Dalle metropoli europee all’Atlantico, il segno made in Italy dell’architettura di Renzo Piano conquista sempre più anche New York: dopo il grattacielo del New York Times, l’ampliamento della Morgan Library, il nuovo Whitney Museum, realizzati nel corso dell’ultimo decennio, il prossimo obiettivo da portare a termine è Manhattanville. Nella zona UpTown di Manhattan – a circa quindici minuti di cammino dalla sede principale della Columbia University e a poche fermate di metropolitana – sorgono i nuovi edifici del campus multidisciplinare urbano di Manhattanville: l’ampliamento della storica sede universitaria, progettato dall’architetto italiano Renzo Piano (Renzo Piano Building Workshop, http://www.rpbw.com), va a inserirsi nel tessuto storico di quest’area periferica della metropoli, tra la direttrice di Broadway, la sopraelevata della metropolitana e il quartiere di Harlem, in mezzo a un panorama disomogeneo di fabbriche, negozi e grattacieli. I primi due blocchi del Campus di Renzo Piano sono già ultimati e da poco operativi: il primo ospita “The Jerome L.Green Science center”, il secondo è il “Lenfest Center for the Arts”; gli altri sono ancora in fase di costruzione (il masterplan dovrebbe essere completato entro il 2030).
Il progetto di Mahattanville si aggiunge ai lavori di Renzo Piano integrati in altre aree ex industriali di New York: l’ultimo, in ordine di tempo, è la nuova sede del Whitney Museum, inaugurata poco più di un anno fa nel Meat district, nella zona portuale di Chelsea e all’estremità della High Line (il vecchio tracciato ferroviario sopraelevato, in tempi recenti trasformato in percorso pedonale e in parco).
Con il nuovo Whitney, Manhattanville ha in comune l’idea dell’inserimento del nuovo in un contesto urbano con il quale si trova a dialogare.
I due nuovi edifici di Manhattanville – luminosi, contemporanei, caratterizzati da un’accessibilità priva di barriere – spiccano e si aprono sullo spazio circostante.
Le facciate in alluminio e vetro “a doppia pelle” sono realizzate impiegando un sistema tecnologico che prevede uno strato doppio di chiusura in vetro con un’intercapedine in mezzo: questo permette di ottenere un involucro ad alta efficienza che svolge la funzione di cappotto isolante, in grado di mantenere all’interno il calore d’inverno e il fresco d’estate. Sostenibilità ed efficienza energetica sono infatti un segno distintivo del Campus di Manhattanville e si inseriscono nel Columbia’s Sustainability Plan, sul quale la direzione dell’Università punta da anni. Queste e altre caratteristiche costruttive “green” hanno permesso ai nuovi edifici di Manhattanville di ottenere la LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) Gold Certification, assegnata negli Stati Uniti dall’U.S. Green Building Council. Oltre alla facciata “a doppia pelle”, una prerogativa dei fabbricati è quella di ottimizzare la luce solare per migliorare l’efficienza energetica degli ambienti. La copertura è stata realizzata con il sistema “cool roof” che si distingue per la capacità di riflettere l’irradiazione solare e di emettere energia termica, mantenendo una bassa temperatura superficiale. Grazie al cool roof, si ha il vantaggio di migliorare le condizioni interne dell’edificio nel periodo estivo, con un conseguente risparmio sui costi della climatizzazione e con la riduzione dell’effetto “isola di calore“, vale a dire il surriscaldamento che, nei mesi più caldi dell’anno, investe le aree urbane nelle quali si registra una temperatura più alta rispetto alle zone rurali. Diminuisce inoltre con questo sistema l’emissione di gas-serra.
Per rendere più efficace la luminosità naturale e migliorare il comfort termico degli interni, i sensori solari posizionati sul tetto funzionano a ritmo continuo per alzare o abbassare gli shade lungo il perimetro e ottenere così la massima efficienza sia in riscaldamento sia in raffrescamento. Un sistema di controllo delle luci regola la luminosità nelle zone di lavoro, in modo da risparmiare energia ogniqualvolta si renda possibile.
L’impianto di riscaldamento è a pannelli radianti, integrati su ogni piano nelle solette in cemento, lungo la fascia perimetrale. Per ridurre i consumi energetici della climatizzazione estiva, l’acqua refrigerata passa attraverso travi sospese a soffitto lungo il perimetro degli ambienti.
E’ però anche il basso impatto ambientale in fase di costruzione a fare la differenza negli edifici della Columbia di Renzo Piano e a ridurne l’impronta ecologica non solo in fase di gestione, ma anche di edificazione. Questo dipende dalla scelta dei materiali costruttivi che sono per quanto possibile di origine locale (reperiti entro 500 miglia di distanza dal cantiere), selezionando quelli a basso contenuto di VOC (Composti Organici Volatili) e includendo anche prodotti edili di riciclo. Sono di origine locale anche le piante nella piccola piazza esterna sul retro dell’edificio principale, completata da arredi sono in legno di recupero; sempre con l’intento di ridurre il surriscaldamento, la pavimentazione esterna è realizzata con colori più chiari rispetto a quelli del tradizionale asfalto in modo da incrementare la riflessione della luce.
Per tutti gli utilizzi di servizio che lo consentono viene impiegata acqua di ricircolo.
Nel progetto e negli intenti dei suoi promotori, le caratteristiche green di Mahattanville sono destinate a diventare un esempio e un modello di ricerca per edifici pubblici in tutto il mondo caratterizzati da un elevato fabbisogno energetico.