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I serpenti hanno un ruolo positivo nella catena alimentare perché si nutrono di piccoli roditori, anfibi e insetti contribuendo a regolarne il numero. Poche persone sono consapevoli di quanti topi, arvicole e ratti vivono o frequentano un giardino: un numero che va di là dalla nostra immaginazione perché i giardini e gli spazi verdi diventano per questi animali indesiderati interessanti solo durante la notte quando minori sono i rischi di incontrare l’uomo o i suoi animali domestici che da sempre ne difendono le abitazioni, cani e gatti. I serpenti, per quanto possano suscitare ribrezzo, non sono una presenza da evitare, anzi, sono insaziabili cacciatori di piccoli roditori. Si tenga presente che soltanto le vipere sono velenose, le altre quattordici specie presenti nel nostro Paese, anche se alcune possono mordere, sono del tutto innocue.
Utilissimi contro i roditori sgraditi
Tutti i serpenti, in particolare il biacco, sono ottimi cacciatori di roditori, piccoli e grandi, Quindi un serpente in giardino è sempre un alleato. Sarà più facile controllare le arvicole e i topolini di campagna che sono un flagello per i giardini perché scavano gallerie rosicchiando le radici che incontrano, cibandosi in particolare di alcune piante più gradite di cui ne causano prima l’appassimento e poi la morte. Questi danni sono spesso ingiustamente attribuiti alle talpe cui si dà una caccia spietata, lotta che invece lascia spesso a desiderare contro i topolini di campagna. I ratti invece preferiscono i luoghi umidi e ricchi di cibo: grandi e forti, non temono di avvicinarsi tanto da cibarsi dalle ciotole di cani e gatti lasciati all’esterno. I serpenti li tengono sotto controllo.
Distinguere la vipera dagli altri
Non è facile distinguere le vipere, Vipera aspis, dagli altri serpenti, specie se l’osservatore è agitato e deve reagire immediatamente. Allontanatevi, ponendo una ragionevole distanza fra voi e il rettile, fermatevi, restate immobili e in silenzio e osservatelo.
Ecco che cosa controllare:
- i serpenti innocui hanno pupilla rotonda, le vipere ellittica e verticale,
- la testa dei serpenti innocui non si stacca dal resto del corpo come succede per le vipere che hanno un restringimento prima del capo a forma di cuneo,
- la coda non mostra strozzature, ma tutto il corpo dei serpenti innocui è affusolato,
- durante la posizione di riposo, quella arrotolata, i serpenti innocui tengono la testa al centro o sul terreno, le vipere tengono il capo alzato sempre pronto a scattare in avanti,
- i serpenti innocui si allontanano facendo un gran fracasso, le vipere scivolano via facendo pochissimo rumore,
- i serpenti innocui possono raggiungere dimensioni anche considerevoli, intorno ai due metri, le vipere restano sotto il metro.
Per evitare spiacevoli incontri
Esistono alcune regole basilari per evitare incontri ravvicinati con i serpenti:
- durante le passeggiate avvertire i serpenti della propria presenza cadenzando il passo ed utilizzando un bastone da passeggio,
- prestare particolare attenzione ai percorsi in luoghi ben esposti al sole e seccagni come pietraie, muri a secco, ruderi diroccati dove i serpenti si riposano,
- ispezionare con cura la zona di prato dove si intende riposare, far giocare i bambini o allestire un picnic,
- prima di raccogliere funghi, pigne o castagne controllare il terreno,
- lavorare in giardino con i guanti specie se si smuovono sassi, legna in catasta o altro materiale che possa rappresentare un rifugio per i serpenti,
- all’aperto non procedere a piedi scalzi o con ciabatte aperte, ma sempre con calzature idonee,
- non introdurre le mani nude in pertugi, tane abbandonate e alberi cavi per evitare spiacevoli sorprese,
- nel caso di allarme dato da un cane avvicinarsi solo dopo aver individuato la posizione del serpente.
Quando si incontra un serpente, vista l’eccezionalità dell’esperienza, è consigliato fermarsi e restare a osservarlo in silenzio per qualche minuto. Spesso il rettile non si allarma e per non disturbarlo basta aggirare il punto di passaggio.
L’orbettino che serpente non è
Tutti lo considerano un serpente per via del suo corpo lungo e affusolato e la mancanza di zampe, ma in realtà l’orbettino, Anguis fragilis, è un piccolo sauro. Un parente delle lucertole e non dei serpenti. Lungo fino a 50 cm, ma di solito si incontrano nei giardini e intorno alla casa soggetti di circa 30 cm, l’orbettino vive in luoghi soleggiati e freschi, dove si ripara sotto pietre, tegole e detriti. Diffuso su tutto il territorio nazionale, dal piano fino a oltre i 2.000 metri di quota, si riconosce per il colore bronzo carico, lucido, il corpo affusolato con coda tronca, le squame piccole e lucide. Il maschio adulto è di colore uniforme, la femmina presenta delle bande longitudinali, da una a quattro, su fianco e dorso. Innocuo, molto timido, si trova quando si sollevano pietre o altri oggetti da lungo tempo fermi sul terreno. È specie ovovivipara non deponendo uova, ma incubandole all’interno del corpo. Si nutre di insetti.
