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Il pellet, e in particolare le stufe a pellet, è sempre più utilizzato per il riscaldamento domestico. Lo dicono i dati. Con circa 3,3 milioni di tonnellate utilizzate nel 2016, l’Italia si conferma al primo posto in Europa per consumo di pellet nel settore residenziale, primato che il nostro Paese ha ormai da molti anni. Un consumo in crescita, tanto che, sempre nel 2016, questo combustibile è stato impiegato in oltre 2,5 milioni di installazioni, delle quali il 96% sono apparecchi domestici. I motivi di questo successo sono molteplici, a partire dalla semplicità di impiego, dall’elevato potere calorifico, dal suo utilizzo in apparecchi di riscaldamento automatici. Tra questi, proprio le stufe a pellet sono le più diffuse, anche se non mancano caminetti e caldaie alimentate con questo combustibile. Una scelta che può risultare anche conveniente: fino al 31 dicembre 2018, chi acquista stufe a pellet può detrarre una parte della spesa, il 50% (bonus edilizia) o il 65% (ecobonus). Oppure può ricevere un contributo in denaro se rispetta i requisiti del Conto Termico 2.0.
Etichetta energetica
Dal 1 gennaio 2018 tutte le stufe a pellet (e non solo) in commercio devono essere dotate dell’Energy Label (Regolamento UE 2015/1186), che deve essere ben esposta all’interno dei punti vendita. Queste, in particolare, le informazioni che il documento deve riportare:
- nome o marchio del fornitore della stufa;
- identificativo del modello del fornitore;
- classe di efficienza energetica, dalla G alla A++;
- potenza termica diretta (cioè nominale), espressa in kW.
• Solo per le termostufe, serve anche la potenza termica indiretta, cioè quella rilasciata dall’apparecchio all’acqua dell’impianto termosanitario.
• La classe di efficienza energetica, dalla A++ (la più elevata) alla G (la più bassa), viene attribuita in base all’indice di efficienza energetica (EEI). Questo dipende dalle prestazioni energetiche della stufa a potenza parziale e nominale, dai consumi elettrici a potenza parziale, nominale e in fase di stand-by. Di conseguenza, maggiore è l’indice di efficienza energetica del prodotto, più alta sarà la classe energetica che gli verrà attribuita.
Tipologie e funzionamento di stufe a pellet
Le stufe a pellet più attuali sono veri e propri apparecchi per il riscaldamento di uno o più ambienti o di tutta la casa. Grazie alla centralina elettronica, si possono anche programmare e controllare da remoto
Apparecchi automatici
Le stufe a pellet sono veri e propri generatori di calore alimentati con questo combustibile biomassa, dall’alto rendimento calorico. Offrono il grande vantaggio del funzionamento automatico: infatti, basta inserire il pellet nel serbatoio, impostare sul pannello di controllo la temperatura desiderata e il sistema si autoregola in base alla quantità di calore richiesta. Spesso, c’è anche un telecomando in dotazione.
• Il serbatoio può avere una capacità molto variabile, da 15 a 50 kg, dipende dai modelli. Ovviamente, maggiore è la capacità e maggiore è l’autonomia, ma anche le dimensioni e l’ingombro della stufe a pellet.
• Dal serbatoio, un dispositivo chiamato coclea preleva la quantità necessaria di pellet e la lascia cadere all’interno del focolare; qui viene immessa aria prelevata dall’esterno e mescolata al combustibile, generando calore.
Stufe a pellet alta tecnologia
Telecomando, pannello touch o tastiera (nascosti sotto il top) e dispositivi mobile: sono tanti i modi per impostare l’apparecchio. L’intero funzionamento delle stufe a pellet viene monitorato da una centralina elettronica, un dispositivo tecnologico presente in tutti questi modelli e svolge diverse importanti funzioni. In particolare:
- imposta la frequenza di caricamento del combustibile all’interno delle stufe a pellet;
- regola l’ingresso dell’aria comburente e l’espulsione dei fumi;
- controlla i parametri della combustione, attivando, se necessario, un dispositivo che ne limita la potenza;
- provvede alla pulizia del braciere e aziona un flusso d’aria calda che, lambendo il vetro, lo mantiene pulito più a lungo.
