Pellet per il riscaldamento: quanto costa e quanto si risparmia

Il pellet può essere utilizzato in una stufa, per riscaldare una o più stanze della casa, o in una caldaia, per il riscaldamento di tutta l’abitazione o anche di un intero condominio. È però fondamentale acquistare solo combustibile di qualità certificata.

Tatiana Ceruti
A cura di Tatiana Ceruti
Pubblicato il 14/03/2018Aggiornato il 14/03/2018
pellet

Ormai da molti anni l’Italia detiene il primato dell’utilizzo di pellet: ben 3,3 milioni di tonnellate sono state consumate solo nel 2016. Il combustibile derivato dagli scarti di lavorazione del legno è stato impiegato, sempre nel 2016, in oltre 2,5 milioni di installazioni, delle quali il 96% sono apparecchi domestici. Quali sono le ragioni di questo successo? Rispetto alla legna il pellet è di più facile utilizzo, in quanto viene utilizzato in apparecchi di riscaldamento a caricamento automatico, e ha un elevato potere calorifico.

Come riconoscere la qualità

Al momento dell’acquisto, i sacchi di pellet sembrano tutti uguali, ma non è così! Esaminare bene le confezioni: deve essere riportato il marchio di qualità ENplus. Si tratta di una certificazione internazionale, che garantisce che il prodotto è stato controllato lungo tutta la filiera, dalla materia prima alla consegna, e che è qualitativamente uguale (dal punto di vista chimico, fisico ed energetico) a prescindere dal Paese di provenienza. Esistono poi 3 classi di qualità che vanno dalla A1, la migliore, alla A2 e alla B

Qual è la differenza in termini pratici? Una stufa o una caldaia alimentate con pellet ENplus con riducono le emissioni di polveri sottili fino a 4 volte rispetto a quelle emesse da stufe o caldaie che usano pellet non certificato. Non solo: i generatori che utilizzano pellet certificato ENplus emettono fino a 10 volte meno CO2 rispetto alle caldaie che utilizzano fonti fossili tradizionali.

Il marchio di qualità ENplus

Il marchio di qualità del pellet ENplus (fonte: www.energiadallegno.it)

Ma quanto costa riscaldare con il pellet? E soprattutto, ci permette di risparmiare?

Aiel (Associazione Italiana Energie agroforestali) ha elaborato delle stime, calcolate sul fabbisogno termico di un’abitazione di 100 mq, che è di 12 MWh e sui prezzi dei biocombustibili che l’associazione rileva ogni trimestre. Quello del pellet certificato ENplus è di circa 65 euro/MWh. Si fanno quindi 2 ipotesi.

Caldaia. Se si sceglie di riscaldare 100 mq con una caldaia alimentata a pellet certificato ENplus, per tutto l’inverno, il costo per l’acquisto del biocombustibile rinnovabile sarà di di 780 euro (12 MWh x 65 euro). Ciò consente un risparmio del 13% rispetto al metano, del 51% rispetto al gasolio, del 72% rispetto al gpl.

Stufa. Se invece si decide di integrare l’impianto di riscaldamento esistente (caldaia a metano, gasolio o gpl) con una stufa a pellet, e supponendo che la stufa contribuisca per il 50% al riscaldamento dell’abitazione, il costo sarà di 390 euro (780:2). Tale valore andrà a sommarsi al costo del combustibile necessario per l’alimentazione della caldaia tradizionale: 450 euro nel caso del metano, 792 euro nel caso del gasolio e 1.398 euro nel caso del gpl. Di conseguenza, integrando l’impianto di riscaldamento esistente a fonte fossile con una stufa a pellet, nella misura del 50%, si avrà un risparmio del 6% sul riscaldamento totalmente a metano, del 25% sul riscaldamento totalmente a gasolio e del 36% sul riscaldamento totalmente a gpl. (fonte: Aniel)  

Ci sono anche le agevolazioni

L’acquisto di una stufa alimentata a pellet può beneficiare delle detrazioni fiscali o del Conto Termico 2.0. Il Conto Termico è un’agevolazione statale che incentiva la sostituzione di generatori di calore obsoleti alimentati a gasolio, olio combustibile, carbone o biomassa, con moderni apparecchi a biomassa legnosa. L’incentivo, a seconda dell’efficienza della stufa, può arrivare a coprire fino al 65% dell’investimento e viene erogato tramite bonifico bancario (info: http://www.gse.it).

Clicca sulle immagini per vederle full screen

  • Stufa a pellet Terry Plus di La Nordica - Extraflame (www.lanordica-extraflame.com/it)
  • Stufa a pellet Ray di MCZ (www.mcz.it)
  • Stufa a pellet Ilena di Royal (royal1915.it)
  • Il marchio di qualità ENplus

 

Non solo in sacchi

A differenza della legna, che va caricata manualmente e di frequente, nelle caldaie e in molte stufe, il pellet viene inserito nell’apposito serbatoio e da qui prelevato automaticamente al bisogno, garantendo una maggiore autonomia tra una ricarica e l’altra. Il consumo orario e quindi l’autonomia variano in base al tipo di apparecchio (i dati sono riportati sulla scheda tecnica) e dell’intensità della fiamma: al minimo, naturalmente, l’autonomia sarà maggiore (per esempio 30 ore), al massimo sarà minore (per esempio 10 ore).

Se si acquista una caldaia automatica a pellet, da utilizzare come unico generatore di calore, per i rifornimenti di combustibile esistono due possibilità. La prima, più nota, è l’acquisto dei sacchi (in genere da 15 kg). Ma forse non tutti sanno che il rifornimento (soprattutto se ne sono necessari grandi quantitativi) può avvenire anche tramite autobotte, che servirà ad alimentare un deposito di combustibile, da cui la caldaia attingerà per riscaldare l’abitazione o anche un intero condominio (se centralizzata).

A garanzia della qualità, è però fondamentale accertarsi che non solo il pellet, ma anche l’autobotte sia certificata ENplus (quella che si trova anche sui sacchi).

Inoltre, il conducente dell’autobotte è un professionista qualificato (ha seguito un corso di formazione specifico organizzato da AIEL e accreditato dal sistema ENplus), il quale, a caldaia spenta, dovrà anche ispezionare il locale di stoccaggio prima di scaricare, verificando che siano rispettati i requisiti di sicurezza, prelevare un campione di pellet che il proprietario dell’impianto è tenuto a conservare e infine rilasciare al proprietario dell’impianto due documenti cartacei: lo scontrino e la check-list compilata.

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