Si definisce “antropocene”, la nostra epoca, in cui l’azione dell’uomo condiziona in modo determinante la salute dell’ambiente e il futuro del Pianeta. Nella valutazione di cambiamenti climatici, inquinamento e riduzione delle risorse disponibili, è evidente la responsabilità individuale e collettiva. L’impegno generale, per ovviare a ciò, coinvolge anche i progettisti: la sostenibilità in architettura è ormai una scelta obbligata. Va in questa direzione la rivalutazione di materiali da costruzione naturali: ora considerati alternativi, sono in realtà conosciuti e impiegati da sempre. Oggi assumono un nuovo valore etico, sociale ed ecologico.
5 materiali alternativi in edilizia e architettura
Salice. È impiegato nell’architettura organica: intere strutture sono edificate con salici vivi, radicati a terra. I rami vengono intrecciati dando alla costruzione la forma desiderata. Con il passare del tempo le piante continuano a crescere e vanno potate ad hoc; la vita dei manufatti coincide con quella dei salici.
Bambù. In Occidente è arrivato in tempi recenti, nell’architettura orientale è impiegato da sempre. La rapidità di crescita, la rinnovabilità e l’assorbimento elevato di CO2 lo rendono un materiale eco per eccellenza.
Canna. Quella comune, Arundo donax, è diffusa in molte zone del globo, dal Mediterraneo all’America Latina. Tra gli impieghi, la costruzione di pareti, controsoffitti, pavimenti, incannicciati, tettoie e rivestimenti per outdoor.
Paglia. Gli steli del frumento, delle erbacee e i fusti secchi di canapa e lino, più noti come paglia, sono scarti agricoli impiegati fin dall’antichità per i tetti di abitazioni “povere”. Costituita da cellulosa, lignina, cere, minerali e silicati, è resistente nel tempo, purché non bagnata. Con le balle di paglia compattate dall’imballatrice si possono erigere intere pareti e strutture isolanti.
Terra. Le costruzioni in “terra cruda” utilizzano quella del suolo, estratta sotto lo strato arabile; viene inumidita, lavorata, plasmata, fatta essiccare al sole, senza cottura. È la componente argillosa a costituire il legante: la terra, mista ad altri materiali, diventa così resistente da permettere di edificare strutture di più piani, dalle pareti ai pavimenti. Fin dall’antichità queste tecniche sono diffuse in vaste aree del Pianeta.
Dal passato al futuro, in un’ottica green
Abbiamo rivolto tre domande a Maurizio Corrado, architetto e saggista, autore di “Architetture del dopo”
Terra, paglia, bambù, salice si associano nell’immaginario a un’economia di sussistenza. Nell’edilizia moderna sono destinati a un ruolo di nicchia?
La terra è utilizzata nelle costruzioni da sempre, in tutto il mondo, da noi si è smesso solo negli anni ’50; ora è molto rivalutata per le sue prestazioni e la sua sostenibilità. L’uso della paglia è oggi molto competitivo: viene studiata anche per la sua resistenza ai terremoti. Il bambù è presente in molte culture e ha prestazioni che possono superare quelle dell’acciaio. Il salice ha una storia a parte, è ideale per parchi e spazi verdi.
I costi del ciclo produttivo di questi materiali è elevato? Resistenza e durata costituiscono un limite?
I costi di produzione sono generalmente inferiori alle altre tecnologie e la costruzione comporta un possibile coinvolgimento di chi abiterà l’ambiente. L’autocostruzione, cioè costruirsi la casa “con le proprie mani”, è oggi possibile. Inoltre, terra, paglia, bambù sono materiali che – adeguatamente utilizzati – non hanno problemi di durata. Il salice viene impiegato come pianta viva e ha la sua durabilità naturale.
Oltre ai cinque materiali di cui si parla nel libro, ne possiamo citare altri con caratteristiche simili e possibili applicazioni sostenibili analoghe?
Oggi si sta rivalutando l’uso di molti materiali, per esempio la canapa, che, fino all’arrivo dei materiali sintetici negli anni ’50, costituiva per l’Italia una grande fonte di reddito. In generale, si può affermare che l’uso dei prodotti vegetali nelle costruzioni è sempre esistito fino a quando il sistema industriale li ha sostituiti con altri che si sono rivelati spesso dannosi per la nostra salute.
Tratto da Cose di Casa cartaceo di novembre 2020