Strati multifunzione del tetto
1. Struttura portante
Può assumere diverse configurazioni ed essere realizzata in molteplici materiali, ma le tipologie più diffuse sono quella in legno, in calcestruzzo armato o acciaio.Nel primo caso l’insieme delle travi portanti sorregge un assito continuo in tavole di legno che costituisce l’elemento piano sul quale vengono posati successivamente gli altri strati funzionali del tetto. Nel caso di coperture laterocementizie il piano continuo è formato direttamente dal solaio inclinato che costituisce le falde del tetto.
2. Barriera al vapore
E’ formata da teli membrane, in materiali diversi (in genere di derivazione plastica), la cui funzione è quella di regolare la diffusione e il passaggio del vapore acqueo che dagli ambienti interni riscaldati fuoriesce verso l’esterno. Si evita così la formazione di condensa negli strati della copertura: si provocherebbe il loro degrado nel tempo, pregiudicandone le prestazioni e alterando le capacità termoisolanti. La barriera al vapore deve sempre essere abbinata allo strato termoisolante; in assenza di questo non ha invece ragione di esistere.
3. Ventilazione
Quando si parla di tetto ventilato ci si riferisce a una copertura che “respira” grazie alla formazione di una intercapedine di ventilazione, che prende aria all’altezza delle gronde e la espelle in corrispondenza del colmo. Questo spazio permette di migliorare ulteriormente la prestazione di coibentazione termica, perché di fatto lo strato d’aria in continuo movimento fa da isolante. n particolare, in estate la ventilazione permette di espellere l’aria calda che si forma sotto il manto, mantenendo gli strati sottostanti più freschi. In ogni stagione inoltre favorisce l’asciugatura della condensa che si può formare nel sottotegola e allo stesso tempo contribuisce a smaltire il vapore acqueo proveniente dall’interno dell’edificio. Il risultato è la possibilità di mantenere asciutti i materiali con cui è stato costruito il tetto, preservandone la durata nel tempo e garantendone quindi anche le prestazioni funzionali.
4. Strato termoisolante
E’ fondamentale perché attraverso il tetto – quando non adeguatamente coibentato – si verifica il 20-30% delle dispersioni termiche. Mentre, grazie a un buon isolamento (dimensionato e posato correttamente) si riesce ad avere una casa più calda d’inverno e più fresca d’estate, riducendo le spese per la climatizzazione. Ecco perché gli interventi per migliorare le prestazioni termiche del tetto godono di alte detrazioni fiscali previste per le opere di riqualificazione energetica degli edifici (specificate nelle pagine seguenti).
Deve essere continuo
Le coperture coibentate in modo adeguato, ovvero con uno strato isolante continuo, studiate e realizzate in origine nei Paesi nordeuropei nell’ambito di ricerca sulle “case passive” (edifici attentamente coibentati al punto da fare a meno dei tradizionali sistemi di riscaldamento) hanno anche il vantaggio di essere prive dei critici ponti termici. I ponti termici sono quei punti specifici della costruzione – che vanno sempre risolti – in cui il materiale isolante è interrotto per la presenza di altri elementi, spesso strutturali ma non solo; in tali punti si concentrano quindi le dispersioni di calore, favorendo oltretutto l’insorgenza di condensa e di muffe.
Un’ampia gamma
I materiali per realizzare lo strato termoisolante sono molteplici: dai pannelli di polistirene o di poliuretano – di derivazione chimica – a quelli in lana di roccia o di vetro, per arrivare fino a quelli in fibre di legno o in altri materiali ecologici o addirittura riciclati. Recentemente sono stati introdotti sul mercato anche isolanti ultrasottili – praticamente pellicole riflettenti – talvolta accoppiati ad altri pannelli; ma ci sono anche altri tipi di materiali multistrato o sottovuoto. Tali materiali hanno costi elevati rispetto agli standard soliti, ma possono rivelarsi molto utili nei casi in cui sia tecnicamente difficile aggiungere forti spessori.
5. Impermeabilizzazione
È lo strato che, insieme al manto di copertura, protegge gli ambienti interni da possibili infiltrazioni delle acque meteoriche. Raccoglie infatti sia l’acqua, che eventualmente attraversa il manto di copertura, sia la condensa che si può formare nello strato sottotegola, portandola in gronda dove viene smaltita dal sistema di raccolta acque meteoriche. Tradizionalmente formato da membrane bituminose, oggi può essere realizzato anche con teli e membrane di altri materiali di derivazione plastica, posate a freddo e senza l’ausilio della fiamma, riducendo così i possibili pericoli durante le fasi di lavorazione. Esistono, inoltre, delle membrane riflettenti che oltre a impermeabilizzare contribuiscono all’isolamento termico perché riflettono le radiazioni solari e ne trasmettono solo una piccola parte agli strati sottostanti.
6. Manto di copertura
Le falde si possono ricoprire con coppi o tegole (entrambi elementi che possono essere in cotto, in cemento o in altri materiali) ma anche con lamiere metalliche o pannelli di derivazione plastica. I sistemi di posa e le strutture necessarie ad assicurarle in copertura possono variare notevolmente: vanno dal tradizionale sistema di listellature in legno ai dispositivi metallici. Tutte le tecniche di installazione prevedono sempre anche pezzi speciali quali raccordi, tegole fermaneve, tegole per l’aerazione, lastre in vetro per illuminare i sottotetti, i comignoli e le torrette per l’esalazione dei fumi, oltre naturalmente alla lattoneria. Quindi: i canali di gronda (tubi orizzontali di raccolta acque) e pluviali (tubi verticalo di smaltimento acque), più i vari raccordi tra i due.
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