L’utente deve semplicemente impostare la temperatura desiderata e le fasce orarie di accensione e spegnimento.
Tipologie di stufe a pellet
Esistono due famiglie di stufe a pellet, quelle ad aria e quelle ad acqua, che si distinguono per il mezzo che utilizzano per riscaldare l’ambiente. Il calore sviluppato dalla combustione del pellet può infatti essere diffuso nei locali tramite l’emissione di aria calda o l’impianto idrico.
Ad aria
Le stufe a pellet riscaldano innanzitutto per convezione (o ventilazione) naturale: il calore prodotto all’interno del focolare fuoriesce dalle bocchette presenti sul corpo dell’apparecchio, scaldando l’aria all’interno dell’ambiente. Con l’aggiunta di un ventilatore, quindi per convezione forzata, l’aria calda si diffonde a maggiore distanza, più velocemente e in modo più omogeneo. Alcuni di questi modelli sono anche canalizzabili: si possono collegare a un sistema di condutture, più potente, che porta l’aria calda in più ambienti della casa. Servono una tubatura a parete o nel controsoffitto e diffusori negli ambienti da riscaldare.
Va bene se… Con la convezione naturale le stufe a pellet riscaldano un unico ambiente, mentre con la modalità a convezione forzata il calore si diffonde anche in altre stanze, se gli spazi sono comunicanti. La canalizzazione può riscaldare anche tutta la casa oppure, in ogni caso, diversi locali.
Attenzione a… La ventilazione forzata può emettere rumore, quindi per l’acquisto delle stufe a pellet è meglio accertarsi del valore di emissione sonora. La canalizzazione richiede lavori sulle murature; in alternativa, è possibile realizzare un controsoffitto, per esempio in un corridoio.
Ad acqua
Collegate al sistema di riscaldamento, le stufe a pellet funziono come caldaie: l’apparecchio scalda l’acqua che circola nell’impianto e che viene portata ai radiatori o ai pannelli radianti. In questo caso si parla anche di termostufe o idrostufe. Alcuni modelli possono prevedere anche la ventilazione forzata, quindi il riscaldamento è duplice: sia dell’acqua che dell’aria.
Va bene se … Se si vogliono riscaldare tutta l’abitazione e usare la stufa a pellet in sostituzione o in abbinamento alla caldaia, per utilizzare un sistema di riscaldamento rispettoso dell’ambiente al posto del gas. Consente anche di riscaldare l’acqua per usi sanitari, grazie all’aggiunta di un kit apposito.
Attenzione a … È necessario che la termostufa abbia una potenza adeguata all’abitazione, quindi va calcolato bene il fabbisogno termico (vedi più avanti). Per poter riscaldare anche l’acqua per la doccia è necessario installare un sistema di accumulo, cioè un bollitore.
Le stufe a pellet ermetiche
Si tratta di apparecchi stagni rispetto all’ambiente in cui vengono installati e per questo ideali per le case a basso consumo energetico. In altre parole, non prelevano l’aria presente all’interno dell’ambiente in cui sono installate, ma direttamente dall’esterno dell’abitazione.
• I vantaggi? Le stufe a pellet ermetiche non necessitano di una presa d’aria a parete e per questo la temperatura nella stanza viene mantenuta ai gradi desiderati, senza sbalzi. Non solo: l’apporto di ossigeno nella camera di combustione viene dosato con maggior precisione, a tutto vantaggio di una migliore resa e di un maggiore comfort.
• L’installazione delle stufe a pellet ermetiche è possibile anche in locali in cui una normale stufa non è consentita. La normativa vigente (UNI 10683), infatti, vieta l’installazione di apparecchi a combustibile solido in bagni, camere da letto e monolocali, a meno che non si tratti di focolari chiusi con prelievo canalizzato dell’aria comburente dall’esterno.
