Pellet: il vero e il falso su questo combustibile

Pratico, ecologico, “risparmioso”: il pellet è un combustibile dagli indubbi vantaggi, ma è ancora poco conosciuto. Sfatiamo alcune false credenze con l’aiuto di Annalisa Paniz, esperta di AIEL, Associazione Italiana Energie Agroforestali, che ha curato diverse guide pratiche sull’argomento.

Redazione
A cura di “La Redazione”
Pubblicato il 27/10/2014Aggiornato il 27/10/2014
Pellet: il vero e il falso su questo combustibile

I prodotti a pellet sono davvero comodi da usare, perché si possono programmare come normali caldaie a gas e non hanno bisogno di uno spazio dedicato da destinare a legnaia. In più, offrono prestazioni che con la legna sono impensabili e permettono di riscaldare l’intera casa con notevoli risparmi. Ma che cosa sono questi granuli che chiamiamo pellet? Non sono altro che cilindretti di legno vergine pressato, con diametro 6-8 mm e lunghezza variabile tra i 5 e i 40 mm. Grazie al processo di essicazione e compattamento, che garantisce bassi tassi di umidità e di ceneri, il pellet ha un contenuto energetico molto alto e a parità di volume produce molto più calore rispetto al classico ciocco di legna. Per fare chiarezza sull’argomento, vi proponiamo alcune tra le più comuni affermazioni su questo tipo di combustibile e, con l’aiuto di Annalisa Paniz, referente di AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali), diciamo se sono VERE o FALSE.

Il pellet contiene collanti e vernici

FALSO. Per poter essere immesso sul mercato, il pellet deve essere prodotto con materia prima (segatura e trucioli) assolutamente vergine e non trattata chimicamente, né con vernici né con collanti. Durante il processo di lavorazione e pressatura, si raggiungono temperature elevate che portano a fusione la lignina, una sostanza naturalmente presente nel legno che funge da collante naturale.

Bisogna acquistare solo pellet austriaco; quello di altri paesi è di bassa qualità o radioattivo

FALSO. La sola provenienza geografica non è sinonimo di qualità. L’unico vero indice di qualità del pellet è la certificazione. Anche se ci sono numerose certificazioni molto valide (DINplus ad esempio), AIEL sostiene la certificazione europea ENplus, l’unica che garantisce elevati standard di qualità lungo tutta la filiera. Acquistando pellet a marchio ENplus i consumatori hanno garanzia non solo delle sue caratteristiche chimiche, fisiche ed energetiche, ma anche del mantenimento della qualità in tutte le fasi, dal reperimento della materia prima fino alla consegna. Esistono pellet ENplus provenienti da tutti i paesi, anche dall’Italia o dall’Est Europa e dal Nord America. La qualità è la medesima. Quando si acquista, è importante ritrovare nel sacco il marchio di certificazione e il codice dell’azienda certificata. Per maggiori informazioni si possono anche consultare i siti web www.enplus-pellets.it e www.enplus-pellets.eu.

mcz-enplus

 

Per riconoscere un buon pellet, nel sacco non deve esserci segatura

VERO. Oltre alla certificazione, la presenza di poca segatura di legno all’interno del sacchetto è indice di un pellet di buona qualità. Per quello certificato non è ammessa una quantità superiore all’1% di polveri.

Il prezzo del pellet sta aumentando e sarà sempre più difficile trovarlo

VERO/FALSO. È vero che, sulla spinta di una domanda crescente, il prezzo del pellet sta leggermente aumentando. Come AIEL, monitoriamo costantemente questi prezzi (http://www.aiel.cia.it/mercato-prezzi.html) e constatiamo che l’aumento è davvero minimo se raffrontato a quello dei combustibili fossili, come gasolio o metano, nei confronti dei quali il pellet resta conveniente. Per quanto riguarda il discorso della scarsa reperibilità, possiamo stare tranquilli, grazie all’aumento costante di nuovi produttori o importatori da un lato e dall’altro grazie alle nuove tecnologie che consentono di produrre pellet da potature agricole.

Stiamo sfruttando troppo le foreste; se usiamo legna o pellet per scaldarci, non avremo più boschi

FALSO.  Probabilmente è vero il contrario. L’Italia, con oltre 10 milioni di ettari di foreste, è caratterizzata dal prelievo annuo più basso d’Europa, pari a non oltre il 24% dell’intero accrescimento, ovvero della quota di nuovo legno che annualmente gli alberi producono. L’aumento della domanda di biomassa per il riscaldamento potrebbe aiutare il settore forestale e garantire una corretta manutenzione del bosco. La situazione è semplice: se il bosco produce reddito, allora va tutelato. Se non produce reddito, nessun intervento diventa economicamente sostenibile e il bosco verrà abbandonato o trasformato in altro.

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