Contenuti trattati
Atelier C è una casa passiva – immersa nelle foreste di aceri e abeti del Québec – voluta da una coppia di creativi per abitarci e lavorare; lei scrittrice, lui musicista e fotografo. Uno spazio progettato su misura della committenza, caratterizzato da una copertura a falda inclinata e dalla fluidità funzionale, che accosta alle tradizionali azioni domestiche quelle dei laboratori integrati nell’abitazione.
Cosa si intende per casa passiva?
Una casa passiva per il suo fabbisogno energetico utile a riscaldare e a rinfrescare gli interni sfrutta esclusivamente i cosiddetti sistemi passivi. Ovvero non i tradizionali impianti (come caldaia, termosifoni o riscaldamento a pavimento), ma soluzioni architettoniche e materiali atti a massimizzare l’efficienza energetica. L’aggettivo passiva indica infatti una sorta di “immobilità” di questo tipo di case, capaci di azzerare gli apporti termici provenienti dall’ambiente esterno (così come al contrario le perdite dell’involucro edilizio) esclusivamente con éscamotage tecnico-costruttivi. Esempi per l’accumulo del calore invernale sono le serre solari, mentre per il raffrescamento estivo lo sono gli impianti di ventilazione controllata a recupero energetico.
Particolarmente diffuso nell’Europa settentrionale e, come in questo caso, nel Nord America, il modello di casa passiva si sta però diffondendo anche nel nostro paese, con diverse realizzazioni.
Una abitazione non convenzionale
Il progetto di Atelier C, a firma dell’architetto Nicholas Francoeur, si distingue per la contemporaneità stilistica e per il layout distributivo. Il risultato è una casa passiva inusuale, “dai soffitti a varie altezze ai laboratori di musica e scrittura pensati come spazi aperti, quasi di passaggio e non come stanze chiuse”, spiega lo stesso progettista, “dai continui contrasti di colore e di materiali. Tutto in questa casa è pensato per stimolare la creatività, ma anche per dare l’impressione a chi la abita di essere al contempo da solo e in compagnia.”
La planimetria a L e il tetto spiovente definiscono un volume semplice, lineare. I fronti sono aperti o chiusi da aperture a seconda delle esigenze energetiche: a nord le strette finestre ritmano la superficie come un colonnato, a sud i serramenti sono invece più ampi, per l’apporto di luce indispensabile al lavoro.
Gli interni sono fluidi, luminosi, declinati in tinte chiare. Cuore della casa è la cucina, unico spazio in cui viene ripresa la finitura scura dell’involucro esterno: un grande locale con una composizione di basi e di colonne organizzata su tre lati e isola centrale, perfetta per la preparazione del cibo e la convivialità.
La cucina di Hauteur d’Homme si distingue per i frontali di legno laccato scuro, a cui è abbinato un piano di pietra sinterizzata Lapitec in nuance Nero Antracite finitura Vesuvio. Il top integra il lavello e, grazie alla composizione a tutta massa, è lavorato e fresato per mostrare lungo tutto il bordo la sua matericità. Inalterabile, resistente agli agenti chimici, a urti, graffi, raggi UV, Lapitec non assorbe acqua o liquidi e impedisce l’annidarsi dello sporco e la formazione di muffe e batteri, risultando ideale per un utilizzo in cucina. http://www.lapitec,com
Quali sono i materiali di una casa passiva?
In realtà per abitazioni di questo tipo non esistono materie prime più o meno adatte: quello che conta è infatti il progetto delle soluzioni passive. Atelier C ha una struttura portante lignea, con tetto ventilato rivestito di lamiera grecata sulla parte soprastante e di pioppo sbiancato sul lato sottostante.
Le facciate sono finite con listelli di cedro carbonizzato, che grazie alla tinta scura definiscono la pulizia formale del volume della casa nel contempo inserendola armonicamente nella natura circostante.