La Gestione con App
Alcune stufe a pellet si possono controllare anche a distanza tramite specifiche app gratuite. In questo modo è possibile monitorarne il funzionamento e programmare accessione e spegnimento con fasce orarie giornaliere o settimanali. Tutto ciò avviene direttamente dallo smartphone, che diventa così anche un telecomando. La stufa a pellet deve essere già predisposta oppure è possibile aggiungere appositi kit opzionali. Inoltre è indispensabile avere un modem (che dev’essere sempre tenuto acceso) e un collegamento a Internet in casa, a cui la stufa si connette per poter interagire con lo smartphone da remoto. Sul telefono deve essere attiva una connessione dati. Per alcuni modelli è possibile aggiungere appositi kit che consentono di gestire la stufa con sms, senza collegamento Internet. Non si tratta, però, di un vero e proprio monitoraggio, ma possono essere utili per accendere e spegnere la stufa.
Scegliere bene fa risparmiare
Prima dell’acquisto di una stufa a pellet, è necessario far calcolare da un termotecnico quali sono le nostre effettive esigenze di calore; questo dato è importante per individuare una stufa di potenza e resa adeguate, valutare il tipo di utilizzo, ma anche per quantificare la possibile convenienza rispetto agli altri sistemi di riscaldamento in aggiunta alla caldaia
Il fabbisogno termico
È la quantità di calore che dev’essere prodotta per riscaldare un’abitazione (o un ambiente). Poiché questo dipende da vari fattori, per un calcolo esatto è necessario rivolgersi a un professionista. I fattori indispensabili da valutare sono: volumetria e disposizione della casa, esposizione solare, livello di coibentazione (presenza di isolanti nelle pareti, doppi vetri, ecc.), caratteristiche strutturali (soffitti molto alti, grandi porte finestre) e fascia climatica di appartenenza (Nord, Centro, Sud). Determinato il fabbisogno termico, viene individuata la potenza necessaria, valore che indica il calore reso dalla stufa all’ambiente e che è espressa in kW (chilowatt). In linea di massima possiamo calcolarlo così:
✔ superficie da riscaldare x altezza del locale x coefficiente termico (varia da 20 a 40 Kcal/mq) = Kcal necessarie
Per esempio: 100 mq x 3 m x 35 Kcal/mq = 10.500 Kcal, corrispondenti a 12,2 kW. Da notare: il coefficiente termico indica le calorie necessarie per mc, valore che dipende dalla zona climatica.
Il rendimento
È un valore espresso in percentuale e indica quanto calore generato dalla combustione viene effettivamente ceduto all’ambiente. Per esempio, se una stufa a pellet ha un rendimento del 90% significa che se brucia 100 kg di pellet, sono 90 quelli che usa effettivamente per il riscaldamento.
• Le stufe a pellet hanno rendimenti elevati, circa del 90%, vicini a quelli delle caldaie a condensazione, mentre quello dei modelli a legna è intorno all’80%. Ciò è possibile grazie al sistema di controllo elettronico che ottimizza costantemente la combustione, con il corretto dosaggio di pellet e aria comburente. Inoltre, il pellet ha un bassissimo livello di umidità e il percorso di espulsione forzata dei fumi accresce lo scambio termico.
Un confronto con gli altri combustibili
La stima, elaborata da AIEL, viene calcolata sul fabbisogno termico di un’abitazione di 100 mq (che solo per il riscaldamento invernale è di circa 12 MWh (Milliwattora). A seconda del combustibile scelto, il costo unitario dell’energia cambia: per il pellet certificato ENplus è di 62 euro/MWh; la legna 44 euro/MWh; il metano 73 euro/MWh; il gasolio 127 euro/MWh; il GPL 234 euro/MWh. Costi riferiti ad aprile 2017.
