cioè le dispersioni di calore che avvengono dalle tubature, prima che queste raggiungano gli appartamenti;
✔ spese di conduzione e manutenzione ordinaria dell’impianto;
✔ spese per la gestione del servizio di lettura di contabilizzazione del calore (sempre affidato a terzi).
Le sanzioni
Per il singolo condomino che non provvede a installare sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore individuali, è prevista un’ammenda da 500 a 2.500 euro (articolo 16 comma 7 del D.Lgs 102/2014).
La multa a chi non adegua i calcoli
Il condominio in regola con i nuovi dispositivi, che però non ripartisce le spese in conformità alla nuova norma Uni, è soggetto a una sanzione da 500 a 2.500 euro (art. 16 comma 8 del D.Lgs 102/2014). Si ha però una stagione termica di tempo (successiva all’installazione dei dispositivi) per adeguare la modalità di calcolo..
Come produrre il calore in un impianto di riscaldamento ad acqua?
Per scaldare l’acqua del circuito, all’impianto si possono collegare almeno tre tipi di generatori che utilizzano diversi combustibili. Quale scegliere senza considerare solo i costi di gestione? Nei casi di nuova realizzazione dell’impianto, di rifacimento oppure di sola sostituzione del generatore di calore, sarà comunque un termotecnico a valutare la soluzione migliore. La macchina, infatti, deve essere idonea, per tipo e potenza, al fabbisogno termico, utilizzando la minore quantità di energia possibile.
Con la caldaia
Oggi si parla solo dei modelli a condensazione, gli unici a poter essere immessi sul mercato già dal 26/9/2015. Sono ad alto rendimento, quindi utilizzano meno energia perché sfruttano il calore latente dei fumi prodotti dal bruciatore durante la combustione, convogliandolo nell’impianto di riscaldamento.
Vantaggi
Ottima efficienza energetica, con rendimento oltre il 100%.
• Minori emissioni inquinanti, grazie alla tecnologia a condensazione. • Consumi inferiori del 30% rispetto a una caldaia tradizionale. • Programmabile. • Abbinabile a pannelli solari, pompe di calore, bollitori e sistemi di controllo.
Con la pompa di calore
È una macchina innovativa e ingegnosa che utilizza fonti rinnovabili, pensata per la climatizzazione a risparmio energetico.
• Esiste in tre versioni: aria-acqua, acqua-acqua e terra-acqua. Il procedimento, seppure con modalità e ausili diversi, è sempre lo stesso: prelevare in maniera gratuita il calore presente nell’aria esterna, nell’acqua di falda o nel terreno e utilizzarlo per riscaldare l’acqua dell’impianto di riscaldamento.
• Invertendo il ciclo che sta alla base del suo funzionamento, oppure utilizzando acqua fredda, serve anche a raffrescare.
• È adatta per i circuiti con i radiatori, ma è particolarmente indicata per quelli con i sistemi radianti per abbattere notevolmente consumi e costi, a parità di comfort.
• Il funzionamento ottimale di una pompa di calore si ha, infatti, nelle nuove costruzioni con impianti a a bassa temperatura. Nel caso di riqualificazione è necessario migliorare l’isolamento termico per contenere le dispersioni termiche e per abbassare la temperatura circolante nei radiatori.
• Vi sono anche le pompe di calore a gas, ma quasi tutti i modelli funzionano a elettricità. Per questo sono consigliabili e diventano particolarmente convenienti quando ci si avvale di un sistema di autoproduzione da fonti rinnovabili (impianto fotovoltaico).
Vantaggi pompa di calore
Utilizzo di fonti energetiche naturali. • Zero emissioni inquinanti.
• Serve per riscaldare ma anche per raffrescare. • Programmabile. • Bassa manutenzione.
Con termocamino o con termostufa
Rispetto a quelle tradizionali, mantengono il fascino della fiamma a vista, ma queste dette “ad acqua” sono adatte a essere utilizzate come unici generatori di calore in un impianto di riscaldamento idraulico, ovviamente di tipo autonomo, anche per abitazioni su più livelli.
• L’apparecchio deve naturalmente essere della potenza adeguata al fabbisogno; l’eventuale surplus di acqua può essere accumulata in un serbatoio-bollitore collegato al focolare e all’impianto (e per il quale occorre ricavare spazio), che mantiene la temperatura. Alcuni modelli possono produrre anche acqua calda sanitaria; in genere serve aggiungere un kit specifico.
• Possono funzionare a legna o a pellet e con entrambi i materiali, secondo il tipo. I focolari a pellet, in molti casi caricano autonomamente il combustibile (da un cassetto incorporato nell’apparecchio o da un serbatoio a parte, necessario per stivare grandi quantitativi). Quelli a legna, invece, vanno alimentati manualmente. Sia i camini sia le stufe “idro”, così come gli altri modelli, richiedono il collegamento a una canna fumaria dedicata. E, se non sono ermetici, nella stanza dove sono collocati occorre realizzare una presa d’aria esterna.
Vantaggi
Utilizzo di combustibile economico (se legna) e ad alto rendimento (se pellet).
• Programmabili.
Da 3 stelle in su, sempre al top
Al superamento delle soglie ammesse di polveri sottili, in alcuni comuni del Nord Italia entrano in vigore misure temporanee che limitano l’utilizzo di sistemi di riscaldamento a legna e a pellet e che riguardano i prodotti sotto le tre stelle di classificazione ambientale. Non sono quindi chiamati in causa gli apparecchi che rispettano i limiti previsti in termini di prestazioni.
