Abitare in un faro, le suites nell’ottocentesco Capofaro a Salina

Il progetto di recupero sull'isola eoliana dà l'emozione di abitare in un faro senza privarsi della comodità o votarsi alla solitudine.

Architetto Marcella Ottolenghi
A cura di Architetto Marcella Ottolenghi
Pubblicato il 04/09/2024 Aggiornato il 04/09/2024
abitare in un faro MAB_CAPOFARO_Moncada esterno

Abitare in un faro, privilegio per pochi (a seconda del punto di vista), è diventato una possibilità per tanti grazie al progetto “Valore Paese Italia Fari”. Si tratta di un piano di valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico promosso dall’Agenzia del Demanio e da Difesa Servizi S.p.A. che mira a lasciare questi guardiani solitari delle nostre coste in concessione a privati, per garantirne la tutela e il recupero e nel contempo favorire l’economia locale.

MAB_CAPOFARO_Tarantino Salina

Una rinascita di luoghi evocativi, dal passato e dal presente di fascino, in cui rientra anche il progetto di recupero dell’ottocentesco Capofaro sull’isola di Salina, guadagnatosi una menzione al premio In/Arch 2023 nella categoria Riuso/Restauro. Lo studio milanese MAB Arquitectura, fondato dagli architetti Floriana Marotta e Massimo Basile, si è occupato di esterni e interni del faro, tuttora in attività, per la tenuta Capofaro Locanda & Malvasia, di cui è la naturale estensione. E dal cui antico vigneto, appunto a malvasia, è circondato.

Gli ambienti un tempo abitati dal guardiano e i locali tecnici ormai abbandonati sono stati così trasformati in sei sofisticate suites, minimali quel tanto che basta per trasmettere l’idea di cosa possa davvero significare abitare in un faro, senza tuttavia perdere in comodità ed eleganza.

Le immagini delle suites per dormire in un faro

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  • MAB_CAPOFARO_Moncada vista
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  • MAB_CAPOFARO_Moncada giardino
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  • MAB_CAPOFARO_Moncada soggiorno
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  • MAB_CAPOFARO_Moncada camera
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  • MAB_CAPOFARO_Moncada bagno
  • MAB_CAPOFARO_Moncada bagno

Il complesso, vero e proprio esempio di archeologia industriale della navigazione, si affaccia sul mare eoliano da una terrazza naturale, da cui veglia sui scafi e marinai con la sua luce iconica. Il progetto è stato così condotto filologicamente nel rispetto del luogo e dell’architettura, consolidandone la struttura portante a volte, recuperando i materiali della tradizione locale, deteriorati dal tempo e dalla salsedine, restaurando gli elementi decorativi (come i conci di tufo e le soglie degli ingressi) e rifacendo l’intonaco a calce.

Senza dimenticare lo spazio esterno, riportato alla sua bellezza originaria con muretti a secco, vialetti di brecciolino vulcanico, cannicciati su esili strutture metalliche e un piccolo “museo botanico diffuso” con le specie tipiche della macchia mediterranea: cappero, mirto, ginestra, lavanda e corbezzolo, ulivi, siepi di alloro e lentisco, fico d’India, rosmarino, agave, bouganville…

Abitare in un faro con interni recuperati

Il ridisegno degli interni, nel segno dell’essenzialità architettonica e stilistica, ha conservato gli elementi distintivi – come le volte a botte e la scala elicoidale che conduceva alla lanterna, originariamente collocata sulla copertura dell’alloggio del farista -, ricavando abitazioni di piccolo e medio taglio (da 30 e 50 mq), con giardino privato e ingresso indipendente. Una unità più grande (80 mq), al centro del complesso, è invece sviluppata su due livelli, con doppio affaccio e terrazzo panoramico vista mare.

MAB_CAPOFARO_Moncada soggiorno

Tutto è contraddistinto dal carattere sobrio e funzionale dell’architettura tipica eoliana, evidente negli arredi di muratura realizzati su misura, nei materiali delle finiture e dei complementi. La palette cromatica dell’insieme, spiccante sul candore dell’involucro edilizio, è ispirata alla natura selvaggia circostante: i toni caldi e accoglienti della terra – marrone, sabbia, beige – sono accostati a tocchi di blu del mare.

“Trovandoci davanti a una natura così potente e a un luogo così ricco di suggestioni – spiega infatti l’architetto Floriana Marotta -, negli interni abbiamo voluto perseguire una poetica della sottrazione: ogni dettaglio è disegnato con grande cura, senza tuttavia aggiungere orpelli, in modo da definire in ogni spazio l’eleganza e l’essenzialità tipiche di un lusso raffinato e sobrio. Come quello del tempo che passa lento, circondati dalla bellezza delle cose semplici”.

I progettisti si sono occupati di scegliere con attenzione ogni aggiunta architettonica, dai pavimenti in micro-cemento alla calce bianca alle pareti, dagli arredi fissi in muratura a quelli mobili in legno, fino ai lavabi di pietra calcarea. Incluse le cementine artigianali per i bagni, realizzate a mano su loro disegno da una storica azienda palermitana.

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