Il recupero dei sottotetti a uso esclusivamente residenziale è reso possibile da alcuni anni grazie a leggi regionali finalizzate a valorizzare gli spazi esistenti limitando il consumo di suolo con lo sviluppo in verticale delle abitazioni (in Lombardia, dove si trova questa casa, il punto di riferimento è la L.Reg. 12/2005).
Tali leggi stabiliscono i requisiti che il sottotetto deve avere per ottenere l’agibilità. Vanno rispettate le altezze richieste che, a seconda della Regione, possono essere di 240 o 200 cm (inferiori, quindi, ai 270 cm previsti per le altre abitazioni); se la falda del tetto è inclinata, si calcola l’altezza media ponderale, che prevede la media delle diverse altezze del soffitto al di sopra dei 150 cm da terra. Vanno inoltre considerati i rapporti aeroilluminanti – cioè l’ampiezza delle aperture in rapporto alla superficie del pavimento – che devono rispettare quanto stabilito dai regolamenti di igiene locali.
Per avviare il recupero del sottotetto occorre presentare, tramite un professionista abilitato, una pratica edilizia in Comune che presuppone il pagamento degli onori di urbanizzazione per la superficie recuperata, in genere equiparati a quelli per una nuova costruzione.
Il recupero del sottotetto in origine non abitabile è consentito a condizione che l’intervento interessi locali preesistenti, che vengano rispettate le distanze di legge dai fabbricati vicini e che gli ambienti abbiano le altezze minime previste dalla normativa.
In questo caso, per poterle ottenere, è stato necessario rialzare di circa 150 cm la quota di colmo. Modificare l’altezza del tetto o le pendenze al fine di ottenere le altezze richieste è consentito solo in alcune Regioni (Lombardia, Friuli Venezia-Giulia, Lazio, Sardegna e Umbria) mentre è escluso nelle altre; esistono comunque sempre limitazioni e vincoli nelle zone di particolare pregio storico.
L’innalzamento di questo sottotetto ha comportato la demolizione della struttura preesistente e il completo rifacimento della copertura in legno, comprese le travi principali.
Inoltre, poiché la vecchia copertura poggiava sul pilastro e sulle murature portanti, prima di realizzare quella nuova è stato necessario “allungare” anche queste strutture verticali, nella misura necessaria a innalzare il tetto. Prima di procedere a opere murarie di questo tipo occorrono verifiche statiche da parte di un ingegnere strutturista.
La nuova orditura del tetto è formata da travi principali e travi secondarie in lamellare, sulle quali poggia l’assito, sempre in legno e tutto a vista. Sopra quest’ultimo, all’esterno, è stata posata l’impermeabilizzante e quindi lo strato isolante. La copertura superiore di tegole è leggermente rialzata così da lasciare un’intercapedine e realizzare un tetto ventilato che garantisce l’ottimale isolamento termico dei locali.
Nuove aperture nel sottotetto
Per rispettare i rapporti aereoilluminanti e assicurare il necessario apporto di aria e luce agli ambienti nei locali del sottotetto è possibile aggiungere nuovi lucernari sulla falda. In produzione esistono modelli altamente tecnologici, con vetri basso-emissivi per garantire il massimo comfort termico; sono in genere dotati di un sistema motorizzato per il controllo dell’apertura del serramento e delle tende oscuranti.
Foto: Cristina Fiorentini
Progetto interni della foto: arch. Stefania Sartori, sartori.stefania@gmail.com