Tutto a norma
Per garantirne la sicurezza e il corretto funzionamento, prima della messa in opera delle stufe a a pellet è necessario che un tecnico ne verifichi la fattibilità e il tipo di collegamento al condotto fumario, nuovo o già esistente. Come per tutti gli impianti, è d’obbligo osservare il calendario dei controlli periodici.
Condizioni per l’installazione delle stufe a pellet
Affinché sia consentita, devono essere soddisfatti tutti questi requisiti. Nel locale di destinazione delle stufe a pellet (a eccezione dei modelli ermetici) serve una presa d’aria esterna, da realizzare a norma e secondo le indicazioni del produttore; in genere deve essere di almeno 100 cmq, protetta da una griglia sia all’interno che all’esterno. Ogni apparecchio in cui si verifica una combustione ha infatti bisogno di ossigeno, che viene prelevato dall’atmosfera. Per questo motivo, la stufa ha bisogno di un’apposita apertura ricavata nella muratura che prelevi l’aria dall’esterno.
• Dal momento che la stufa a pellet ha funzionamento elettrico è necessario collegarla a una presa che deve perciò essere nelle vicinanze.
• Fondamentale, come vedremo, è la presenza di un condotto a uso esclusivo per l’espulsione dei fumi prodotti dalla combustione, cioè una canna fumaria, che dev’essere realizzata a norma.
Alcune accortezze Vicino alla stufa a pellet non devono esserci elementi infiammabili, come tende e tappeti. Inoltre, deve distare dalla parete di almeno 20 cm. Il pavimento deve essere adeguatamente resistente per sopportarne il peso; se è in legno va evitato di appoggiarvi direttamente la stufa, è però possibile collocare una piastra metallica di protezione che sporga lateralmente di almeno 40-60 cm.
La combustione consiste nell’ossidazione del combustibile (pellet) a contatto con un comburente (l’aria esterna)
Canna fumaria
Garantisce la sicurezza, evita ritorni di fiamma e fa sì che l’apparecchio funzioni al meglio. È fondamentale che sia a uso esclusivo della stufa (UNI 10683). Con il termine canna fumaria si intende un sistema composto da tre elementi: il canale da fumo, che esce dalla parte superiore della stufa oppure sul retro e si collega alla canna fumaria vera e propria, e un condotto verticale che sbocca sul tetto con il comignolo. Il diametro, in genere, è di 8 cm. È possibile utilizzare canne fumarie esistenti, se idonee, ma sempre rivolgendosi a tecnici fumisti esperti e abilitati, in grado di eseguire il lavoro a regola d’arte e di rilasciare, a lavori ultimati, la Dichiarazione di conformità dell’impianto di evacuazione. Le “uscite a parete” delle stufe a pellet, un tempo consentite, sono ora vietate: sono dannose per la salute e fanno decadere la garanzia sul prodotto.
Solo professionisti
Che si tratti di un nuovo impianto o di una sostituzione, è sempre necessario rivolgersi a tecnici qualificati che eseguano i lavori a norma di legge e che rilascino la Dichiarazione di conformità dell’impianto, ma anche il Libretto d’impianto. La stufa a pellet è infatti un vero impianto termico, come la caldaia.
• Per installatore abilitato, come dice la parola, si intende un tecnico che abbia ricevuto l’apposita abilitazione (ai sensi del D.M. 37/2008) all’installazione e alla manutenzione di impianti termici e, contemporaneamente, sia qualificato per gli impianti a fonti rinnovabili.
• L’associazione AIEL, per esempio, ha messo a punto un percorso formativo per progettisti, installatori e manutentori per impianti a legna e pellet, chiamato AIELplus.
La manutenzione
Quella ordinaria dev’essere effettuata secondo le indicazioni e con la periodicità previste dall’impresa installatrice della stufa a pellet. Se queste informazioni non sono presenti, fanno fede le istruzioni del fabbricante o della normativa di riferimento.