La natrice, biscia d’acqua che in acqua spesso non sta
La natrice, Natrix natrix, è il serpente più diffuso nel nostro paese. È chiamata comunemente serpe o biscia d’acqua, e in Veneto “ranarola” o “rospara” per il suo regime alimentare. Ha una lunghezza variabile fra gli 80 ed i 120 cm. Ha testa larga ed arrotondata, con narici laterali. Sul dorso è di colore verde o grigio brillante con macchie nere anche sui fianchi fino alla coda. La zona ventrale, con macchie meno evidenti, è di colore grigio o giallastro. Caratteristica è la fascia gialla bordata da macchie nere che si trova appena dietro la testa, questa gli ha fatto meritare il nome “natrice dal collare”. Frequenta i luoghi umidi come fontane, laghetti, paludi, ma non è legata strettamente alla presenza dell’acqua e si trova un po’ ovunque. Animale diurno si ciba di rane, rospi, raganelle, tritoni e salamandre, piccoli pesci, lucertole, e mammiferi piccolissimi come topiragno e arvicole. In acqua si muove con grande eleganza ed efficacia ed anche sul terreno è molto veloce. È animale timido che non ha armi di difesa proprie e per sviare gli aggressori si finge morto mostrando il ventre indifeso, spalanca la bocca lasciando pendere di lato la lingua e rilascia dalla cloaca un liquido dall’odore nauseabondo. Solo se costretta allo scontro fisico si difende usando la parte anteriore del corpo come una mazza. In autunno si ritira in tane riparate dove passa l’inverno per ricomparire a primavera dopo il gelo. È specie protetta, in declino per la progressiva distruzione degli habitat naturali. Molto più grande, oltre 150 cm, con carattere fiero, capace di avanzare e fronteggiare il pericolo tenendo il primo terzo del corpo sollevato, proprio come i cobra, è la rara natrice tassellata, Natrix tessellata, presente laddove vi sono fossi che non si asciugano mai. Si allontana per cacciare, anche in pieno giorno, in un raggio superiore al chilometro dall’acqua.
Il cervone: il più grande
Il cervone, Elaphe quatorlineata, deve il suo nome popolare di “pasturavacche” per la credenza popolare che lo vuole ghiotto di latte: lo berrebbe direttamente dai capezzoli delle bovine coricate, ma anche delle pecore e delle capre. È il più grande fra i serpenti italiani. Ha una lunghezza media fra i 150 ed i 180 cm, ma non mancano soggetti capaci di raggiungere i 250 cm. La testa, confrontata con quelle degli altri serpenti italiani, è molto grande ed allungata, ricoperta da estese placche frontali. Gli occhi, di colore fulvo, hanno pupilla rotonda e sono inseriti in una banda scura che parte dalla sommità del capo. Il corpo è vigoroso, ricoperto da grosse squame, di colore tendente al giallo o bruno chiaro su cui spiccano quattro bande orizzontali scure. Solo nel terzo anno i cervoni raggiungono la colorazione tipica della specie, in fase giovanile le bande scure sono sostituite da macchie. È un serpente tipico della dorsale appenninica dove si trova fino ad un’altezza di 1.500 metri. Vive dove la vegetazione è rada come i limiti del bosco, le radure, le aree colonizzate da arbusti. Preferisce i luoghi assolati, ma non necessariamente asciutti perché occupa anche prati umidi e l’alveo dei torrenti. Di indole molto docile il cervone è un ottimo cacciatore. Ha abitudini diurne e spesso caccia sugli alberi, ma anche sottoterra e spesso si insedia nelle tane dei roditori dove riposa nelle ore notturne. Cattura anche pesci, ratti di grossa taglia, conigli e persino grossi uccelli come i colombi e le tortore. Fra i serpenti citati è quello meno numeroso. Non solo è oggetto di sterminio, date le dimensioni, ma anche di prelievo da parte di amanti dei rettili perché si adatta bene a vivere in terrario. È protetto ed è vietata non solo l’uccisione, ma anche la cattura, la detenzione e la vendita.
Il più famoso: il biacco
Il biacco, Coluber viridiflafus, chiamato anche verdone, è il più famoso fra i serpenti non velenosi italiani. Contrariamente alla natrice può mordere, ma la pericolosità del suo morso è nulla, paragonabile a quella di un gatto. Il morso deve essere disinfettato e seguito perché non si infetti. Di carattere deciso è un animale che sa difendersi ed è meno arrendevole della biscia d’acqua. Si muove con agilità sia in terra sia in acqua, è veloce e di costumi prettamente arboricoli tanto che è più facile scorgerlo attorcigliato sui rami di un cespuglio che sul terreno. Le dimensioni, la forza e la capacità di arrampicarsi gli consentono di predare anche animali di tutto rispetto. A fianco delle piccole prede che condivide con la natrice completano la sua dieta ratti, ramarri, uova e nidiacei, orbettini, e, talvolta, altri serpenti con predilezione per le vipere. Ha testa piccola e corpo snello, ma lungo (da 120 a 150 cm, fino ai 200) e vigoroso. Il nome “colubro giallo e verde” è dovuto alla colorazione dei giovani animali che presentano un corpo bruno con striature orizzontali verdi e macchie gialle. Al terzo anno di età il biacco diventa nero sul dorso e chiaro nella regione ventrale. Si riconosce per gli occhi grandi con pupilla rotonda e nera. Frequenta gli ambienti più disparati fino a 1.500 metri di quota. È facile trovarlo nei terreni coltivati, nei giardini e nei pressi delle case.