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Specifici materiali per combattere l’inquinamento permettono alla casa di avere riguardo per l’ambiente e di essere capace di contribuire attivamente al benessere di chi la abita: è questo il futuro dell’edilizia. L’obiettivo è anche quello di combattere l’inquinamento in&out, in linea con la filosofia dell’abitare sostenibile. Non si tratta di un punto di arrivo lontano nel tempo; per diversi elementi costruttivi e per alcune finiture d’interni, l’essere “attivi” in questa direzione è già una realtà, grazie ad aziende particolarmente impegnate nella ricerca.
• Molte delle prestazioni che oggi si possono ottenere sono legate alle proprietà fotocatalitiche di nuovi prodotti che utilizzano sostanze semiconduttrici (per esempio il biossido di titanio) in grado di assorbire la luce e, grazie alla loro particolare struttura, attivare specifiche reazioni chimiche.
Una proprietà su tutte: la fotocatalisi
Questo effetto è in realtà una reazione chimica tra luce naturale (o, meglio, tra raggi UV-A), ossigeno e biossido di titanio. Tale reazione ha la capacità di decomporre e sciogliere le particelle di sporco organico: una performance, quindi, altamente sfruttabile.
• Non solo. Il biossido di titanio ha anche un’altra proprietà, la superidrofilicità, caratteristica che lo rende un “rivestimento” interessante: permette all’acqua con cui entra in contatto di formare, invece di gocce isolate, un film continuo che scorre via. Un aspetto rilevante, questo, che consente la rimozione di polvere e depositi atmosferici dalle superfici esterne per mezzo della semplice acqua, senza necessità di detergenti.
• Oggi sono disponibili sul mercato prodotti di questa classe, sia sotto forma di vetri autopulenti sia come cementi o vernici fotocatalitiche.
• L’applicazione di materiali per combattere l’inquinamento garantisce non solo la lotta a tale fenomeno negativo, indoor e outdoor, ma anche il risparmio energetico, una maggior durata dei materiali edili e una minore necessità di manutenzione.
Mille mq di superficie trattati con i rasanti attivi brevettati (tra i materiali per combattere l’inquinamento più efficaci a grande scala) equivalgono a 30 veicoli a benzina in meno in circolazione.
Un po’ di storia dei materiali per combattere l’inquinamento (e non solo)
Intervista alla professoressa Federica Bondioli, Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università degli Studi di Parma, http://www.unipr.it
Qual è stato il percorso della ricerca di prodotti edili smart?
A partire dalle esperienze giapponesi, tanto è stato fatto in quest’ambito; in Italia, il primo esempio in campo edilizio dell’utilizzo di materiali fotocatalitici è stato l’edificio della chiesa di Dio Misericordioso a Roma, progettato dell’architetto americano Richard Meier e realizzato con un cemento fotocatalitico brevettato nel 2007 dall’azienda Italcementi. Lo stesso utilizzato anche per la sede della compagnia aerea Air France all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi.
• A seguito di queste esperienze, proprietà fotocatalitiche ed autopulenti sono state sviluppate anche per malte, intonaci e piastrelle ceramiche, dando vita a superfici attive e multifunzionali, antibatteriche e autopulenti. Tali superfici, infatti, permettono di disgregare completamente una grande varietà di composti, organici e inorganici, semplicemente con acqua, anidride carbonica e acidi minerali.
Quali sono i prossimi traguardi?
Anche se possiamo citare tanti esempi di utilizzo, i prossimi traguardi sono certamente quelli di diffondere il più possibile e di rendere di uso comune questi materiali. Per le loro proprietà antibatteriche possono infatti essere utilizzati in moltissimi ambienti dove sia richiesta particolare igiene (cucine, sale operatorie e ospedali, palestre e asili) e, al contempo, per le loro proprietà autopulenti, possono diventare molto importanti per la qualità degli ambienti indoor e outdoor.
Sono davvero così significative queste proprietà “attive”?
I materiali per combattere l’inquinamento messi a punto hanno in superficie sostanze dalle particolari capacità, quali il biossido di titanio (TiO2). Quando vengono illuminate da luce solare o da luce di adeguata lunghezza d’onda, riescono a innescare e sostenere il processo di degrado del contaminante. L’aspetto rilevante è che, tra le sostanze verso cui le superfici sono attive, vanno considerate anche quelle nocive presenti nell’aria, come molecole maleodoranti o nocive (per esempio il NOx).
Quali sono le applicazioni di questa tecnologia?
Con gli opportuni accorgimenti produttivi, questa tecnologia, utilizzabile sotto forma di rivestimenti, permette di ottenere superfici fotocatalitiche con molti tipi di materiali. Una nostra sperimentazione, per esempio, ha visto l’utilizzo di questi coating anche su edifici tutelati e sottoposti a vincoli da parte dei Beni Culturali architettonici, in modo da diminuire l’utilizzo di agenti pulenti aggressivi. Così facendo si aumenta l’intervallo di tempo tra un intervento di pulitura e l’altro, preservando i materiali originali.
Quanto costano questi prodotti?
I costi di produzione del fotocatalizzatore o del coating, considerato che la “materia prima” deve essere nanometrica e di dimensioni controllate, possono essere elevati. Occorre però considerare che la quantità di materiale che rende la superficie attiva è minima. A questo punto, il costo del processo, rispetto a un materiale “normale”, può risultare, per metro quadrato di superficie, totalmente irrisorio.
In futuro, ancora più efficacia
Alberto Strini, ricercatore dell’Istituto per le Tecnologie della Costruzione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ITC-CNR, http://www.cnr.it) interviene sulle potenzialità dei materiali fotocatalitici e sul futuro della ricerca.
• Al momento, l’aspetto più studiato è la possibilità di utilizzare l’intero spettro solare. Il biossido di titanio infatti, come altre sostanze fotocatalitiche analoghe, ha bisogno della radiazione ultravioletta (UV-A) per poter funzionare.
• Questo significa che gran parte della luce solare resta inutilizzata e inoltre rende questi processi in gran parte inutilizzabili all’interno di ambienti chiusi, dove la presenza di UV è estremamente ridotta o inesistente.
• Molti laboratori sono attivi nello sviluppare nuovi fotocatalizzatori con sensibilità estesa alla luce visibile, grazie a modifiche chimiche o fisiche della struttura del biossido di titanio e di altri semiconduttori. I problemi principali in questo caso risiedono nell’ottenimento di sostanze fotocatalitiche stabili, sicure ed economiche per poter essere poi effettivamente applicate sui prodotti commerciali.