• La frequenza della manutenzione obbligatoria, con il controllo dell’efficienza energetica e il relativo rapporto – che deve essere fornito e sottoscritto dal tecnico abilitato ai sensi del D.M. 37/08 – è stabilita dalla legge nazionale DPR 74/2013. Questa fissa in 2 anni il controllo per apparecchi con potenza superiore a 10 kW.
Le operazioni quotidiane. Per mantenere in buona efficienza e pulizia la stufa è inoltre necessario osservare una manutenzione ordinaria giornaliera. In particolare, occorre pulire il braciere dalla cenere: ciò garantisce il corretto afflusso d’aria nella camera di combustione e assicura un buon funzionamento dell’apparecchio. Il metodo più pratico consiste nel servirsi di un “bidone aspiracenere” (anch’esso va pulito bene dopo l’uso). È inoltre consigliabile tenere sempre pulito il vetro, per poter ammirare bene la fiamma, utilizzando un pennello asciutto (se il pellet è di buona qualità la cenere che vi si deposita sarà poca).
Le nuove regole contro l’inquinamento
Le Regioni del cosiddetto “bacino padano”, cioè Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emila Romagna, hanno stilato, nel giugno 2017, un accordo con il Ministero dell’Ambiente per il miglioramento della qualità dell’aria. Tra i provvedimenti adottati in caso di sfioramento dei livelli di polveri sottili, oltre alle limitazioni del traffico e alle attività agricole, rientrano anche le restrizioni per l’accensione di stufe a pellet (e in generale le stufe a biomassa).
• Per fornire un criterio pratico che consenta agli utenti di capire quali siano gli apparecchi esenti da tali divieti, è stato adottato il criterio delle Stelle, che vanno dalla 1 alla 4: maggiore è il numero di stelle, minori sono l’emissioni di polveri sottili (secondo il Decreto 7 novembre 2017 n. 186). Entro il 31 dicembre 2019 non sarà possibile installare stufe, con potenza inferiore a 35 kW, con una classe di prestazione emissiva inferiore alla classe 4 Stelle. Sarà però consentito continuare a utilizzare gli apparecchi a 3 Stelle. Inoltre, è stato stabilito che le Regioni fissino opportuni piani di qualità dell’aria che prevedano di utilizzare solo pellet di tipo certificato, conforme alla classe A1 della norma UNI EN ISO 17225-2.
Certificazione ariaPulita™ per le stufe a pellet
Promossa da Aie, Enea, Legambiente, Adiconsum, Enawa e Etifor, garantisce che gli apparecchi, sottoposti a specifici test, offrano rendimenti elevati e abbiano basse emissioni di polveri inquinanti. Riguarda stufe, camini e caldaie a biomassa con potenza inferiore a 35 kW ed è volontaria. Non si tratta però di un’autodichiarazione, perché la certificazione viene rilasciata in seguito ai test condotti presso appositi laboratori d’analisi indipendenti.
Guardare le stelle Anche la certificazione ariaPulita utilizza il metodo delle Stelle, che vanno da 2 a 5: maggiore è il numero, migliori sono le prestazioni dell’apparecchio. Per esempio, 5 stelle indicano che la stufa a pellet ha un’emissione inferiore dell’80% rispetto a quelli a 1 stella. Questi ultimi non possono ottenere la certificazione, anche se va precisato che si tratta di prodotti a norma, idonei all’immissione sul mercato. Oltre alle stelle, ogni etichetta (vedi sopra) riporta il QR code per consultare la pagina del sito http://www.certificazioneariapulita.it con l’elenco di tutti i prodotti certificati.
• È inoltre presente il numero di certificazione (composto da: XXX-P, ovvero codice identificativo dell’azienda e il numero progressivo dell’apparecchio certificato). AriaPulita è perciò la garanzia per i consumatori che i prodotti certificati contribuiscono a migliorare la qualità dell’aria, salute e ambiente.