Gli incentivi statali: detrazioni fiscali e rimborsi
Mentre i condomìni possono godere degli sconti fiscali per i lavori di riqualificazione energetica fino al 2021, negli altri casi si deve aspettare l’approvazione della nuova legge di bilancio per l’anno 2019. Lo sconto attualmente in vigore, infatti, scade il 31/12/2018. Per tutti rimane in vigore il rimborso del conto termico. Entro la fine del 2018 verranno probabilmente prorogate di un altro anno (quindi fino al 31/12/2019) gli strumenti di aiuto economico per favorire la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente. Quindi le spese sostenute per i lavori che riguardano l’impianto di riscaldamento nel suo complesso – ma anche la sola installazione dei dispositivi di termoregolazione di contabilizzazione – si potranno ampiamente recuperare.
Bonus ristrutturazioni 50%
Salvo ripensamenti, questo sconto fiscale (Irpef) del 50% si applicherà a una spesa massima di 96mila euro sostenuta per interventi di ristrutturazione edilizia eseguiti sulle singole unità immobiliari o su parti comuni di edifici.
• Di tale cifra, se ne recupera la metà in dieci rate annuali di pari importo.
• Tra i lavori agevolati, quelli effettuati per il conseguimento di risparmi energetici, in particolare l’installazione di impianti con fonti rinnovabili di energia.
• Per lo stesso tipo di intervento non si possono sommare più detrazioni fiscali.
Ecobonus 50% e 65%
Anche per il 2019, l’incentivo (Irpef o Ires) ipotizzato per l’efficientamento energetico differenzia i valori dello sconto fiscale in base al tipo di intervento e se questo è eseguito in una unità immobiliare o su parti comuni di condominio.
• Salvo ripensamenti o modifiche, si ha diritto alla detrazione del 65% per gli interventi in unità immobiliare che aumentano il livello di efficienza energetica.
• Quando i lavori sono eseguiti in condominio, lo sconto fiscale (che è valido fino al 2021) sale al 75% se migliorano la prestazione energetica invernale e quella estiva (conseguire almeno la qualità media di cui alle tabelle 3 e 4 dell’allegato 1 al decreto 26/06/2015). In questi casi è obbligatoria una perizia degli edifici per cui, per ottenere lo sconto Irpef, il condominio deve richiedere il rilascio di una dichiarazione sostitutiva di certificazione, sulla quale l’Enea effettuerà dei controlli, anche a campione.
• Si può usufruire degli incentivi solo per miglioramento o sostituzione di impianto e non per un’installazione ex novo.
• È al 50%, lo sconto fiscale per le opere di efficientamento energetico che prevedono la sostituzione di un vecchio impianto con uno nuovo dotato di:
✔ pompe di calore
✔ riscaldamento radiante
✔ solare termico
✔ caldaia a condensazione
✔ caldaia a biomassa
• La spesa detraibile varia secondo il tipo di lavoro:
• 30mila euro per gli interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione invernale;
• 40mila euro per l’installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda (solare termico);
• 100mila euro per la riqualificazione energetica globale.
• In tutti i casi questa agevolazione viene ripartita in dieci quote annuali. Non è cumulabile.
Nuovo conto termico
Introdotto dal D.M. 16 febbraio 2016 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 51 del 2 marzo 2016 ed entrato in vigore il 31 maggio), è un incentivo stabile, ovvero senza scadenza, usufruibile sia dai privati sia dalle Pubbliche amministrazioni. Al link http://www.angaisa.it/articoli/conto-termico-2-0-video-angaisa/ un video di Angaisa (Associazione Nazionale Commercianti articoli idrosanitari, climatizzazione, pavimenti, rivestimenti e arredobagno) illustra bene il Conto Termico.• Consiste in un rimborso fino al 65% della spesa sostenuta per l’installazione di impianti di produzione di energia termica da fonti rinnovabili o mediante tecnologia a elevata efficienza.
• È erogato dal GSE (Gestore dei servizi energetici, http://www.gse.it), che ha predisposto un portale Internet dedicato, il Portaltermico (applicazioni.gse.it/GWA_UI), attraverso il quale i soggetti interessati possono inviare la documentazione necessaria ad accedere al contributo, che avviene in maniera diretta.
• Questo incentivo è corrisposto nella forma di soluzione unica (per importi inferiori a 5mila euro) o rateizzata (oltre i 5mila euro), con quote costanti annuali (da 2 a 5).
• L’incentivo del Conto termico non è cumulabile con altri incentivi statali, ma lo è con altre forme di agevolazione non statali.
• Gli interventi agevolati ai privati sono:
✔ sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con impianti dotati di pompe di calore, elettriche o a gas;
✔ sostituzione di impianti di climatizzazione invernale o di riscaldamento di serre e fabbricati rurali già esistenti con impianti di climatizzazione invernale dotati di generatori di calore alimentato a biomassa;
✔ installazione di solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria e/o integrazione dell’impianto di climatizzazione invernale;
✔ sostituzione di scaldacqua elettrici con scaldacqua a pompa di calore;
✔ sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti con sistemi ibridi a pompa di calore.
• L’entità degli incentivi:
✔ fino al 65% per pompe di calore, caldaie e apparecchi a biomassa, sistemi ibridi a pompe di calore e impianti solari termici;
✔ fino al 55% per isolamento termico e sostituzione delle chiusure finestrate, se abbinati a caldaia a condensazione, pompe di calore e solare termico.