Il legno, se lavorato e utilizzato in modo corretto, in edilizia come per gli arredi può considerarsi un prodotto a basso impatto ambientale, di lunga durata e riciclabile, con infiniti vantaggi estetici e tecnici. La quercia toscana bio è un esempio di quest’uso virtuoso di uno dei materiali più antichi della storia dell’umanità: da circa dieci anni, la ditta Maro Cristini di Ghezzano-San Giuliano Terme (www.cristiani.it), in provincia di Pisa, coltiva nella zona collinare di Peccioli le foreste dalle quali viene attinto un legno pregiato, molto adatto anche per realizzare un parquet di alta qualità. In questi boschi, la quercia toscana si sviluppa in diverse specie, tutte autoctone, che convivono e crescono da secoli mescolandosi (e incrociandosi) tra loro: cerro, rovere, roverella e farnia sono le più diffuse. Quello ricavato dalla quercia toscana non può quindi dirsi propriamente “legno di rovere”, bensì “legno di quercia”: il rovere è infatti solo una delle oltre 250 specie di quercia esistenti e in Italia le foreste sono invece in genere quasi sempre miste, a differenza che in altri Paesi come la Slovenia dove esistono zone boschive esclusivamente di rovere.
Ma quando e come è giusto tagliare un bosco senza causare danni? “Per la quercia toscana ci sono periodi dell’anno consentiti, tra novembre e gennaio quando le piante sono in riposo vegetativo, non producono linfa e sono più vuote e pulite“, ci spiega Stefano Cristiani, titolare della Maro Cristiani. Prima di procedere al taglio, che viene effettuato da squadre specializzate di tagliaboschi, occorre però il benestare della Guardia Forestale, che svolge un compito fondamentale nell‘individuare e indicare le piante più vecchie che possono essere eliminate senza mettere a rischio per l’ecosistema. “Non esiste un’età fissa per il taglio della quercia toscana – continua Cristiani – dipende da quanta acqua ha potuto assorbire l’albero nella sua vita, perché questo fattore determina una crescita più o meno lenta”. Ci sono così casi in cui la quercia toscana viene tagliata a 100-120 anni oppure a soli 80: è comunque sempre la Guardia Forestale a decidere e a fare le opportune segnalazioni dopo avere esaminato i cerchi presenti nel tronco di ciascun albero (che indicano gli anni) e la loro densità (dovuta al maggiore o minore assorbimento d’acqua).
Una volta tagliata, la quercia toscana viene lavorata in segherie che si trovano sempre nel circondario e il legno è utilizzato per realizzare le diverse tipologie di parquet multistrato: il massello con spessore nobile di 1,5-2 cm oppure il prefinito; il rivestimento può essere rifinito sempre impiegando prodotti a basso impatto ambientale come cera e olio OSMO. Molto dura e resistente alle infiltrazioni d’acqua e agli insetti, la quercia toscana è perfetta da posare anche in ambienti soggetti a usura come bagni e cucine. La produzione di parquet dalle foreste di quercia toscana per Cristiani è di circa 1.000 mq al mese (contro gli oltre 3.000 mq prodotti con legno di importazione, in prevalenza dalla Cina): i costi finali al cliente sono fino al 50% maggiori perché, anche senza includere il trasporto – dal momento che si tratta di un prodotto a chilometro zero – il ciclo produttivo della quercia toscana, 100% made in Italy, è più costoso di quello delle essenze provenienti da Paesi lontani. Si parla quindi di circa 70 euro al metro quadrato.
Per “foreste coltivate” si intendono quelle dove viene effettuato il taglio periodico e certificato. Oltre a permettere di ricavare la materia prima da lavorare per i rivestimenti, questi interventi servono anche a ottenere legna da ardere e scarti per il pellet (un combustibile ecologico per le stufe). Aspetto da non sottovalutare, la cura e il taglio del bosco servono anche a tenere pulito l’ambiente: una foresta che viene curata e manutenuta, periodicamente liberata da rovi e arbusti del sottobosco, è meno sottoposta al rischio di incendi, anche di natura dolosa, perché è soprattutto questa vegetazione a favorire la propagazione delle fiamme; inoltre, abbattendo le piante più vecchie, si dà modo alle giovani di espandersi e di avere più aria e luce. Ramaglie e materiali di scarto vengono raccolti dalle stesse squadre di tagliaboschi durante il lavoro e conferite a ditte specializzate per produrre combustibili. Sotto svariati punti di vista, quindi, tagliare un bosco nel modo giusto è un beneficio per la natura e l’ambiente.