Acquistare il pellet
Ottenuto dagli scarti di lavorazione del legno non trattato, non è tutto uguale. Per essere certi che sia di qualità, bisogna scegliere sempre quello certificato, per esempio contrassegnato dal marchio internazionale enplus®
Totalmente naturale
Il pellet è una “biomassa” o “biocombustibile”, ottenuto da scarti di lavorazione (cioè segatura e trucioli) di legno vergine, non trattato con prodotti chimici. Tramite un processo industriale, questi materiali vengono essiccati e poi pressati a formare piccoli cilindri con diametro di 6-10 millimetri e lunghezza inferiore ai 5 cm. Il prodotto ottenuto garantisce bassi tassi di umidità e di ceneri. Grazie a questa lavorazione, il pellet ha un contenuto energetico molto alto e, a parità di volume, produce molto più calore rispetto alla classica legna da ardere.
Non è pericoloso per la salute. La combustione di tali cilindretti non causa emissioni dannose per l’uomo. In base alla normativa (d.lgs. 152/2006), infatti, per poter essere venduto, il pellet dev’essere prodotto con materia prima vergine, non trattata chimicamente, né con vernici né con collanti. Il processo produttivo per ottenere il pellet, del resto, non necessita dell’aggiunta di sostanze chimiche: durante la fase della pressatura, per le elevate temperature raggiunte, la lignina, naturale componente del legno, diventa un collante.
La certificazione ENplus®
Si tratta di una certificazione internazionale basata sulla norma ISO 17225-2:2014, che garantisce sia le caratteristiche chimiche, fisiche ed energetiche del pellet, sia il mantenimento della qualità del prodotto fino alla consegna all’utente finale, secondo criteri di trasparenza e tracciabilità lungo tutta la filiera, a prescindere dal Paese di provenienza. Esistono tre classi di qualità: la A1, la migliore, con un contenuto di ceneri massimo dello 0,7%, la A2, con ceneri massime di 1,2% e la B, con il 2% di ceneri.
• Rispetto a un modello che usa pellet non certificato, una stufa alimentata con pellet ENplus® riduce le emissioni di polveri sottili fino a 4 volte. Inoltre, emette fino a 10 volte meno CO2 rispetto alle caldaie che utilizzano fonti fossili tradizionali.
Certificazioni europee
Tra quelle locali, c’è la tedesca DIN plus, basata sulla normativa tedesca Din 51731 e rilasciata da un ente accreditato. Valuta l’intero processo di produzione del pellet e la corrispondenza a determinati parametri fisici e qualitativi. C’è poi l’austriaca Önorm, basata sulla normativa Ö-Norm M7135, e rilasciata da un ente accreditato.
Le diverse qualità del pellet
Alcuni pellet bruciano più in fretta, altri più lentamente. Tra i valori da considerare c’è il contenuto di ceneri che, essendo ridotto, garantisce una combustione ottimale all’interno della stufa a pellet. Un altro fattore è il potere calorifico, l’energia sprigionata nel corso della combustione. Più alto è il primo, maggiore sarà il calore prodotto.
• Il pellet di abete e di pino bruciano più facilmente, possono essere usati in ogni stufa, ma si consumano più velocemente. Quello di rovere brucia con più difficoltà e ha una durata maggiore. Il faggio si colloca in posizione intermedia.
Evitare i prodotti scadenti. Un pellet di bassa qualità può causare cattiva combustione, intasamento del braciere e conseguente difficoltà a riaccendersi in modo automatico. Se ha un basso potere calorifico, l’apparecchio avrà minore capacità di sviluppare calore e consumerà di più. Se è troppo fine, c’è il rischio che s’infiltri tra le componenti meccaniche ed elettroniche, causando malfunzionamenti. Se è umido e ricco di resine, con la combustione può formarsi il creosoto, un residuo viscoso simile al catrame che si attacca alle pareti interne della stufa e della canna fumaria: diminuisce la resa, accelera l’usura dei componenti interni e aumenta il rischio di incendi. Ecco un metodo per capire se il pellet è di qualità: mettendo qualche cilindretto di pellet in un bicchiere pieno d’acqua, questo deve affondare e l’acqua non deve intorpidirsi.
Le stufe a pellet più efficienti sono oggi utilizzate nelle case passive, a bassissimi consumi nergetici
Dove reperire il pellet
Solitamente il pellet è venduto in confezioni da 15 kg ed è acquistabile nei centri di fai da te e della grande distribuzione. I costi del combustibile variano in base alla stagione, in genere è più conveniente da maggio a luglio, per poi aumentare da agosto e stabilizzarsi durante la stagione invernale.
• Per risparmiare è possibile acquistare grossi quantitativi, come un intero bancale (circa 70 sacchi). Per questo è ovviamente necessario disporre di un apposito spazio in cui conservarlo, come un deposito, soluzione più fattibile per chi abita in una villetta autonoma. È anche possibile aderire a un gruppo d’acquisto, cioè di persone che ne acquistano una grande quantità per poi dividerla tra loro. Alcune aziende produttrici offrono questa possibilità.
Quanto se ne usa? Dipende da diversi fattori: dimensioni del locale da riscaldare, potenza e temperatura impostate. Indicativamente, in un’ora si possono consumare da 1 a 5 kg di pellet. Per sapere quanto combustibile serve in una settimana è consigliabile controllarne il consumo orario della propria stufa e moltiplicarlo per il numero di ore giornaliere di funzionamento.
Pellet e legna: le differenze da sapere
Il pellet è sì derivato dalla legna, ma i due combustibili non hanno le stesse caratteristiche. E nemmeno le stufe che li utilizzano. Vediamole nel dettaglio.
Pellet
➔ Vantaggi. La resa termica è elevata e la combustione molto efficiente (maggiore è il calore prodotto) e pulita, perché produce pochi residui di ceneri. Per questo le stufe a pellet rientrano nei parametri per ottenere le agevolazioni fiscali. Il materiale è inoltre compatto, occupa meno spazio ed è più facile da immagazzinare.
➔ Svantaggi. Il tipo di pellet utilizzato influisce sulla combustione e il rendimento della stufa, apparecchio sofisticato. È quindi consigliabile utilizzare lo stesso tipo di pellet e non variare di continuo. La manutenzione di questi prodotti è anche più impegnativa: elementi quali coclea, ventole, centralina e motore possono essere più soggetti a guasti. Non bisogna poi dimenticare che le stufe a pellet sono elettriche, perciò incidono sui consumi energetici.
Legna
➔ Vantaggi. Ha costi inferiori al pellet, inoltre è molto conveniente se si abita in zone boschive e se è possibile prelevare legna gratuita o a basso costo. La fiamma prodotta è molto naturale. Infine, i prodotti a legna non necessitano di collegamento alle rete elettrica.
➔ Svantaggi. A causa del contenuto idrico elevato, i ceppi vanno lasciati stagionare. Accensione e spegnimento di queste stufe non si possono programmare e il caricamento avviene manualmente. Inoltre, non è possibile determinare in modo preciso la temperatura da raggiungere in casa. I rendimenti sono inferiori, quindi, a parità di quantità, la legna ha un rendimento inferiore del pellet. La combustione è anche meno pulita, perché rilascia una quantità maggiore di particelle incombuste.
Conservarlo al meglio
Il principale nemico del pellet è l’umidità, quindi va conservato in un luogo asciutto e ben riparato, meglio se riscaldato, mai all’aperto. Va mantenuto nel suo sacchetto originale sigillato e riposto in un ripostiglio o, alternativa, in garage, ma con qualche precauzione. È consigliabile evitare di appoggiarlo a terra e al muro, meglio metterlo su ripiani o su bancali rialzati e separarlo dalla parete con un pannello isolante in polistirolo, acquistabile in un centro fai da te.
Si ringraziano per le informazioni: AIEL, Anselmo Cola, EdilKamin, MCZ, Palazzetti, Piazzetta, Ravelli
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